
Successo annunciato per lo spettacolo musicale dell’I.C. “Imbriani-Salvemini”: le molte ragioni che hanno reso la serata un evento da non dimenticare. Proprio come i nomi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Siamo a 25 anni dalle stragi di Capaci e via d’Amelio. Le iniziative per celebrare la memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, in tutta Italia, non si contano. Tuttavia, ve ne sono alcune che hanno un sapore speciale. E quella a cui il vostro umile cronista ha avuto la fortuna di assistere è una di queste.
“Tra sogno e realtà: per questo mi chiamo Giovanni”, ispirato all’omonimo libro di L. Garlando, è infatti uno spettacolo musicale fuori dal comune, per molte ragioni, che proveremo a sintetizzare.
Intanto i protagonisti: sono gli ex alunni delle classi V (a.s. 15/16) dell’I.C. “Imbriani-Salvemini”. Avete capito bene: degli alunni che hanno lasciato la loro scuola elementare un anno fa e che tornano a incontrarsi per l’ennesima volta, per giorni e giorni di prove, con le loro ex insegnanti, per dare vita all’ennesima replica: non vi pare già una notizia singolare? Siamo ormai in estate, gli alunni fuggono dalla scuola, ma ve ne sono alcuni che fanno ritorno nella loro ex scuola solo per ridare vita a un progetto, ad uno spettacolo musicale. Gaber, felice, avrebbe commentato: l’appartenenza è avere gli altri dentro di sé.
In secondo luogo, non possiamo non sottolineare la ragione di questo spettacolo: ricordare che la mafia ha incominciato a morire il 23 maggio 1992, mentre le idee di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono ancora vive, camminano con noi. Non mi dilungo su questo punto: il tema è chiaro a tutti, anche a coloro che si riempiono la bocca di legalità, salvo avere una condotta di vita tutt’altro che esemplare…
In terzo luogo, la scuola proponente: la “Imbriani/Salvemini” è una scuola di periferia, tanto che gli abitanti del quartiere san Valentino, dove la scuola è collocata, invece che dire “andiamo in centro città”, usano dire “andiamo ad Andria”… Bene, quella scuola, lo scorso 20 giugno, era al centro della città, nel cuore del suo centro storico, nel cortile del Palazzo Ducale, gremito per l’occasione, e ha regalato a tutti gli spettatori momenti di commozione vera e riflessione profonda.
Quarta ragione: chi ha supportato il progetto. “Tra sogno e realtà: per questo mi chiamo Giovanni” è promosso dall’associazione nazionale “Sentieri della legalità”, la cui presidentessa nazionale, l’avv. Maria Grazia D’Ecclesiis, presente allo spettacolo, non paga delle numerose repliche già tenute (da citare almeno quelle di Bari e Gravina), ha annunciato che è sua intenzione, a partire da settembre, portare lo spettacolo in Sicilia, nella terra di Falcone.
Fatemi però aggiungere, da uomo di scuola, un’ultima, fantastica, ragione che riluce in chi ha animato un progetto come questo, un progetto che, non ci vuole molto a indovinarlo, ha alle spalle mesi e mesi di lavoro, anzi: di volontariato, perché tutti i docenti che si imbarcano in percorsi come questo sanno in partenza che avranno tante soddisfazioni morali e zero, o quasi zero, riconoscimenti economici. Bene, è grazie ad insegnanti che vivono la scuola come missione (anche se lo Stato approfitta della loro generosità e questa rimane una grave ingiustizia…) che spettacoli come quello di cui scriviamo possono essere concepiti, gestiti e finalmente portati alla luce. Comprensibili, perciò, l’orgoglio e la commozione con cui il Dirigente scolastico, la prof.ssa Rosanna Palmulli, ha voluto ringraziare “le mie insegnanti”, scusandosi per l’aggettivo possessivo, il cui utilizzo è stato, invece, assolutamente appropriato.
Nominiamole, dunque, le insegnanti che hanno dato vita a “Per questo mi chiamo Giovanni” e ringraziamole ad una ad una: l’insegnante referente del progetto, dott.ssa Dora Conversano, l’insegnante Barbara Crapolicchio, che ha diretto il coro, le insegnanti Giulia Finzi, Angela Tandoi, Enza Forte, Isa Tarantini, Anna Moretti e Ida Diaferia, onnipresenti dietro le quinte.
Grazie, Dora, Barbara, Giulia, Angela, Enza, Isa, Anna, Ida. Grazie a voi e anche a quanti, pur nell’anonimato, hanno lavorato in silenzio: da chi ha aperto la scuola di pomeriggio a chi l’ha tenuta pulita, a tutti gli altri che hanno, a qualsiasi titolo, collaborato. Sono gente come voi gli eroi del quotidiano che tanto sarebbero piaciute a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Eroi del quotidiano: come tante altre vittime di mafie meno celebri, sfortunate anche nella morte, di cui nessuno ricorda più neanche il nome…
Le ultime due canzoni che hanno chiuso lo spettacolo sono state “Offeso”, di Niccolò Fabi, e “Seasons of love”, di Donny Osmond. Da entrambe, vogliamo citare un passaggio. Sono le parole con cui il vostro umile cronista è tornato a casa.
Canta Fabi: “Dillo pure che sei offeso / dalle donne che non ridono / dagli uomini che non piangono / dai bambini che non giocano / dai vecchi che non insegnano / se hai qualcosa da dire dillo adesso / non aspettare che ci sia un momento / più conveniente per parlare”.
Gli fa eco Osmond: “Remember the love / Remember the love / Remember the love / Measure in love / Measure, measure your life in love”.



























