…ciò che i giornali, piccoli e grandi, e televisioni non hanno saputo o voluto vedere.

Anche nel passato hai partecipato orgogliosamente alla festa del M5S.  Ad Imola, a Rimini. La tua disabilità, l’età inoltrata, non le consideravi ostacoli insormontabili nell’affrontare le difficoltà e gli strapazzi del lungo viaggio. A cui andavano aggiunti i costi della trasferta e della permanenza. Volevi essere presente per capire, confrontarti con tanta gente semplice, che veniva dalle più svariate contrade dello stivale, ansiosa di sognare un mondo migliore, portare il tuo contributo di idee ed esperienze. Allargare la cerchia delle amicizie. Quelle vere.

I disabili, gli handicappati (basta con l’ipocrisia eufemistica dei “diversamente abili”!), cioè i sordi, i ciechi, i gobbi, gli zoppi, gli storpi, gli sfigurati, i cardiopatici, gli ammalati di cancro, i parkinsoniani, le persone affette da limiti cognitivi ed intellettuali, gli autistici, in quelle bellissime occasioni, non erano considerati figli di un dio minore. Anzi… A loro veniva riservata un’area, situata nelle immediate vicinanze del palco grande. Si sentivano considerati cittadini a tutto tondo. L’accoglienza era calda, solidale. Gli sguardi sorridenti, i gesti premurosi. Quando ad Imola la pioggia ininterrottamente si mise a picchiare sul velodromo, ombrelli vennero in soccorso, e fu possibile seguire tranquillamente i lavori fino all’ultimo.

Quest’anno, invece, a Roma, al Circo Massimo, la musica è cambiata. I portatori di handicap sono stati relegati in un’area lontana dal palco, dalla quale non era possibile seguire nitidamente i vari interventi. Come si fa, per esempio, a leggere e comprendere il linguaggio labiale? E ciò i giornali, piccoli e grandi, le televisioni non lo hanno visto, perché non sono abituati a mettersi sulle spalle i dolori degli altri. Potevano capirlo quelli che le sofferenze le portano a spasso dalla mattina alla sera. Spesso sopportando in silenzio.

Hai provato ad esprimere le tue rimostranze ai volontari. Si stringevano nelle spalle, limitandosi ad abbozzare che così era stato stabilito… “per motivi di sicurezza”. Ormai, purtroppo, la parola “sicurezza”, pronunciata ad ogni piè sospinto per tutte le evenienze, è diventata il grimaldello per coprire le inefficienze, per incrementare la paura, per generare consenso, per creare nemici che non esistono, per imporre la linea politica dell’esclusione e della repressione, facendo leva sulle fragilità e precarietà umane.

Hai avvicinato il senatore XXX, una delle figure più ragguardevoli del Movimento, per documentarlo dell’ingiustizia. L’esimio personaggio ha assunto l’aria di uno a cui non gliene importava nulla, guardava la luna, che non era ancora spuntata, e tu percepivi di essere visto come il seccatore in cui si imbattette il poeta romano Orazio nella via Sacra a Roma. Nelle sue movenze leggevi le tipiche fattezze e posture dei membri della deprecata casta, perché non veniva incrociata la tua domanda di aiuto.

Non rassegnato, non appena hai scorto il senatore YYY, hai tentato di esporre il disagio di tanti portatori di handicap, perché lo socializzasse a chi di competenza. Imperterrito, ripetutamente ha risposto: “Io curo solamente i problemi bancari, finanziari ed assicurativi.” A nulla sono valse le tue sollecitazioni ad uscire da uno schema comunicativo verticistico e a scompartimenti stagni, ad informare i suoi colleghi con ruoli di responsabilità che specificamente si interessano delle problematiche sollevate. Quando ha allungato la mano per salutarti gli hai risposto a muso duro: “Mi rifiuto di stringerle la mano” e sottovoce hai mormorato “per la tua povertà interiore”. Perché la prima responsabilità di chi è investito di un ruolo pubblico è quella di mettere al centro del proprio operato la dignità delle persone.

Ebbene, chi credono di essere, i senatori XXX e YYY?  La loro assenza di sensibilità umana all’ascolto di problemi che la gente vive sulla propria pelle fa parte di quel cascame comportamentale, mentale e spirituale che dovrebbe essere espunto dal Movimento 5 Stelle. Se, andando nella stanza dei bottoni, di pari passo non sorge un’antropologia che tenga presente la dignità delle persone, l’involuzione della visione e l’arretramento dei ceti disagiati sarà sempre dietro l’angolo. “La fattoria degli animali” di G. Orwell insegna.

Di converso, tantissimi volontari si sono impegnati fino allo spasimo con grande disponibilità umana. Hai avuto modo, infatti, di verificare direttamente l’abnegazione di una simpatizzante del Movimento dai capelli bianchi, che aveva trascorso l’intera notte in pullman, la signora Isa Belgiovine proveniente da Bisceglie, in Puglia. Arrivata al Circo Massimo, per due interi giorni si è rimboccata le maniche per raccogliere firme a sostegno delle spiagge che dovrebbero essere in gran parte libere. A tutti quelli che si avvicinavano al tavolo, oltre alle dettagliate spiegazioni, veniva donata una carezza. Lei non lo faceva per un’operazione di simpatia, per sembrare umana, simpatica ed empatica, ma per informare correttamente e stabilire relazioni autentiche.

La sua scelta partiva dalla consapevolezza che non è sufficiente il reddito di cittadinanza per contrastare la povertà, perché la povertà non è solo mancanza di reddito o di lavoro: è isolamento, fragilità, paura del futuro. Dare una risposta unidimensionale a un problema multidimensionale, sarebbe una semplificazione pericolosa. Perché esiste una multidimensionalità dei bisogni.

Tirando le somme. Ti auguri che l’anno prossimo si recuperi l’affettuosa disponibilità verso i disabili. Congiuntamente, auspichi che subito dai leader vengano parole e soprattutto azioni nette e decise: manette ai corrotti ed agli evasori, attenzione verso la salute fisica e culturale delle persone, salvaguardia dell’ambiente, garanzie per i migranti e nessuna strizzata di occhi a condoni.


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Percorso scolastico. Scuola media. Liceo classico. Laurea in storia e filosofia. I primi anni furono difficili perché la mia lingua madre era il dialetto. Poi, pian piano imparai ad avere dimestichezza con l’italiano. Che ho insegnato per quarant’anni. Con passione. Facendo comprendere ai mieli alunni l’importanza del conoscere bene la propria lingua. “Per capire e difendersi”, come diceva don Milani. Attività sociali. Frequenza sociale attiva nella parrocchia. Servizio civile in una bibliotechina di quartiere, in un ospedale psichiatrico, in Germania ed in Africa, nel Burundi, per costruire una scuola. Professione. Ora in pensione, per anni docente di lettere in una scuola media. Tra le mille iniziative mi vengono in mente: Le attività teatrali. L’insegnamento della dizione. La realizzazione di giardini nell’ambito della scuola. Murales tendine dipinte e piante ornamentali in classe. L’applicazione di targhette esplicative a tutti gli alberi dei giardini pubblici della stazione di Barletta. Escursioni nel territorio, un giorno alla settimana. Produzione di compostaggio, con rifiuti organici portati dagli alunni. Uso massivo delle mappe concettuali. Valutazione dei docenti della classe da parte di alunni e genitori. Denuncia alla procura della repubblica per due presidi, inclini ad una gestione privatistica della scuola. Passioni: fotografia, pesca subacquea, nuotate chilometriche, trekking, zappettare, cogliere fichi e distribuirli agli amici, tinteggiare, armeggiare con la cazzuola, giocherellare con i cavi elettrici, coltivare le amicizie, dilettarmi con la penna, partecipare alle iniziative del Movimento 5 stelle. Coniugato. Mia moglie, Angela, mi attribuisce mille difetti. Forse ha ragione. Aspiro ad una vita sinceramente più etica.