Carlo Petrini, fondatore di “Slow food”, movimento del cibo lento, che promuove serenità, salute e benessere

Bari, a due passi, Toritto. Gli fanno festa, gli ulivi, scuotendo le argentee chiome spettinate. I vigneti lo abbracciano timidamente con le verdi mani dei pampini. Le fronde dei mandorli gli danzano intorno, oscillanti le movenze delle immature drupe. Preziose. A loro guarda, con ammirazione, Carlo Petrini, fondatore di “Slow food”, movimento del cibo lento, che promuove serenità, salute e benessere.Un’appetibile esca, lancia, Franco Palmiotto, il presidente della pro loco: incrementare la conoscenza e l’amore del territorio. Che solo un turismo sostenibile può offrire. Consistente, la presenza di gente che viene da Bari, dalla provincia ed anche da Barletta e Bisceglie.
Sabato. Toritto. Il pubblico presente nel “Laboratorio urbano” si sofferma ad esaminare minuziosamente la raccolta di erbe spontanee. Le timide essenze, emozionate per tanta sincera attenzione, esprimono un imbarazzato compiacimento.

Un tempo gli anziani, raccolti intorno al braciere o al caminetto, narravano a figli e nipoti: “I fr’dizz non add’ventn mee sigg”. (Gli umili sgabelli non diventano sedie.). Anche oggi tavoli e sgabelli in ferula, realizzati da un artigiano, sentenziano che i poveri sono condannati a rinunciare all’emancipazione dal modello socio-economico dominante, nonostante le prospettive democratiche offerte dalla Costituzione.
L’ente “Parco Nazionale dell’Alta Murgia”, presente con un documentario, racconta l’identità del territorio, peculiare per ricchezza floreale, architettura rupestre (jazzi, tratturi, masserie, muretti a secco e masserie), attività agricole, pastorali e silvicole.
Le relatrici, Consilia Cotrone e Maria Luisa Lozito. Con loro diventa facile riconoscere le erbe spontanee, raccoglierle con circospezione, sapere cucinare le specie commestibili, apprezzare le proprietà officinali e cosmetiche.

Nello sguardo dei presenti monta, così, la nausea per gli alimenti dell’agricoltura convenzionale messi a macerare nei pesticidi e nel seccatutto. Cresce, congiuntamente, la simpatia per erbe che aiutano nel recupero della salute senza gli effetti collaterali dei farmaci di sintesi. Una voce timidamente commenta: “Se apprezzassimo le risorse del territorio, vivremmo meglio!”
All’improvviso una zaffata di profumi fa irruzione e ne impregna l’aria. Perché poco lontano, valenti cuochi sono assorti nel realizzare antiche ricette della antica cultura contadina che teneva in grande considerazione le piante spontanee edibili.
Un languorino allo stomaco comincia a farsi strada, e la ptialina scorre a cascate nella bocca. È giunta l’ora di assaporare le gustose pietanze, che aspettano fumanti.
Domenica mattina. Quasano, porta naturale del Parco Nazionale Alta Murgia. È tempo di scarpinare lungo i suoi sentieri e di affacciarsi sul belvedere per coinvolgersi con l’anima e il corpo.

I sensi, rattrappiti dalla asfissiante vita cittadina, si svegliano e… fibrillano. La varietà delle sue essenze, erbacee, arbustive ed arboree, incanta. L’immaginazione vola. La convivialità affratella.
A guidare l’escursione, Angela Ciocia, giovane naturalista, responsabile della ridente associazione “Inachis”. Una gragnuola di domande le piove addosso e lei, senza scomporsi, sazia anche gli appetiti più esigenti.
“L’ailanto sta diventando infestante, occorrerebbe… eradicarlo”, precisa. Pausa. Poi, aggiunge “e… procedere gradualmente all’espianto di pini e cipressi, messi a dimora nel passato, quando non si possedeva una grande consapevolezza nella progettazione e gestione dei boschi.”
Ecco, la borraggine. I bellissimi fiori azzurri impreziosiscono insalate. La vicina malva rammenta che può debellare mal di denti, infiammazioni cutanee e patologie gastro-intestinali. È sì urticante, l’ortica, ma la sapidità di un risotto con la sua presenza convince. Gli asfodeli? Un tempo, nei periodi di carestia, i tubercoli di questa pianta costituivano una fonte importante di cibo.

Occhieggia, più in là, il rosso carminio del papavero. Un tempo, dava colore e salute alle distese di graminacee e leguminose, ora, messo alle corde dallo spietato glifosate, sopravvive solo nelle aree marginali e nei poderi incolti.
Una costruzione abusiva deturpa orrendamente il paesaggio. La natura, che non scherza, sta prendendo il sopravvento, dopo l’intervento sanzionatorio dell’autorità preposta alla tutela della steppa arborata.
Avvolgenti, le fragranze di timo, nepetella e finocchio selvatico. Le narici si dilatano, i polmoni si gonfiano, il pensiero, fremente di rabbia, corre ai miasmi dell’aria di città che sversa pesanti patologie nell’apparato respiratorio degli inermi cittadini.
Quando D’Annunzio cantava “Settembre, andiamo è tempo di migrare…”, sui sentieri della Murgia echeggiava il vociare dei pastori abruzzesi, agitanti bastoni e l’abbaiare dei loro trotterellanti cani, mentre le belanti pecore procedevano stancamente.”. Allora, l’odore di ricotte e formaggi impregnava l’aria assieme alla nostalgia per le aspre montagne e le famiglie.

La cicuta mette i brividi, anche a solo vederla. Si apre una sconnessa porticina, appare Socrate, il primo martire per la causa della libertà di pensiero. Le calde suppliche di Critone, amico e discepolo, non riescono a farlo desistere dal fermo proposito di accettare la sentenza, ingiusta, di empietà e corruzione dei giovani.
Ecco una prateria di ferule, che lasciano sgomento nel Settecento il naturalista svizzero Carlo Ulisse de Salis nel suo viaggio nel Regno di Napoli. A pochi centimetri dal suolo, umili orchidee spontanee sfoggiano la loro strepitosa bellezza.
L’emozione induce ad accarezzare un’antica graminacea, capostipite di grani come il “senatore Cappelli” ed il “Saragolla”, ultimamente rivalutati per la loro qualità organolettiche e per la capacità, nella forma integrale (germe, endosperma e crusca), di garantire una equilibrata presenza glucidica nel sangue ed il potenziamento delle difese immunitarie dell’organismo.
La passeggiata ormai volge al termine. Il sole filtra debolmente attraverso il frondame delle roverelle, il sentiero s’impenna, si restringe, e diventa difficoltoso inerpicarsi. Allora, Pasquale Regina, sindaco di Toritto, ti soccorre con le calde mani per tutto il ripido declivio, e tu non dimenticherai mai la sua spontanea solidarietà!


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Percorso scolastico. Scuola media. Liceo classico. Laurea in storia e filosofia. I primi anni furono difficili perché la mia lingua madre era il dialetto. Poi, pian piano imparai ad avere dimestichezza con l’italiano. Che ho insegnato per quarant’anni. Con passione. Facendo comprendere ai mieli alunni l’importanza del conoscere bene la propria lingua. “Per capire e difendersi”, come diceva don Milani. Attività sociali. Frequenza sociale attiva nella parrocchia. Servizio civile in una bibliotechina di quartiere, in un ospedale psichiatrico, in Germania ed in Africa, nel Burundi, per costruire una scuola. Professione. Ora in pensione, per anni docente di lettere in una scuola media. Tra le mille iniziative mi vengono in mente: Le attività teatrali. L’insegnamento della dizione. La realizzazione di giardini nell’ambito della scuola. Murales tendine dipinte e piante ornamentali in classe. L’applicazione di targhette esplicative a tutti gli alberi dei giardini pubblici della stazione di Barletta. Escursioni nel territorio, un giorno alla settimana. Produzione di compostaggio, con rifiuti organici portati dagli alunni. Uso massivo delle mappe concettuali. Valutazione dei docenti della classe da parte di alunni e genitori. Denuncia alla procura della repubblica per due presidi, inclini ad una gestione privatistica della scuola. Passioni: fotografia, pesca subacquea, nuotate chilometriche, trekking, zappettare, cogliere fichi e distribuirli agli amici, tinteggiare, armeggiare con la cazzuola, giocherellare con i cavi elettrici, coltivare le amicizie, dilettarmi con la penna, partecipare alle iniziative del Movimento 5 stelle. Coniugato. Mia moglie, Angela, mi attribuisce mille difetti. Forse ha ragione. Aspiro ad una vita sinceramente più etica.