
COME UN BOSCO PRIVATO DIVENTA UN BENE COMUNE
Namasté, cioè, mi inchino, caro Giorgio, alla divinità che è in te.
Squilla il telefono, all’altro capo, è tua madre, che solo ieri ho conosciuto. Raggiante, mi comunica che il suo splendido bocciolo si è dischiuso. Fervidamente contento, le esprimo i miei più caldi auguri, da socializzare a te, a Tonio, tuo paparino, ai nonni e nonne, zie e zii, cugine e cugini, amici.
Riattacco. Bisogna subito pensare a un dono per te. Scarto a piè pari pensierini consumistici e mi concentro su una provvidenziale idea che subito mi prende. Scrivere le pagine iniziali di un coinvolgente racconto che possa veramente piacerti e dare senso all’entusiasmante viaggio della vita che hai appena intrapreso.
Allora, mi precipito al computer e mi metto freneticamente a scrivere. Dopo qualche ora, telefono a Tonio, gongolante per la gioia, e lo prego, considerando che tua madre è ancora affaticata per il travaglio e il parto, di leggere il racconto ad alta voce, ma soavemente in modo da non disturbare il tuo profondo sonno. Col tempo, poi, tu e successivamente i tuoi figli, nipoti e tutti quelli che vorranno continuerete a scrivere e leggere le altre pagine, sempre più ammalianti. Ebbene…
“Sorride, oggi, di sincero compiacimento, il gigantesco fragno del bosco di Monteferraro sopravvissuto miracolosamente, per oltre tre secoli, a una catasta di peripezie ed agguati tesi ignominiosamente dagli umani o prodotti da estreme condizioni climatiche e pedologiche.
Egli (Uso di proposito, come modernista, questo pronome personale, che si adopera per gli esseri umani. È imperioso in me il bisogno di discostarmi dalle rudi ed algide regole grammaticali, vincolate a una logica discriminatoria, settaria, gerarchizzante.) si staglia maestoso e dignitoso a metà strada tra Conversano e Turi, laboriosi paesi rurali della provincia di Bari, stracarichi a maggio e giugno di ciliegie succulenti, dolcissime, pagate, però, a prezzi irrisori a sfiduciati contadini.
Oggi, intorno a lui, tre metri di circonferenza, cima con i picchi ondeggianti che lambiscono passeggere nuvolette, innumerevoli vicende osservate e vissute, uno sguardo che gironzola tra i flutti spumeggianti del lontano mare, oggi è festa, importante, significativa, come e più di quelle patronali. Nulla gli sfugge delle parole, dei sentimenti, dei gesti, dei propositi di tutti i presenti e… gongola. Oggi!
Sotto la sua lussureggiante chioma e nell’ampia radura circostante, un brulichio di gente esulta per celebrare il fausto evento assieme all’infinita schiera di creature vegetali ed animali che stormiscono, danzano, strisciano, volano, vanno a zonzo con le loro minuscole zampette, tutte animate dalla forza vitale, la “viriditas” di cui parlava mille anni fa Ildegarda di Bingen, antesignana di San Francesco, santa e scienziata tedesca, poco conosciuta in Italia.
Sembra di partecipare all’ultima giornata di fine campionato nello stadio della squadra che si aggiudica il trofeo del faticoso torneo di calcio. Tutti ebbri di gioia che si sbracciano e si abbracciano con trasporto. Ebbene, sì, venerdì scorso è stato definitivamente sventato un minaccioso pericolo, e una favola incredibile è diventa realtà da raccontare a tutta l’Italia, in particolare ai bambini, alle nuove generazioni che amano spasmodicamente la vita ed agognano un futuro radioso.
Inno alla vita, grida gioiose ed argentine. Sgorgano dalle bocche di bambini e ragazzi che si rincorrono, giocano a nascondino tra i cespugli, saltano, inseguono una palla su un terreno inerbato, disseminato di candida roccia calcarea, coperto di humus, foglie secche d’autunno e ghiande, puntellato di formicai indaffarati per gli ultimi frettolosi rastrellamenti di semi.
Lanciano per gioco sassi agli scodinzolanti cani. Festosi, i quadrupedi, di potersi sgranchire le zampe, anchilosate per la squallida vita trascorsa tra quattro mura domestiche prospicenti asfittiche strade cittadine. Scodinzolano senza tregua, freneticamente, le loro code, e gli occhi sono vividi più che mai, le orecchie tese, la lingua febbrile, il fiato ansimante.
Anche i neonati fremono. Incorporati nei passeggini o stretti da braccia affettuose, accuditi da nonni o genitori, si protendono con tutto il peso del loro corpo per abbandonare il ruolo passivo di spettatori ed assumere quello di protagonisti. Soffrono, finalmente!, tra le ortiche gli stressati telefonini e gli invadenti televisori!
Gli adulti conversano amabilmente. Oggi! Molti non si conoscevano neppure, si incontrano per la prima volta, ma è come se le loro vite si intrecciassero da decenni. Sono affratellati da un lungimirante progetto che da un paio di anni sta cementando sempre più saldamente le loro vite e solleciterà alla riflessione ed all’azione consapevole chi ne verrà a conoscenza. Oggi!
Dal giorno in cui è stato perfezionato l’atto di transazione tra i proprietari del bosco e l’Associazione “Rizomi”, i bambini di scuola elementare ed i ragazzi di scuola media, tutti i cittadini d’Italia sono ospiti graditi in questo polmone verde. Divenuto bene comune, appartenente a tutti.
A breve nasceranno percorsi didattici. I piccoli esploratori e ricercatori, novelli Odisseo, potranno sfogliare il libro aperto della natura ed irrobustirsi culturalmente, spiritualmente. Senza dimenticare l’importanza dei libri di testo che, per la verità, andrebbero riscritti con più semplicità ed efficacia, con l’impegno poi di dare vigore alle arti musicali, figurative, teatrali, poetiche, fisiche, come ardentemente voleva Rudolf Steiner.
Di ogni essenza, arborea, arbustiva ed erbacea apprenderanno il nome comune, quello scientifico, le esigenze di ciascuna di loro ed i benefici per gli umani. Un incipit, un iniziale passo d’avvio per imparare ad amare le piante ed imboccare l’irto sentiero di una seria coscienza naturalistica.
Metteranno a dimora piantine di fragno nate da semi adagiati nei giorni scorsi nei vasetti di plastica nera utilizzati dai vivaisti, sotto la supervisione di Gianni Signorile, anfitrione della mitica Masseria dei monelli. La sua rurale struttura accoglie amabilmente ospiti e curiosi di ogni contrada, censo, genere, cultura, condizione sociale, “i senza terra” del Brasile, …i pregiudicati desiderosi di reinserirsi nella società, …persone con problemi di salute mentale care allo psichiatra Franco Basaglia, pugnace condottiero di un’epica battaglia per la promulgazione della rivoluzionaria legge 180 del 1975, a cui, finalmente dopo tanti secoli di oltraggio e derisione veniva riconosciuta dignità con la chiusura dei ghettizzanti manicomi, …bambini delle scuole per fare scorpacciate di ciliegie raccolte con le loro manine, …immigrati e disoccupati che producono salsa biologica a sfruttamento zero.
I disabili, gli anziani, gli ammalati, gli immigrati ed i frugolini saranno sempre nel cuore dell’associazione “Rizomi”, attenta in particolare agli ultimi. Potranno passeggiare disinvoltamente ed interloquire con tutti gli ospiti del bosco, dimenticando le angherie e gli ostacoli frapposti ad ogni piè sospinto nella loro faticosa quotidianità del vivere.
Dimenticando, almeno per un momento, le nefandezze e le brutture di ogni giorno, ospiti di ogni dove assaporeranno le bellezze artistiche, botaniche, storiche, geologiche del territorio. Si renderanno così conto che non è necessario andare molto lontano per essere irrorati da acqua cristallina di una nuvola che fertilizza le loro anime e tempra i corpi. Potranno vivere momenti di convivialità che temprano per la vita di comunità e mortificano l’individualismo e il consumismo mercificante.
Precauzioni saranno assunte perché l’oasi non subisca danni causati da incendi casuali o dolosi, e non venga degradata da comportamenti incivili. I cercatori di funghi ed i cacciatori saranno pregati di stare alla larga. Sensori saranno disposti perché nessuno turbi la quiete di tutti gli abitanti del bosco quando il sole col crepuscolo comincia a fiammeggiare con i suoi frementi gialli, rossi e arancioni.
All’ombra del fragno, note di violino, flauto, chitarra, tamburo assieme allo stormire degli alberi e al cinguettare degli uccelli risuonano per tutto il bosco, e mille creature della natura, gioiose per la notizia appena raccolta, dischiudono i petali. I civettuoli ciclamini rosa corallo, numerosissimi, tendono le orecchie e danzano, le bacche rosse e nere dei lentischi dondolano. Ogni tanto dalla folta chioma, picchiettando il terreno, piovono allegramente ghiande gigantesche, grandi quanto marroni.
Scoperchiati i tegami, profumi irresistibili fanno all’improvviso vibrare le papille e cascate di ptialina scorrono liete nelle accoglienti bocche. Si formano assembramenti intorno alle improvvisate e precarie mense, stracolme di ogni ben di dio, condite con amore. Fiaschi di vino nero, bottiglie di birra e di acqua si svuotano l’una dopo l’altra e la musica del gorgogliamento risuona nell’aria. Si brinda in un’atmosfera di rigenerante condivisione sotto i fari della verità ed autenticità, virtù rare nei tempi attuali. Addossati gli uni agli altri, seduti o sdraiati sulla soffice erba, molti degli ospiti, giunti oggi anche da lontano cantano e ballano.
Ecco, arriva, Marita, caro Giorgio, che ti inonderà di amore per tutta la vita. Con passo instabile, come se anche lei, astemia, avesse bevuto a dismisura, si dirige risoluta verso il gigantesco patriarca della natura. La giovane donna, che fra poche ore, apertesi le acque, comincerà a prendersi cura di te, lei, morbido incarnato, visibilmente emozionata, un gran pancione, ne osserva il pedale, scruta la ruvida corteggia, nei cui solchi passeggiano indaffarate formiche e riposano chioccioline, accoglie con tutto lo sguardo l’immensa chioma, poi lo abbraccia e ne accarezza la curva schiena. L’amplesso si protrae nel tempo e non accenna a sciogliersi.
Bisbiglia, Marita alla gigantesca quercia. Non è dato sentirla, flebile la sua voce, intima, ma è possibile intuirne il senso: “Ti voglio, ti vogliamo bene, meraviglioso amico, fratello, padre, sorella, madre. Amiamo tutte le creature che tu vegli dall’alto, apprezziamo gli odori, i colori, le forme, i volumi, assaporiamo i frutti spontanei di questo splendido polmone verde. Grazie di essere stato sempre te stesso con la tua autostima, i tuoi talenti, la resilienza, i tuoi doni, nonostante le avversità climatiche e le intemperanze umane.
Sono sicura che non rinuncerai alla tua autentica identità, quando Giorgio, mio figlio, che da un momento all’altro nascerà, sgambetterà sulle tue radici emergenti, raccoglierà le ghiande per farne trottoline. Ti prego, insegnagli le ancestrali regole della natura, che alimentano tutte le forme di armonia e creatività, che ispirano poeti, pittori e anime nobili. Lui avrà molto da imparare da te, dalle piantine, dalle lucertole, dalle formichine, dalle minuscole zolle di terra ricchi di batteri, come gli “Archaea”, tra i primi apparsi sulla Terra, che in presenza di cobalto sintetizzano la favolosa vitamina B12 o cianobalamina utilissima per vitali funzioni delle cellule animali.”
Di rimando, la magnifica essenza arborea, entrata nell’elenco dei monumenti della Puglia per la sollecitazione dell’associazione “Rizomi” sussurra: “Innanzitutto, cara Marita, auguri per la tua creatura, che comincia a bussare alle antine del tuo corpo. Ebbene noi, piante ed animali del bosco, siamo leali e mansueti. Rasserenati per il tuo pargoletto, i tuoi nipoti e pronipoti, per tutti i bambini del mondo. Noi non prevarichiamo nessuno, ci teniamo certamente all’autoconservazione ed amiamo la convivenza pacifica e generosa. Detestiamo, lasciamelo dire, la visione antropocentrica che sta devastando il Pianeta azzurro, falcidiando la biodiversità, avvelenando aria, suolo ed acqua, distruggendo le sane relazioni umane.
Abbiamo visto negli anni lo scempio del territorio e sofferto tanto. Fino a pochi giorni fa, siamo vissuti nel terrore, che presto anche qui sarebbe stato impiantato un vigneto ricoperto di plastica riflettente, inondato di pesticidi, che avvelano ed uccidono ogni creatura vivente.
Noi siamo a conoscenza, cara Marita, di molto di più di quello che voi umani immaginiate. Il vento ci ha informato della vostra splendida iniziativa, nata dal basso, dalla partecipazione spontanea e generosa di 350 persone ed associazioni che si sono prodigate per la nostra sopravvivenza. Sappiamo che ognuno di voi ha versato liberamente quanto poteva. Adesioni sono arrivate anche dall’estero. Occorrevano quarantamila euro per concretizzare il sogno. Tutti i contributi sono finiti nelle mani dell’associazione “Rizomi”, che tu presiedi. Ti prego, ringraziali tutti, uno per uno, per la generosità che ha consentito una realizzazione che, spero, scuoterà gli animi e le coscienze di molti.
Avete fatto centro scegliendo come data di costituzione dell’associazione “Rizomi”, il 4 ottobre 2021, giorno in cui si celebra San Francesco, l’autore del “Cantico delle creature”. Vi siete mossi nel percorso approfondito dall’Enciclica “Laudato si’” di papa Francesco, mentre la vita sul Pianeta azzurro di giorno in giorno corre seri rischi di estinzione. L’ultimo rapporto dell’ONU certifica, infatti, che il risaldamento terrestre sta toccando il punto di non ritorno.
Il viaggio, quello avviato da voi è solo agli inizi. So che vi accingiate ad acquistare un altro lembo di bosco di due ettari che ospita un inghiottitoio, manifestazione tipica della carsica Puglia. È auspicabile che tutti gli umani, che tutte le istituzioni, rendendosi conto della gravità del momento attuale si rimbocchino le maniche dando vita a iniziative singole e collettive che portino al ripristino di un’armonica relazione con tutte le creature vibranti della Terra. Nell’unico pianeta dove si è sviluppata la vita, assente su una sterminata miriade di corpi celesti ruotanti nello spazio, distanti milioni di anni luce.
Si ferma un attimo il grande fragno. Sembra che il suo volto si accigli di turbamento. Poi riprende con calma olimpica: “La vostra amicizia, sincera, generosa, autentica, ci fa esultare di gioia. C’è sacralità nella vostra azione di stabilire un rapporto vero con la natura, una forma di sacralità, diversa da quella espressa in forme istituzionali. Occorre, però, che ciascuno di voi rielabori integralmente i personali sistemi di vita, altrimenti il baratro si spalancherà sotto i piedi di tutti.
Trepidiamo, intanto, per i fratelli ulivi del Salento che vengono falcidiati, sversando considerevoli quantità di fitofarmaci e calcinando l’anima dei contadini. Aneliamo congiuntamente in cuor nostro che anche i ciliegi e le viti, sofferenti per l’uso massiccio di pesticidi ed ammendanti chimici, vengano trattati con umanità e deferente rispetto.
Ringrazia, cara amica, Giovanni Signorile, il profeta, lunga barba e sguardo profondo. Un’anima bella! Anche la più umile pianta di questo area ricca di biodiversità conosce il gentiluomo, che assieme al dioscuro Epìfania, si è prodigato con tutte le sue energie per la realizzazione di questo sogno. Non appena dall’alto lo vedo arrivare informo tutti gli inquilini dell’oasi.
Mentre si dipana la surreale conversazione tra la tua mamma ed il gigantesco albero, caro Giorgio, esseri appartenenti a regni diversi, capaci però di comprendersi, pur possedendo diversi codici di comunicazione, impera un sacro silenzio nel bosco. Volti rapiti, occhi sbarrati e bocche socchiuse per meraviglia generata dall’assistere ad uno spettacolo inconsueto, una giovane donna avvinghiata ad un albero.
Anche il tuo minuscolo corpo, caro Giorgio, te ne sarai accorto, non rimane indifferente. Immerso nel liquido amniotico del bozzolo materno, accoglie le nuove vibrazioni, provenienti dal meraviglioso fragno e risponde trepidante al richiamo della grandiosa creatura vegetale a cui magicamente sei legato, tu e tutti noi, da una remotissima parentela che risale a uno stuolo di milioni di anni.
Molti umani, irresponsabili, l’hanno dimenticato, ma tua madre, Marita e tuo padre Tonio, che tu ne sia fiero!, continuano a conservare, a tutelare e venerare l’esistenza e l’interconnessione di tutte le forme di vita. Essi, gente umile, ma dignitosa e sommamente generosa, si sono assunti la responsabilità della presidenza e vicepresidenza dell’associazione “Rizomi”. Ebbene, questo bosco, che si estende per una superficie di sei ettari e mezzo, continuerà a vivere serenamente. Non apparterrà più a un privato, ma sarà un bene comune, patrimonio di tutti.
Vado incontro a tua madre, caro Giorgio, che ha appena salutato il suo albero con la frase “Il tuo cuore lo porto con me”. La ringrazio del suo impegno e le prometto di inviarle la foto del dipinto di Valentina, un’amica, giovane gestante, allieva della bottega del pittore Borgiac di Barletta. La foto riporta efficacemente un utero in connessione con l’Universo espresso con mano amante della bellezza.
Un giorno Valentina e suo marito, ambedue amanti della natura, con il loro pollone, più piccolo di te di tre mesi, incontreranno la tua famiglia sotto il grande albero che ha favorito la conoscenza tra le due famiglie. Vi vedo già alle prese, tu ed il figlio di Valentina, con i giochi più svariati.
Mentre tua madre si allontana, e in molti, facendole corona, l’abbracciano delicatamente con trasporto e la ringraziano, scosto, una pietra, poi un’altra, deposte ai piedi del fragno, mi scalzo, mi piego su me stesso e mi ergo a testa in giù e piedi in alto, assumendo la posizione della verticale, un modo corporeo per comunicare alla creatura che mi sostiene la mia astensione da ogni forma di offesa a ogni essere vivente. Poi, sottovoce pronuncio “namasté”, bellissimo saluto che riconosce la presenza del sacro in ciascuno di noi. Lungo la mia schiena serpeggia un fremito di condivisione trasmesso dal fratellone fragno.
Sul crepuscolo, quando il sole ha varcato la linea dell’orizzonte, e fiamme colorate accendono vivacemente il cielo, agitando le braccia, tutti salutano l’albero, che risponde con un forte stormire di fronde. Il silenzio domina sovrano alle loro spalle. Imboccando la via del ritorno, per raggiungere le autovetture parcheggiate giustamente a distanza, si inerpicano per un declivio accidentato e sassoso.
Tua madre fatica, mentre tuo padre, allenato dal lavoro dei campi, procede più lestamente. D’un tratto, volgendo la testa all’indietro, si ferma e aspetta la sua consorte, struggente gesto d’affetto. Si sorridono e a braccetto con cauti passettini risalgono per la china. Ora Marita, viso più disteso, affronta con meno sofferenza la salita.”
Qui terminano le mie pagine, caro Giorgio, quelle successive le scriverai tu, con l’azione e il racconto ancorato alla vita reale, assieme a tutti quelli che amano autenticamente la vita. Ti, vi resta un impegno gravoso, ma ti, vi assicuro che ne varrà la pena perché darà senso alla tua, vostra vita.
Grazie e…in bocca al lupo, avrai, avrete bisogno anche di molta fortuna.
Domenico, amante di didattica, scrittura, pittura, giardinaggio, campagna, tanti amici sinceri, invaghito della sua scalcinata bicicletta, padre di quattro figli, nonno di tre splendidi nipotini.
domenicovittorio.dalba@gmail.com
cellulare 3287766967
Impossibile la sintesi di ogni grande sogno che non smette di giorno e continua a indicare indecifrabili percorsi nella luce. Dovrai scrivere ancora e ancora perché abbiamo bisogno di nutrirci di quel senso che spesso sfugge e “che riusciamo a ritrovare solo quando non c’è più” . Grazie.
Il Paradiso é già qui caro Mimmo, lo dimostri anche Tu con questo scritto pieno di ottimismo e gioia per la Vita.
Fragranze , odori , fruscii di un ambiente che ancora ci vuole parlare , ma che noi non vogliamo del tutto considerare. Grazie Domenico , per farci rivivere queste sensazioni, e per avvicinarci nuovamente alla madre terra.
Finché anche solo un essere umano manterrà vivo il suo amore per la vita, il suo amore per la libertà, non si farà corrompere dal mero materialismo, il male non avrà vinto. Ed oggi, proprio in questo oscuro periodo si sta avendo la più grande lotta spirituale di tutti i tempi. Solo noi possiamo cambiare il mondo, solo noi, e questi alberi sono la nostra partenza!
Mentre leggo di questo meraviglioso bosco, figlio di madre natura , chiudo gli occhi, di tanto in tanto, ed avverto di sentirmi come : Alice nel paese delle meraviglie.
Non è solo elogio della vecchiaia di alcuni alberi, che assumono il ruolo di bisnonni in quella grande casa, ma anche la descrizione del bene che donano a tutte le specie presenti intorno a loro.
Grazie Domenico, la tua sensibilità rafforza quel bene che l’uomo ha per tutto ciò lo circonda.
Un Inno alla vita all’amore e alla natura…che ne fa un tutt’uno ! La descrizione è sempre minuziosa e ricercata! Complimenti Domenico…
Poetica la tua narrazione, Domenico, attenta a restituire ogni particolare di senso ad una intensa giornata di condivisione! La tua penna intinge ispirazione nella sensibilità ambientale e nell’afflato di amore verso ogni creatura vivente. Nella trama del testo riluce il filo d’oro della scommessa per un futuro più sostenibile, più generoso, più armonico!
È proprio vero che I sogni nascono dai bisogni più profondi, personali e collettivi, ma hanno bisogno della forza e della tenacia dell’ impegno quotidiano di persone disposte a lottare … Questo sogno, nato dalla visione di pochi, ora cammina sulle gambe di tanti!
Il piccolo Giorgio, che possiede già nel suo nome la forza della terra e al quale va il mio augurio di ogni bene, potrà essere, se lo vorrà, il corifeo della nuova danza d’amore per un futuro più verde, di pace e di armonia con ogni fibra dell’universo!❤
Grazie, carissimo Domenico, per lè pennellate luminose di questa tua opera d’arte. Hai collocato in una unicità armonica le realtà create citando il bosco di Monteferraro, che distratto da tante altre realtà che mi si presentano sotto gli occhi, non ho avuto la fortuna di conoscere. Ildegarda di Bingen, avrebbe molto da comunicare alla moderna scienza, che si disperde allontanandosi dal senso della Vita. Ma, sottraendomi dall’aggressivita degli utilissimi mezzi di comunicazione, spero di essere ospite di quella unicità bellissima della NATURA, vivendo così l’avventuraosa esperienza di GIORGIO e di ritrovare in me la bellezza del bambino.
Sei unico!
Ogni singola parola di questo racconto zampilla di vita, zampilla di amore, zampilla di gioia.
Resto esterefatta dinanzi all’ incredibile sensibilità del tuo animo e alla diplomatica gentilezza della tua penna, che denuncia nefandezze umane con intelligenza sublime.
Il piccolo Giorgio ha ispirato la scrittura di un testo che ha in sé un potere travolgente, il potere tipico dei capolavori.