
«Papa Ratti era riuscito a ripristinare in tutto il mondo, con la istituzione di 128 sedi arcivescovili e 113 prefetture apostoliche, la fitta rete missionaria distribuita in tutti e cinque i continenti, tanto da passare alla storia come il papa delle missioni»
«Claudio Rendina da I papi, storia e segreti)
«La chiesa romana non è logorata soltanto dagli interregni che si prolungano. Anche la moltiplicazione di conclavi ravvicinati la obbliga ad un regime anomalo di vuoti di potere successivi. Ne deriva una instabilità istituzionale alla quale le sue strutture secolari non sono abilitate»
«Giancarlo Zizola da Il Conclave, storia e segreti)
Il 7 maggio, alla ore 16.30, è prevista la prima votazione, dopo l’extra omnes, cui parteciperanno 133 Cardinali, (più probabilmente 131), non ancora ottantenni, chiamati ad eleggere il nuovo papa, dopo la morte di Francesco, avvenuta alle ore 7.35 del 21 aprile scorso.
I principi della Chiesa rappresentano tutti e cinque i continenti e la grandissima parte di loro è già giunta a Roma per esercitare il diritto di voto in questa monarchia elettiva che è la Chiesa cattolica.
“Chi sarà eletto?” è la domanda che si fanno tutti, anche quelli poco interessati alla religione, in generale, e alle cose della Chiesa cattolica apostolica romana, in particolare.
Di passata, va ricordato che qualunque cattolico battezzato, di sesso maschile, è un potenziale “papabile”, anche se, va detto, per non creare alcuna illusione che possa essere scelto un carneade qualsiasi, che è uno dei 133 cardinali che entrano in Conclave che può legittimamente aspirare al soglio di Pietro. Inoltre, per essere eletto, il candidato deve ottenere i due terzi dei voti, rebus sic stantibus, 90 (o, più probabilmente, 89).
Tuttavia, grande è la curiosità, nell’ordine, su chi sarà eletto, che nazionalità rappresenterà, che nome si imporrà, di che tendenza politica sarà rappresentante.
Cominciamo dall’ultima.
I vaticanisti hanno individuato, tra i cardinali elettori, ben cinque distinti gruppi, attribuendo a ciascuno un numero, più o meno grande, di appartenenti.
Si va dal gruppo dei progressisti a quello dei continuatori del pensiero di Bergoglio, dai bergogliani moderati ai moderati sic et simpliciter, ai conservatori. Dunque, ben cinque correnti, come un qualsiasi partito politico.
Che nome sceglierà per sé il nuovo papa?
Se assumesse il nome di Francesco II, chiaramente manifesterebbe l’intendimento di agire nel solco del papa argentino. Insomma, il nome indicherebbe un vero e proprio programma politico.
Papa Francesco, in un paio di occasioni, pochi mesi prima della morte, aveva “profetizzato” l’assunzione del nome di Giovanni XXIV, nome, va detto, maggiormente utilizzato nella più che bimillenaria storia della Chiesa. Ma paiono gettonati anche nomi come Gregorio (XVII), Benedetto (XVII) che sarebbero una chiara presa di distanza dal papato bergogliano e quindi, probabilmente, li potrebbe adottare un conservatore.
Ci viene in mente, tra i membri di questo gruppo combattivo e assai abbarbicato ai severi principi della dottrina a discapito della centralità della persona umana, il nome del cardinal Raymond Leo Burke, famoso, tra le altre cose, perché usa vestire con stole di venti metri e passa e con colori bizzarri che vanno dal viola al verde, al giallo, al blu e con guanti lunghi fino a superare il gomito, di colori altrettanto vivaci.
Spettacolo assicurato, non c’è che dire.
Ma pare poco probabile.
Di che nazionalità?
È dal 1978 che non viene eletto un italiano.
Nell’anno dei tre papi, infatti, fu eletto il pontefice che durò 33 giorni, ovvero il patriarca di Venezia Albino Luciani, che fece una fine prematura e assai dubbia.
Quest’anno sembrerebbe quello buono per un italiano.
Ce ne sono ben tre in lizza.
Il segretario di stato vaticano Pietro Parolin, un bergogliano moderato; Pierbattista Pizzaballa, arcivescovo di Gerusalemme, francescano, uomo ponte tra occidente ed oriente, che è un moderato e conosce assai bene l’Islam e quanto sta accadendo a Gaza; ed infine, l’arcivescovo di Bologna, nonché presidente della CEI, Matteo Zuppi, del gruppo dei Bergogliani, appartenente alla Comunità di S.Egidio, fondata dal Prof. Andrea Riccardi.
Parolin già partirebbe, secondo i ben informati, da un pacchetto di cinquanta voti sicuri. Sul campo dovrebbe conquistare i rimanenti 40 (o 39).
Ma tra i papabili non italiani e non europei, si fa anche il nome di Louis Antonio Tagle, filippino, considerato il pupillo di Bergoglio.
È tra questa rosa il nome del futuro papa?
O spunterà un outsider?
Qualcuno, a proposito di possibili sorprese, ha parlato di questo Conclave come quello in cui finalmente verrà eletto un papa nero, inteso non come il capo dei gesuiti, ma per il colore della pelle. E, a questo proposito, è stato fatto il nome del cardinale congolese Fridolin Ambongo Besungu, che si dice bergogliano, ma su posizioni decisamente più apprezzate dai conservatori. Famosa la sua frase: “In Africa l’omosessualità non esiste” che è tutto un programma e francamente fa ridere e allo stesso tempo turba, anche perché ci fa dubitare della sua ragionevolezza.
E lo Spirito Santo che ruolo avrà in Conclave, visto che ogni volta la sua ispirazione viene indicata come la maggiore forza propulsiva per l’elezione?
E allora, possiamo dire che il quadro è complesso ed incerto e che non si sa mai che venga fuori il nome di qualche cardinale poco noto.
O magari, l’eletto, dopo tutto, sparigli le carte e percorra una strada inattesa ed imprevista, come accadde per Giovanni XXIII e Giovanni Paolo I, considerati conservatori, ma che si dimostrarono dei veri “rivoluzionari”.
E, comunque, è sempre bene tenere a mente il famoso proverbio romano “chi entra papa in conclave, ne esce cardinale”.