Michele Santeramo nasce a Terlizzi nell’agosto 1974. Autore-attore, ha apposto la sua firma a numerosi spettacoli teatrali di prestigio, nonché a sceneggiature per cortometraggi e a racconti brevi editi, risultando vincitore in molteplici concorsi di scrittura. Nel 2011 ha vinto il Premio Riccione per il Teatro 2011 con il testo Il Guaritore.

Da sempre legato al Sud, il suo Meridione è però una regione sociale, un mondo di persone che resistono ai torti subìti, più che una mera indicazione geografica. Nel 2001, ha fondato ad Andria, con Michele Sinisi, la compagnia il Teatro Minimo, inaugurando così una lunga storia di successi. Ne ricordiamo alcuni: Il Barone dei porci, Konfine (selezione Enzimi Teatro 2003), Radio Bunker (tratto da Il visconte dimezzato di Italo Calvino), Murgia (Spettacolo Generazione Scenario 2003), Accadueò (Premio Voci Dell’anima 2004), Vico Angelo Custode, Sacco e Vanzetti, loro malgrado, (pubblicato da Editoria & Spettacolo), Cirano (dal Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand), Il Sogno degli artigiani, Fanculopensiero stanza 510, Il cattivo, Sequestro all’italiana (finalista al Premio Riccione per il Teatro 2009), La rivincita, Il Giorno del Signore.

Lo abbiamo incontrato in un’aula scolastica, impegnato a spiegare a degli studenti liceali i fondamenti di ogni progetto di scrittura, che si tratti di un romanzo, di una sceneggiatura o di una drammaturgia.

Michele Santeramo, autore e attore, oggi si improvvisa docente: come mai?
Lo dico in maniera veramente molto onesta: è un passaggio per me molto importante. L’incontro di questa mattina segna, nella mia vita professionale, la chiusura di un progetto regionale. Negli ultimi sei anni, insieme a Michele Sinisi e col Teatro Minimo, abbiamo gestito dei progetti finanziati dalla Regione Puglia, dal Comune di Andria e così via, oltre che fare, in giro per l’Italia e per l’Europa, la nostra comune attività di spettacolo. Bene, l’incontro di stamane rappresenta il momento in cui io chiudo definitivamente con l’insieme di questi progetti, chiudo il rapporto con questo territorio, in maniera definitiva e assoluta, e smetto di occuparmi di questo territorio. L’ultimo passaggio che faccio su questo territorio è con questi ragazzi, alunni del Liceo Scientifico “Nuzzi”, di Andria. Per questo sono qui. Per segnalare questo momento.

Ha parlato per due ore di seguito eppure non sembra stanco: ci vuol dire perché?
Certo. Non lo sembro per due motivi. Il primo perché oggi veramente mi libero, sento che per me è un voltare pagina nella mia vita professionale. Il secondo è che non è una sorpresa per me trovare delle persone così attente, come lo sono stati questi ragazzi stamattina. È l’inizio di una piccola delusione, perché più conosco le giovani generazioni e più credo che sono di molto superiori a quelle che le precedono. E non lo dico perché sono qui di fronte a dei giovani studenti. C’è un problema in quelli che stanno prima di loro che forse non riescono ancora a comprendere che non devono “valorizzare” i giovani, ma forse devono semplicemente stare un po’ tranquilli e lasciarli fare.

Sentirla palare di delusione è un po’ triste: ci dica allora cosa si aspettava e cosa ha trovato in questa lezione così inusuale.
Mi aspettavo una partecipazione viva rispetto a quello che volevo raccontare. Onestamente, dico che ho trovato una partecipazione ancor più viva rispetto a quello che potevo supporre e spero che anche per i ragazzi sia stato interessante.

Ma lei hai detto che è l’inizio di una delusione e che per questo volta pagina: che futuro si dà?
Per me il futuro è nella scelta di fare con maggiore esattezza e esclusivamente il mestiere dell’autore. Ci sono due piccoli semi che sono già stati lanciati nella direzione che voglio e cioè il mio testo La rivincita, che è stato già tradotto e viene rappresentato nel 2015 in Francia e in Romania: sono i mie due piccoli semi. Spero che la sorpresa per me sia quello di continuare ad utilizzare non più Andria, non più la Puglia, ma addirittura l’Italia come un trampolino di lancio verso altre conoscenze fuori. Per tutto questo sto ristudiando inglese…


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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...