PRIMO EPISODIO: “A TESTA ALTA”

Ero ancora un’adolescente alla continua ricerca di me stessa ed ignara del futuro, quando una mattina d’una calda estate un mio zio, uno degli artisti di famiglia da parte di madre, mi descrisse un’installazione che aveva ideato e realizzato: in una grande sala il fruitore si trovava di fronte – d’impatto – ad una serie di inginocchiatoi. Dopo lo smarrimento iniziale, avvicinandosi a ciascuno di essi, aveva modo di notare che vi erano appoggiati dei fogli manoscritti; veniva perciò invitato a leggerne il contenuto: ebbene ognuno narrava la storia della vita di una persona. Tanti erano gli inginocchiatoi, tante le persone che avevano deciso di partecipare all’evento. Ma perché i manoscritti si trovavano sugli inginocchiatoi? La vita, mi disse mio zio, è sacra: ogni istante, ogni anelito, ogni sogno, ogni progetto, ogni angoscia, ogni dolore è sacro. Nessuno può permettersi di irridere alcuno, anzi tutti dobbiamo prostrarci di fronte all’enorme dono della vita ed a tutto ciò che essa comporta, gioie e dolori e, soprattutto, inginocchiarsi davanti alla sofferenza delle persone. Entrati nella grande sala, perciò, è consentito leggere la narrazione di queste vite vissute esclusivamente in ginocchio, rendendo sacra ogni esistenza raccontata.

Questo per me è un ricordo indelebile e, insieme ai docenti che hanno costituito i miei solidi riferimenti, nel momento in cui ho deciso di diventare anch’io insegnante, è diventata l’irresistibile motivazione che ho avvertito ad occuparmi in particolare di chi più di altri ha necessità di cure e d’attenzioni. Dopo il mio lungo precariato, dopo aver insegnato in tutti gli ordini e gradi di scuola, sono finalmente giunta al CPIA BAT, il Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti della provincia BAT, dove ho il grande privilegio, anno dopo anno, di conoscere splendide persone, colme di coraggio e di buone intenzioni, nonostante grandi difficoltà legate a situazioni lavorative o familiari: molte di loro, dopo svariati anni trascorsi lontano dalla scuola e dopo averla abbandonata, si ritrovano tra i banchi, pronte ad una seria trasformazione che le condurrà ad una vita nuova e diverse volte sognata.

Lo scorso anno scolastico, a cavallo tra la didattica in presenza e quella – improvvisa – a distanza, ho fortemente avvertito la necessità di rendere note a chiunque le storie che i nostri corsisti hanno voluto condividere: per questo ho pensato di realizzare una Biblioteca dei Libri viventi che racconti le esperienze dei nostri studenti, scelte da loro stessi tra le più significative della loro vita. Tutti hanno accolto molto positivamente la mia iniziativa e perciò ho pensato che, oltre a poter realizzare dei veri incontri tra i Libried i lettori, avrei potuto creare un podcast, fruibile in qualsiasi momento da chi fosse pronto ad ascoltare. Ho inoltre raccolto i testi delle loro narrazioni, storie, episodi salienti delle loro esistenze che ciascun ha liberamente reso noti. I beneficiari della nostra offerta formativa hanno dai sedici anni in su, sono di svariata provenienza socio-culturale e geografica ma sono costantemente accomunati da una solida forza e da un positivo ardore d’apprendere. A noi docenti consentono di arricchirci con le loro esperienze e competenze pregresse, raggiunte in varie forme e modalità.

Comincia oggi una carrellata di quelli che sono i Libri che maggiormente colpiscono il lettore-ascoltatore. Invito i lettori a rendere sacra, con la loro lettura, ogni esistenza narrata.

A TESTA ALTA (25/05/2020)

Salve, sono Marcelina Joana Delgado, ho 61 anni e vivo in Italia da quasi quarantuno anni.   Sono nata in un bellissimo paese equatoriale che si chiama Sao Tomè, un’isola ricca di caffè e cacao, una ex colonia portoghese, e sono figlia di genitori capoverdiani. All’età di tre anni e mezzo mi sono trasferita nel paese d’origine dei miei genitori e lì ho vissuto fino all’età di 19 anni.

La mia infanzia è stata bellissima… anche se priva di molte cose, soprattutto della presenza di mio padre: quando avevo soltanto tre anni decise di allontanarsi da noi, non dandoci più sue notizie, e mia madre, da allora, ha dovuto crescere cinque figli praticamente da sola.

Abbiamo vissuto una vita difficile, di stenti e di grandi sacrifici, perché eravamo poverissimi: mia madre faceva lavoretti saltuari ed io, essendo la seconda più grande tra i miei fratelli, dovevo occuparmi dei più piccoli, delle faccende di casa, per cui non avevo mai tempo per giocare.

Tuttavia, nonostante le tante privazioni e l’assenza di mio padre, che mi rese una bambina introversa e taciturna, sono cresciuta con sani principi morali e, questo, grazie a mia madre, una piccola donna, coraggiosa e protettiva, che ha fatto tutto il possibile per me e per i miei fratelli. Il mio unico rimpianto è non aver potuto studiare oltre la quarta elementare ma la povertà era davvero tanta.

All’età di 19 anni, nel 1979, ho avuto l’occasione e la fortuna di partire per l’ Europa perché assunta da una famiglia italiana con cui sono rimasta dieci anni; ricordo ancora il momento in cui ricevetti la telefonata per venire qui in Italia: fui travolta da un’onda di emozioni e di sentimenti contrastanti perché da una parte stavo lasciando la mia famiglia e il mio Paese (il distacco da mia madre in quell’occasione fu tremendo), dall’altra, però,  coltivavo la speranza in un futuro migliore, incoraggiata anche da mia madre che era felice per me.

Il viaggio in aereo durò tre giorni perché dovetti fermarmi prima in Portogallo per ottenere il visto per l’Italia e il 23 Giugno giunsi finalmente a destinazione.  La famiglia che mi accolse aveva tre bambini e mi aveva assunta come collaboratrice domestica; all’inizio mi confortò e mi aiutò a superare la nostalgia e il dolore per il distacco dalla mia famiglia; ricordo ancora lo smarrimento di ritrovarmi in un contesto a me totalmente estraneo di cui non comprendevo neppure la lingua. Trascorsi il primo mese piangendo ma, pian piano, riuscii ad integrarmi in quella che era diventata la mia nuova “famiglia”, ad apprendere gradualmente la lingua e a socializzare anche con altre persone, alcune delle quali, tuttavia, mi delusero.

Dopo tre anni dal mio arrivo ebbi la possibilità di frequentare anche una scuola per parrucchieri, una mia passione, e mi recavo a lezione due pomeriggi a settimana, nei miei giorni di riposo.

Nel 1988 mi sono sposata e, nello stesso anno, ho avuto mia figlia Beatrice; nel 1993 è nato il mio secondo figlio e loro, oggi, sono la mia gioia. Tuttora continuo a lavorare come   collaboratrice domestica presso altre famiglie.

La mia passione attuale è il ballo latino-americano e viaggiare quando ne ho la possibilità per ricongiungermi con la mia famiglia, sparsa per l’Europa, con i miei fratelli ed anche mio padre, che ho ritrovato dopo vent’anni.

Oggi mi sento orgogliosa della donna che sono perché, nonostante tutte le tribolazioni che ho patito e i grandi dolori che hanno segnato la mia vita, ho sempre vissuto con coraggio e dignità; ho, inoltre, due figli stupendi ed un lavoro, umile ma onesto, che mi gratifica e mi permette di vivere.