Dopo 4 anni, il saluto ai miei “venticinque lettori”…

L’ho intitolato così questo articolo, come un vecchio successo di Checco Zalone, anche perché oltre a essere uno dei miei comici preferiti, nonché mio conterraneo, sto per iniziare a svolgere un lavoro molto simile a quello che fa un suo personaggio in uno dei suoi film di maggior successo.

Quella che finisce per me invece è la collaborazione con Odysseo, durata quattro anni esatti.

Ironia del destino vuole che io stia scrivendo anche questo articolo a marzo, come a marzo scrissi il primo.

Inoltre, sempre a marzo iniziai a lavorare come insegnante nella scuola che ho lasciato qualche mese fa, e subito dopo Pasqua inizierò il mio nuovo lavoro (senza la festa di mezzo, avrei iniziato a marzo), e in entrambi i casi si tratta dell’anno del Drago.

Se aggiungiamo pure che mi chiamo Marco, e nell’Antica Roma molti bambini nati nel mese di marzo venivano chiamati a così in quanto era il mese sacro al Dio Marte (al quale consacravano il nascituro), anche se io sono nato a settembre e non sono né superstizioso né credente in qualunque forma di predestinazione, mi piace fingere di esserlo e vedere un filo conduttore in tutto ciò, come ce lo vedo nei miei quattro anni da scrittore per Odysseo.

Quattro anni non sono pochi, anche se per me sono volati. Quattro anni è la durata del mandato del Presidente degli Stati Uniti (casualmente l’anno del mio primo articolo e di quest’ultimo coincidono con le elezioni americane), ogni 4 anni si tengono Mondiali ed Europei di calcio, e anche le Olimpiadi, e questi ultimi due eventi ci saranno anche quest’anno, mentre nel 2020 furono annullati causa Covid, e spostati al 2021.

Già, il Covid, era di questo che parlavo nel mio primo pezzo per Odysseo, e sembra un’epoca fa; il mondo è cambiato, è ripartito, quella pagina l’abbiamo voltata, ma di certo non sono finiti i problemi, semmai ne sono sorti di nuovi, di cui in ogni caso io, nel mio piccolissimo, comunque non scriverò più.

Voglio ringraziare il direttore Paolo Farina, che per me rimane sempre “il Prof.”, visto che è stato un mio insegnante al liceo, per l’opportunità datami di raccontare la Cina attraverso i miei occhi, perché era esattamente questo l’obiettivo che mi ero posto.

Non ho mai cercato di presentarmi come un esperto di Cina, lo fanno già in tanti, anche chi in Cina non ci ha mai messo piede; ciò che ho fatto in questi anni è stato mostrare ai lettori la Cina per come la vedo e la vivo io, e in alcuni articoli penso di averlo fatto abbastanza bene, in altri meno.

Qualcuno potrebbe accusarmi di aver presentato soprattutto gli aspetti positivi e meno quelli negativi di questo Paese, ma a parlarne male ci pensa già gran parte della stampa nostrana, io volevo appunto far vedere aspetti meno noti, anche perché altrimenti uno non capirebbe per quale motivo tanti occidentali vivono qui, per brevi o lunghi periodi, se si tratta di un luogo distopico come spesso viene presentato.

La Cina non è solo la dittatura del Partito Comunista, la censura e gli oppositori arrestati, ma è una società viva, in continua trasformazione, e aperta all’Occidente più di quanto si possa pensare, come dimostra la rimozione dell’obbligo di visto (per non più di 15 giorni di soggiorno) per i viaggiatori europei, è un Paese dalla cultura plurimillenaria, pieno di cose da scoprire per chi ha voglia di farlo senza pregiudizi.

Certamente è un Paese pieno di problemi, di cui parlano anche i cinesi, in una società dove se gli ultracinquantenni sono perlopiù nazionalisti e tradizionalisti, molti giovani sono vogliosi di modernità e mentalmente aperti, molti dei quali anche insofferenti alla retorica del proprio governo, e mi dispiace quando vedo la Cina descritta in maniera così superficiale e raffigurata semplicemente come un Paese autoritario, chiuso e a noi ostile, e io ho cercato di far vedere altro.

Di tanto ho parlato, e di tanto altro non l’ho fatto. Avrei voluto descrivervi città come Chongqing, dove vivo adesso, con i suoi pendii talmente ripidi che qui nessuno va in bicicletta, o di Zhanjiang, la città di mia moglie, che è stata parte della Cocincina francese, e che porta ancora qualche testimonianza del periodo coloniale, e che ha pure belle spiagge con le palme, anche se putroppo il mare risente dell’inquinamento prodotto dal porto commerciale e da quello militare.

Avrei voluto parlarvi dei passatempi cinesi, come il Ma-Jiang (麻将), che è probabilmente il gioco preferito dai cinesi, soprattutto quelli in età avanzata, che ha regole molto simili a quelle della scala 40, con spesse tessere di plastica al posto delle carte, e i cui semi molto probabilmente hanno ispirato quelli delle nostre carte napoletane. Io personalmente non amo il Ma-Jiang, preferisco gli scacchi cinesi (象棋 Xiangqi), le cui origini sono più antiche di quelli degli scacchi internazionali, e a cui i cinesi spesso giocano all’aperto (a differenza del Ma-Jiang), soprattutto nei cortili condominiali e nei parchi.

Avrei voluto scrivere di più sulla cucina cinese, estremamente variegata, dalla cucina poco speziata e a base di frutti di mare e riso come quella cantonese, a quella salata, speziata e a base di carne e pane come quella dello Xinjiang, mentre nell’immaginario collettivo occidentale è racchiusa in pochi alimenti stereotipati, fino a credere che gli insetti facciano parte della loro alimentazione quotidiana.

Ovviamente ci sono altri aspetti della Cina di cui avrei potuto scrivere, ma anche di altre persone, amici e colleghi, di altri ho parlato ma avrei voluto parlarne in maniera più approfondita, ma per ora mi fermo qui.

Forse un giorno riprenderò a scrivere per Odysseo, chissà, per ora posso solo ringraziare i miei meno di venticinque lettori per avermi seguito, e se vi ho annoiato vi assicuro che non l’ho fatto apposta (P.S. Anche il capolavoro da cui è tratta questa citazione è stato tradotto in cinese).

Quasi dimenticavo, mentre scrivo queste righe mancano pochi giorni a Pasqua, quindi ne approfitto per augurarvi 复活节快乐 (Fuhuojie kuaile)!, letteralmente “Buona Festa di Resurrezione”.


4 COMMENTI

  1. Buona permanenza in Cina. Sono stato più volte in Cina e ricordo la prima volta ( fine anni 80) il mare di biciclette che passavano sui viali, biciclette sostituite venti anni dopo dal traffico di auto come in Europa. Sono tornato l’ultima volta meno di dieci anni fa e i miei ricordi sono quelli di una nazione in continua evoluzione con molte contraddizioni

  2. Leggevo volentieri i tuoi articoli, memore dei tanti italiani in giro x il mondo che fanno il mondo. Grazie e belle cose!

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