di don Angelo Ciccarese 

Quando il 27 gennaio 1945 le armate rosse liberarono il campo di Auschwitz, l’opinione pubblica mondiale venne a conoscenza dello scempio compiuto dalla ferocia nazista, messo in atto da una ideologia disumana tramite la propaganda e le leggi razziali. La reazione immediata, consolidata nel tempo di fronte a quell’orrore, quasi una giustificazione collettiva di autoassoluzione, fu: “NON SAPEVAMO”. La giustificazione, almeno per milioni di persone, aveva una sua legittimità. Non altrettanto potevano dire i Capi dei diversi governi del tempo: le notizie a livello diplomatico o di servizi segreti circolavano. Ancora oggi risuona la domanda: perché non hanno impedito sul nascere l’orrore della Shoah, senza dover ricorrere alla seconda guerra mondiale con l’immane carico di morti e distruzioni? Con le tante Giornate della Memoria vissute da allora e la richiesta a gran voce “Mai più”, ci si aspettava di non dover sentire più certe parole d’ordine, con il loro carico di odio e di disprezzo della dignità e della vita umana.

Invece purtroppo, in concomitanza alla Giornata della Memoria di quest’anno, nello stesso giorno dell’insediamento alla Casa Bianca, il Presidente Trump quelle orribili parole le ha di nuovo pronunciate: deportazioni di massa degli immigrati irregolari, gay, lesbiche e transgender non potranno godere tutti i diritti come gli altri cittadini americani, il possibile uso della forza per il controllo del Canale di Panama e per la Groenlandia. Dalle parole si è passati ai fatti: il giorno dopo la TV ci ha mostrato il risultato delle prime retate. I malcapitati avevano ceppi alle mani e ai piedi, come ordinariamente vengono mostrati nei film americani i peggiori delinquenti quando vengono portati nelle carceri di massima sicurezza. E nei giorni successivi è giunto l’ordine di espulsione dei gay e assimilati dai ranghi dell’esercito. Mancano i campi di concentramento, anche se alcuni degli arrestati sono finiti nelle famigerate prigioni di Guantanamo. Le lancette dell’orologio della storia sembrano essere ritornate indietro a livello di slogan e di minacce per il momento solo verbali. Di fronte a questo scenario spettrale chi può dire oggi: “NON SAPEVAMO”? Solo pochi hanno avuto il coraggio di dire ad alta voce il loro dissenso, a cominciare dalla coraggiosa e mite episcopa Mariann  Edgar Budde durante la cerimonia di insediamento, cui si sono unite le voci della Conferenza dei Vescovi statunitensi, poche voci isolate nel mondo e il Papa sempre più inascoltato. I Capi di Stato hanno reagito solo per le minacce dell’uso della forza a Panama e in Groenlandia e per la imposizione dei dazi commerciali. Ma sulla ideologia di fondo il silenzio più assordante da parte del mondo della cultura e di buona parte della politica. Anzi fa specie che ci siano personaggi politici che stanno battendo le mani al nuovo corso e stanno facendo la corsa ad accreditarsi come amici del nuovo e falso messia che promette una odierna età dell’oro, sperando di poter ottenere qualche illusorio beneficio o per apparire come i primi della classe sulla scena mondiale. È la conferma di una ipocrisia collettiva strisciante da tempo: le categorie del bene e del male vengono utilizzate a seconda delle proprie convenienze. Il Muro di Berlino era il simbolo della cattiveria dei Sovietici e la condanna all’epoca fu abbastanza ampia e immediata. Diversa e quasi nulla la reazione contro i nuovi e vecchi muri. Quello completato da Trump in tempi record è giustificato con la difesa contro le invasioni degli immigrati ai quali viene falsamente addebitato molta parte dei mali che affliggono la società americana. Eppure, come avviene in altre parti del mondo, gli immigrati non si muovono per fare turismo a gogò, ma vanno quasi sempre alla ricerca di una esistenza più sicura e dignitosa. Il muro costruito dagli Israeliani contro i Palestinesi è giustificato per impedire possibili attentati terroristici, ma di fatto è l’emblema di un potere che sta togliendo progressivamente ai palestinesi la identità e la dignità di popolo. Questa sottile e perversa finalità è emersa con evidenza nella spudorata proposta fatta da Trump a Netanyahu di disperdere il popolo palestinese nelle diverse nazioni arabe per far diventare Gaza la Costa Azzurra del Mediterraneo. Ciò che serve a separare e a dividere non può mai essere giustificato. Non solo per ragioni etiche. È in ballo la giustizia, non quella delle leggi dei Parlamenti, ma quella che nasce dalla condizione umana che non ammette distinzioni perché tutti apparteniamo all’unica specie umana. Non ci sono esseri più umani di altri esseri umani. Questa verità va ribadita con forza di fronte a questo miscuglio di ideologie irrazionali, in cui confluiscono razzismo, volontà di potenza, liberismo senza freni, protezionismo e populismo di bassa lega, affari senza scrupoli continuando ad armare i poveri perché facciano guerre sporche a posto di chi si gode impunemente il denaro macchiato dal sangue dei poveri.

È necessario e urgente che quanti hanno a cuore le sorti dell’umanità alzino la voce, facciano emergere la falsità, la brutalità e le contraddizioni di questi modi osceni di vivere la cultura e la politica oggi. Perché dietro la folle bandiera dell’essere primi ad ogni costo ci sono lacrime e sangue di tutti coloro a cui verrà negato ancora il diritto di accedere ai beni minimi per la sopravvivenza e di quanti avranno il coraggio di non allinearsi perché vogliono una vita e una umanità diversa e pacificata.


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