
Nulla di più, nulla di meno…
Caro lettore, adorata lettrice,
pensavo di non scriverti prima della pausa di Ferragosto, ma poi mi è “partito l’embolo” ed eccomi qua.
C’è una frase che mi torna spesso in mente, ultimamente. Mi torna nei giorni in cui mi sento travolto da richieste, aspettative, impegni. Mi torna anche quando mi viene chiesto di offrire consigli che orientino un discernimento spirituale.
Spero non ti spaventi quest’ultimo aggettivo: non sono un guru, né un maestro, né tantomeno un sacerdote. Ma capita che la gente mi ponga domande quando si trova a fare scelte delicate nel corso della propria esistenza. Ecco, in quei momenti, io provo a mettere queste persone davanti a se stesse, ad ascoltarsi, ad obbedire alla propria voce interiore: e poi a scegliere.
È in questo senso che uso, forse impropriamente, l’aggettivo “spirituale”: per riferirmi all’arte del discernimento, a quella dell’ascolto profondo. E a una visione della vita in cui il “progetto”, egocentrato, ceda il passo alla “vocazione”, ovvero alla capacità di rispondere a una “chiamata” ricevuta non per interesse personale, ma per un bene comune.
Ho usato “vocazione” e “chiamata”, altri due termini il cui uso, direbbe Hubert Jedin, è “consacrato dalla storia”, cioè da un uso di ordine strettamente religioso. Ma anche queste parole io intendo usarle in termini assolutamente laici e universali. Eccolo là! “Laico”: un aggettivo che sento spesso usare a casaccio e in modi del tutto inappropriati!
Ops! Mi perdo nei miei ghirigori e quasi dimenticavo la citazione. Eccola, è tratta dal Decalogo di San Francesco di Sales ed è la terza delle sue sentenze: “Nulla chiedere, nulla rifiutare”.
Ovviamente San Francesco di Sales la intendeva, lui sì, in senso strettamente religioso. Per lui, il significato completo era più o meno questo: “Nelle cose di Dio, nulla rifiutare di quanto ci viene chiesto”.
Eppure, se omettiamo “Dio” dalla frase — o lo intendiamo come ciò che ci richiama alla parte migliore di noi — il suo senso resta compiuto. Mi sembra enunciare un principio universale. Proverei a riformularlo più o meno così: “Fare ciò che ci è chiesto. Nulla di più. Nulla di meno”.
Ecco, ho pensato… Viviamo in un tempo in cui l’iperproduttività è diventata una religione. Conta solo il primo posto. Il secondo è riservato a chi è “il primo dei perdenti”. Ci sentiamo in dovere di anticipare, risolvere, prevedere, offrire soluzioni anche quando nessuno le ha chieste. Ci sentiamo in dovere di avere tutte le risposte. Ci sentiamo in dovere di essere sempre primi.
E così, spesso, ci ritroviamo esausti, frustrati, sconfitti, invisibili.
Ma se ci fermiamo un attimo — magari davanti a un caffè — e ci chiediamo: “Cosa mi è davvero chiesto, qui e ora?”, la risposta è spesso più semplice di quanto pensiamo.
A volte ci è chiesto solo di ascoltare.
Altre volte di dire un “no” gentile.
Altre ancora di fare bene una piccola cosa, senza cercare applausi.
In altre, ci è chiesto di fare la differenza.
In realtà, io credo che ogni persona faccia la differenza: se rimane pienamente, semplicemente e solamente se stessa.
Se porta la sua goccia, come il colibrì.
Se si mette in gioco fino in fondo.
Se si rende parte della soluzione, e non del problema.
In fondo, San Francesco di Sales e le sue massime — ve ne cito altre in chiusura — ci invitano a una sobrietà dell’agire: non per fiacchezza o passività, ma per obbedienza e rispetto. Perché fare ciò che è richiesto — e farlo con cura — è già molto. È già tutto.
L’ho detto: obbedienza! Un’altra parola “laica”, per me. Perché si tratta di obbedienza alla vita, non a insane ambizioni o ad accecanti paure, tantomeno a forme di pietismo di dubbia origine pseudo-religiosa.
Quanto alla autentica obbedienza di natura religiosa: quello è un altro discorso che non intendo fare in questa sede. Ti dico solo che mi è capitato di incontrare delle giovani novizie in un monastero di clausura, che erano sorprendentemente e spaventosamente libere: e sorridenti.
E allora, a Ferragosto, mentre sorseggio questo caffè, ti invito a ripetere con me — quasi fossero un mantra — le parole del santo di Sales:
“Nulla per forza, tutto per amore”.
“Nulla chiedere, nulla rifiutare”.
“Andare dall’interno verso l’esterno”.
“Andare tranquillamente”.
“Ricominciare ogni giorno”.
“Stare allegri”.