Uno struggente dipinto contro la guerra

È notte, fonda. Blu di Prussia, il cielo. Remoti, i puntini evanescenti, baluginanti. Apparentemente vicini, lontanissimi, anni luce. Innumerevoli. In uno spazio infinito. La luna, pallida nel suo chiarore diafano, incede lentamente, volgendo il dorso a ponente. Il silenzio della notte domina sovrano.

A letto, nella sua stanza, in colloquio con sé stesso. “Nel buio due occhi lo fissano, lo scrutano, lo interrogano. Sono gli occhi della sua coscienza”, direbbe Antonio de Curtis, in arte “Totò”. Ripercorre serenamente i momenti salienti della giornata, si organizza con la mente e il cuore per l’indomani. Visione panoramica e cura di ogni minimo dettaglio, attenzione alle luci ed alle ombre, alle sfumature, ai riflessi nell’arte e… nella vita, con la tensione costante nell’essere sé stesso. Libero. Creatore di una nuova realtà.

Faticoso l’impegno nel suo laboratorio artistico, nei pressi della Cattedrale, di fronte alla ripida scalinata della Chiesa di Sant’Andrea. Vissuto, però, con la levità di una libellula, con gioia ed entusiasmo. La vita diventa un’avventura. Vibrante!  Per sé e gli altri. Affascinante.

Un lungo tavolo, in un locale antico, pennelli, spatole, colori di ogni tipo, stucco plastico, tovaglioli, cavalletti, tele bianche, dipinti, tanti, alle pareti. Libri di pittura ed artisti, del mondo classico, del Rinascimento, dell’Impressionismo, dell’oggi. Taralli, arance, albicocche, ciliegie, immancabili per gli ospiti. Valore aggiunto, tanto calore umano.

Puntati su di lui, gli occhi di chi vuole imparare. Rapiti, con le orecchie tese, la bocca socchiusa, quando, intingendo il pennello, propone ritocchi. Se il messaggio non arriva, se l’allievo non sorride di compiacimento, lui, che conosce il linguaggio del corpo, riparte con maggiore ardore. Riposizionando gli occhiali, penduli, tira dal cappello fatato altre strategie espositive fino a quando lo sguardo s’illumina. Insomma, un mostro di didattica e pedagogia.

Un foglio di carta, una tavola, una tela bianca attende sul cavalletto. I colori, le forme, i volumi pian piano prendono corpo, diventando volti solari o angosciati, alberi e arbusti rigogliosi o rachitici, mari agitati o sereni, cieli sfolgoranti o languidi, paesaggi mozzafiato, giraffe, cavalli, cani, ricchi di umanità. Espressivi, armonici. Una meraviglia! Gli autori guardano con incredulità i loro dipinti. Non avrebbero mai immaginato di avere talenti artistici. Tutti. L’autostima, tanto vilipesa dalle agenzie educative e dalla società del consumo, cresce.

Volano le ore con lui, col maestro, Giacomo Borraccino, in arte “Borgiac”, grembiule bianco, adornato da macchie e striature di acrilici, colori a olio, acquerelli, scribacchiato. Sulla schiena, in una nuvoletta, una mano anonima annota “Ti vogliamo bene.” Più in alto in dialetto, “Stai combinato male!” In basso con una grafia infantile si staglia, un cuore grande.

Ama appassionatamente la città natia, la terra degli avi, in cui vivono le persone più care. La vuole più bella, più buona, più giusta, dignitosa, più verde. Per lei, perciò, mette a disposizione il suo talento artistico di pittore.

Innumerevoli i suoi capolavori urbani che adornano la città di Giuseppe De Nittis, Geremia Di Scanno, Gian Battista Calò, Vincenzo De Stefano, Paolo Ricci, Maria Picardi Coliac. Lungo la litoranea di ponente, in prossimità del porto marittimo, rifulge, l’ultima sua creazione donata alla collettività, un dipinto che condanna la guerra con gli occhi struggenti di un bambino, un figlio dei nostri.

Alla domanda “Chi sono io?” la sua anima, sorridendo, sussurra timidamente:

“Io sono un uomo antico

che ha letto i classici

che ha raccolto l’uva nella

vigna, che ha contemplato

il sorgere o il calar del sole

sui campi.

Non so quindi cosa farmene

di un Mondo creato, con la

violenza, dalla necessità

della produzione e del consumo.

Detesto tutto di esso: la

fretta. Il frastuono, la

volgarità, l’arrivismo.

Sono un uomo che

preferisce perdere piuttosto

che vincere con modi sleali

e spietati”.

“L’autoritratto di Pier Paolo Pasolini mi calza a pennello”, precisa.

Pausa. Poi, dalla profondità del suo essere, dai meandri del suo cuore, straziato, la vocina riprende a profferire. “La guerra! Surrettiziamente, subdolamente i mass media la raccontano come se fosse solo una, quella a due passi da noi, tra Russia e Ucraina. Come se fossimo ciechi, come se avessimo svenduto cuore e cervello all’ammasso! Ce ne sono, invece, 160 in tutto il mondo. Incalcolabile, quindi, il numero delle persone che piangono e muoiono ogni giorno! Dei manufatti distrutti! Delle ferite inferte ala Terra!

Pablo Picasso detestava visceralmente la guerra. Nel 1937 dipinse Guernica, un quadro che esprime orrore. Un dipinto politico. La pittura, ogni forma artistica, è anche politica, quella che sente palpitare i cuori di tutti gli esseri viventi e di quelli considerati abiotici. Quella che, convibrando, lambisce vette ardite. Non può, non deve rinchiudersi in una torre eburnea. L’etica le impone di coinvolgersi nella realtà, nella quotidianità, mirando al bene comune.

Anch’io, pittore, esco allo scoperto, rivolgendomi all’umanità intera. Perché si interroghi! Voglio accendere un sogno in me, negli altri. Come fece il grande pittore spagnolo. Entrare in connessione con me stesso, con il territorio in un rapporto di confronto, di amore per il recupero del senso della comunità, che si fonda sul valore della solidarietà.

Un gesto di liberalità, il mio. Puro. Costruttivo, creativo. Come quello di una mamma verso la creatura che amorevolmente porta in grembo per nove mesi, di un neonato nei confronti della persona che si prende cura di lui, allattandolo, accudendolo, lavandolo, nutrendolo, accarezzandolo, abbracciandolo, baciandolo, cullandolo, sorridendogli. Questo è lo spirito del mio dipinto, realizzato su un pannello fatto di cascami di trucioli incollati. Nessuno deve strumentalizzato!

L’arte, quella pittorica, essenza della mia vita, non ha il cuore di pietra, non rimane indifferente davanti agli scempi, alle efferatezze ordite e perpetrate da uomini e donne contro i loro simili, verso tutti gli esseri che zampettano, respirano, strisciano, volano, nuotano, verso tutte le forme di esistenza e bellezza.

Io mi schiero. La pittura, compagna della mia vita, espressione della bellezza e sua interprete, non resta indifferente, parteggia. Fa una scelta di campo, non privilegia, però, etnie, professioni, età, colori della pelle, lingue parlate, i costumi. Opta per la vita, per tutte le sue significative manifestazioni. Convibra con tutte le presenze del pianeta azzurro, delle galassie, dell’universo intero.

Questo è il senso vero del dipinto che guarda il mare, le sue biancheggianti onde, osserva il cielo nella fantasmagoria dei suoi colori, riflette con tutte le persone di buona volontà sulle sciagure che noi, esseri umani, infliggiamo, privatamente e socialmente, a noi stessi e agli altri.

Ho impiegato oltre un mese per capire, per studiare, per analizzare, per riflettere, per macerarmi sentimentalmente, per emozionarmi fino alle radici del mio essere, sul messaggio ideale, che come uomo, come pittore volevo esprimere, condannando la guerra, ogni conflitto.

Ho privilegiato il volto di un bambino, che indossa un copricapo ucraino. Non si identifica, però, il protagonista, con gli ucraini, rappresenta i pargoli di tutte le guerre di ieri e di oggi che insanguinano la Terra. Emblematico, il suo sguardo, la parte più espressiva dell’animo umano.

L’occhio, il suo occhio, manifesta angoscia, terrore, disappunto, disperazione e speranza. Profondo, intenso, il suo sguardo innocente su un mondo in macerie. Ha pianto, tanto, il piccino, vorrebbe, il più presto possibile, sorridere assieme ai coetanei, giocare, studiare, lavorare, amare, essere rispettato nella sua dignità di essere umano.

In alto, sulla sinistra, un cuore rattoppato. Solo l’amore di un altro cuore può lenirne le sofferenze, aiutarlo a guarire, a palpitare vividamente. ¿Non dovremmo tutti impegnarci in un processo di cambiamento, interiore ed esteriore, imparando a gestire le incomprensioni, i conflitti, in maniera pacifica, senza devastazioni e spargimento di sangue?”.


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Percorso scolastico. Scuola media. Liceo classico. Laurea in storia e filosofia. I primi anni furono difficili perché la mia lingua madre era il dialetto. Poi, pian piano imparai ad avere dimestichezza con l’italiano. Che ho insegnato per quarant’anni. Con passione. Facendo comprendere ai mieli alunni l’importanza del conoscere bene la propria lingua. “Per capire e difendersi”, come diceva don Milani. Attività sociali. Frequenza sociale attiva nella parrocchia. Servizio civile in una bibliotechina di quartiere, in un ospedale psichiatrico, in Germania ed in Africa, nel Burundi, per costruire una scuola. Professione. Ora in pensione, per anni docente di lettere in una scuola media. Tra le mille iniziative mi vengono in mente: Le attività teatrali. L’insegnamento della dizione. La realizzazione di giardini nell’ambito della scuola. Murales tendine dipinte e piante ornamentali in classe. L’applicazione di targhette esplicative a tutti gli alberi dei giardini pubblici della stazione di Barletta. Escursioni nel territorio, un giorno alla settimana. Produzione di compostaggio, con rifiuti organici portati dagli alunni. Uso massivo delle mappe concettuali. Valutazione dei docenti della classe da parte di alunni e genitori. Denuncia alla procura della repubblica per due presidi, inclini ad una gestione privatistica della scuola. Passioni: fotografia, pesca subacquea, nuotate chilometriche, trekking, zappettare, cogliere fichi e distribuirli agli amici, tinteggiare, armeggiare con la cazzuola, giocherellare con i cavi elettrici, coltivare le amicizie, dilettarmi con la penna, partecipare alle iniziative del Movimento 5 stelle. Coniugato. Mia moglie, Angela, mi attribuisce mille difetti. Forse ha ragione. Aspiro ad una vita sinceramente più etica.

16 COMMENTI

  1. Un quadro completo. Un affresco fatto con le parole come fossero pennelli, con la stessa partecipazione di un paesaggio vivo.
    Una veduta a colori del mondo che gravità intorno al lavoratorio.
    Come avere una carta di identità dipinta.
    A fresco. Contemporaneo

  2. Valido e piacevole il sostegno di Odysseo alla preziosa attività di questo appassionato pittore che agisce per la comunità sociale e per la pace.
    Buon proseguimento a Borgiac ed a Mimmo D’ Alba che non trascura nessuna attività che contribuisce a valorizzare il territorio di Barletta.

  3. Articolo molto coinvolgente per l’ efficace descrizione del pittore barlettano di cui vengono magistralmente sottolineati gli ideali, le passioni, le competenze e i vissuti emotivi. Complimenti!

  4. Non c’è da avere fretta per leggere i tuoi articoli, e i casi sono due:
    O l’articolo è troppo lungo, ma in questo caso ti sei contenuto, o più realisticamente siamo viziati dal bere troppo velocemente qualsiasi fandonia. E sul tempo necessario, sul rallentare, dovremmo noi lettori farci autocritica.
    Grazie per averci fatto conoscere Borgiac! E di uomini come lui, e come te, che abbiamo bisogno!

  5. Molto bello come anche i precedenti, ti accompagna nel viaggio di analisi del pittore e della sua opera. Testimonia il ruolo e l’apporto dell’arte nella vita degli esseri umani nel rispetto di tutti gli esseri viventi. Indica e rimpiange una linea di condotta etica lontana anni luce da tutto quello che purtroppo invece accade.

  6. Adoro l’ arte e la pittura, fondamentali nell’ illustrare in maniera trasparente il nostro Io.
    Il maestro di vita nonche’ pittore del mio tenero passato, bravo nel descrivere con altri occhi più realistici il tunnel burrascoso che noi tutti stiamo attraversando.
    Soltanto guardando i colori, l ‘ espressione dei volti , le forme di un bel dipinto riusciamo finalmemte a sognare un futuro oramai lontano.
    Lode a Domenico che riesce a cogliere gli aspetti più belli e significativi del nostro presente e passato.

  7. Caro Domenico come non essere d’accordo con te? Ho conosciuto indirettamente Borgiac , quando ha insegnato arte a mia figlia quando frequentava la scuola elementare. Persona speciale che sapeva amare i bambini e da loro era amatissimo. Le persone come lui ti fanno sperare in un mondo migliore! Grazie per il magnifico articolo!

  8. Ha pianto tanto il bambino del dipinto, ha pianto troppo il bambino del dipinto. I signori della guerra hanno distrutto parte del suo presente e segnato il suo futuro. Come potranno, i signori della guerra, addormentarsi la sera? Eppure lo faranno. Purtroppo li faranno. Grazie Domenico per i tuoi bellissimi articoli che ci inducono a riflettere! Grazie Domenico per la tua sensibilità!

  9. Bellissimo: “Sono un uomo che preferisce perdere piuttosto che vincere con modi sleali e spietati”.
    Sono con Lui, sono con Te.

    pino africano

  10. All’inizio non capivo niente dove volevi arrivare ed esprimere quale emozione o sentimento. Solo ,alla fine ho capito(forse sono lento) il senso di tutto l’avversione alle guerre a tutte le guerre e quella in particolare quella in Ucraina dove “il lupo minaccia l’agnello lungo le rive di un fiume dicendo che gli sporca l’acqua da bere e il lupo se la prende anche con gli antenati del povero agnello ” .Ma l’orso gigante (la Russia) ha invaso un piccolo paese inerme e colpevole di essersi dichiarato indipendente nel 2014 ,dopo le tante angherie che il popolo ucraino ha dovuto subire nei secoli passati. Questo Paese non solo viene devastato in tutte le sue città principali ,vengono distrutti palazzi, ospedali, e industrie ,monumenti ,scuole ,strade , ferrovie e vengono falcidiate migliaia di persone e 10 milioni di donne e uomini sono costretti a fuggire e migrare dipendendo da altri popoli. Noi dall’alto dei nostri agi ,che non vogliamo perdere, insieme a tanti popoli nicchiamo e restiamo indifferenti Dinanzi alle tante stragi di persone e bambini e di tanti altri deportati in Russia ?! Solo l’amore e il dialogo, che ilo zar russo non vogliono per timore di perdere il loro potere sulle proprie popolazioni, ma che il Papa Francesco non cessa di chiedere instancabilmente a tutti i popoli.

  11. Cosa significa “i tuoi commenti sono in attesa di moderazione”? Sai caro Mimmo io sono lento di mente. Me lo vorresti spiegare.? Scusa ,ho dimenticato di ricordare che gli Ucraini stati anche depredati di diverse tonnellate di grano, mais ed acciaio e metalli vari giacenti nella ricca del Donbass ,tanto appetita dai Leader Russi.

  12. Magnifico racconto di un mondo che, a visione dell’artista è un immenso sguardo su di se e la realtà esterna. Spesso la linguistica della parola non è in grado di educare alla libertà e al pensiero critico, la pittura lo fa in silenzio, ti arriva dritto allo stomaco come un pugno, ti sbatte la realtà in piena ” anima” ti annuncia tutto, senza distrazioni è lì pronta solo per te.

  13. Una diga fatta di pennelli e di parole?

    …E monta notte fonda, di parole
    Che noncurante lascia lemmi al vento
    Induce l’occhio chiuso al dramma aperto
    Pel veneranda tregua tra audiolesi…

    Ma c’è chi veglia e minia sulla tela,
    Speranze intrise di visioni umane:
    Lumini appesi degni là nel cielo
    In apparente grazia manufatta…

    Non solo coi pennelli, Mimmo Dalba,
    Ma pure con la penna t’apre varchi
    Spalanca cataratte di parole

    Per tamponar, dell’astio, vile sfoggio
    Lottando imbelle e in pace con sé stesso
    Sperando di tacer la “belva” umana.

    Salvatore Memeo 27/06/2022

  14. Come sempre, caro Mimmo, riesci, con la tua minuziosa descrizione, a farmi conoscere persone eccezionali, umane e ricche di quei valori immortali, spesso dimenticati e calpestati da chi governa la città. Borgiac con poche sapienti pennellate e è riuscito a parlare della guerra nel modo giusto a dispetto dei tanti bla bla dei “potenti” della terra. Per me che vivo lontano dalla mia Barletta è un piacere conoscere persone come Borgiac.

  15. Articolo molto bello Mimmo. Ho molto apprezzato
    “Se si insegnasse la Bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà”, così scrive Peppino Impastato. Ed è certo che è da qui che bisogna iniziare: educare alla Bellezza e renderla visibile, perché ogni uomo – anche chi non lo sa – si porta dentro “la nostalgia della Bellezza” come un germe che palpita, carico di futuro. E, pur nelle nebbie, intravede come il vero antidoto alla sua disperazione…
    Nessuno può negare che il male è assenza di bene, così come il brutto è assenza di bello.
    Grazie a te e all’Uomo-artista, maestro, Giacomo Borraccino, in arte “Borgiac”. Onore al merito! Grazie davvero!!!

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