
Roma, giunta Raggi, 70 giorni ed è già crisi: si dimettono i vertici dell’Ama e dell’Atac. Fatto fuori il capo di gabinetto Carla Rainieri, si dimette anche l’ass. al bilancio, Marcello Minenna.
Caro direttore,
la storia di Roma e della sindaca Virginia Raggi si può riassumere con quell’esemplare detto napoletano “‘a fess man a i criatur”. Ecco mi si passi il linguaggio confidenziale. Dunque, la sindaca della Capitale e i suoi amici grillini governano da due mesi col metodo della “trasparenza”. Fino ad oggi, questo metodo, ha voluto dire tenere immobile la città più complicata d’Italia in una sorta di partita a monopoli fra le varie “anime” del M5S. Un club di puristi che passa il tempo a fare errori e, in nome della “trasparenza”, a ricominciare daccapo, come se tre milioni di abitanti non avessero di che divertirsi. Nomine fatte e contestate dall’Anticorruzione, che sfatano il principio-cardine dell’onestà-onestà, più slogan che prassi di governo.
Non penso che i grillini, Raggi in testa, siano disonesti o in malafede. Penso che non abbiano un’idea-una della politica, che non è un elenco di buone intenzioni recitate come le poesie di Natale. La politica è un’idea che dà sostanza al governo, quando c’è. E, se l’idea non c’è, appare arduo governare una città enorme e complessa come Roma. I romani, facendo finta di credere agli slogan, hanno votato la Raggi perché non ne possono più del traffico soffocante, dell’immondizia debordante, delle strade funestate di buche, dei servizi pubblici che non funzionano, delle migliaia di fancazzisti che rubano lo stipendio.
Adesso i romani, che vengono da Cola di Rienzo e da Trilussa, assistono con scetticismo allo spettacolo. Sapevano benissimo che l’onestà da sola non basta a cambiare il mondo, ci hanno creduto perché di quegli “altri” non ne potevano più. Ma dopo due mesi hanno già capito che, come dicono a Napoli, non si fanno le zeppole senza farina. E non si governa discutendo all’infinito fra “i compagni della parrocchietta” del M5S, già in preda agli spasmi correntizi e parentali, altro che “partiti”!, che Roma l’hanno pure governata e decentemente, fino agli anni Novanta del No evento. Questi, dopo due mesi, sono già ai verbi difettivi.
Forse si può e si deve trarre una lezione già scritta. Le ricette facili per governare, specialità grillina per eccellenza, sono già alla frutta. I sindaci grillini, che hanno per primi assaporato la fatica del governo (a Parma e a Livorno), hanno dovuto, per fare sul serio, scontrarsi proprio col Movimento. La Raggi, stretta fra mitologie e battaglie interne, sembra una vittima sacrificale predestinata. Per Roma non è un buon affare, ma provare la novità “antipolitica” sarà certamente utile alla Politica. E sarebbe anche ora.




























Da un giornalista della tua età, della tua esperienza e conoscenza del mondo mi aspetterei elementi di riflessione che mi permettessero di arrivare, eventualmente, alle tue stesse conclusioni. Invece, nulla di tutto questo, solo una preconcetta valutazione del Movimentyo 5 stelle.
Personalmente ho 73 anni e sono orgoglioso di essere del Movimento. Anzi lo sono stato molto prima che il Movimento sorgesse, quando mi sono visto sostretto a denunciare alla Procura due presidi che gestivano privatisticamente la scuaola, calpestando i diritti più elementari della collettività. Lo sono stato impegnandomi al massimo nell’istituzione scolastica. Lo sono stato ritagliandomi del tempo per il servizio civile.
Conosco i limiti del Movimento 5 stelle e sono il primo a combatterli. Purtroppo, molti vogliono saire sul carro del vincitore senza avere esperienze, cultura ed autorevolezza. Esclusivamente per risolvere proprie inefficienze o per afferrare una fetta di potere da gestire per fini personalistici.
Natualmente, utilizzando il tuo linguaggio confidenziale non vorrei che “a fess ven det e puttanir”. E finora così è stato, vedendo la precarietà dei giovani e la devastazione del territorio.
Sogno che i cittadini non deleghino più a nessuno la gestione della cosa pubblica. Sogno che controllino e verifichino l’operato del Movimento, ma che non si schierino contro per partito preso.
Se mi permetti, un pugliese come noi due, Antonio Vigilante di Foggia ha scritto un bellissimo libro, che forse hai letto “L’ecologia della politica”. Se per caso non lo conoscessi o non lo avessi letto, potrei inoltrarti una copia in formato digitale.
Grazie.
Domenico
ps. Scusami, ma fatico a dare del “Lei”. Al tempo della Roma imperiale, anche gli schiavi davano del “tu” all’imperatore.
Leggo in ritardo questo commento. Non rispondo perché, per me, rispondono ogni giorno i fatti. Per vederli, basta non avere fette di salame sugli occhi.