
Il contributo di Enrico Cantore grazie all’incontro con Werner Heisenberg
Ci sono momenti e figure del ‘900 che non hanno ricevuto la dovuta attenzione critica pur avendo posto cruciali problematiche e dato dei non secondari contributi al pensiero umano, sia perché ritenute marginali e sia perché nell’ambito in cui si sono impegnate erano prevalenti altri punti di vista come nel caso di quel vasto e non omogeneo capitolo del ‘900 rappresentato dalla filosofia della scienza, definita da un giovane filosofo della matematica francese come Jean Cavaillès, poi morto combattendo nelle fila della Resistenza, un ‘paese ingrato’ perché all’inizio si rischiava da parte di chi la praticava di essere considerati ‘non-filosofi’ nella comunità filosofica e ‘non-scienziato’ dentro quella degli scienziati, per ‘l’eroico’ compito di evidenziare l’implicita dimensione filosofica della scienza; in tale campo di ricerca, che trova le sue radici negli intensi dibattiti avvenuti tra ‘800 e ‘900 dove furono diretti protagonisti anche gli stessi scienziati da Ernst Mach, Henri Poincaré e Pierre Duhem ad Einstein, Bertrand Russell e ai fondatori della meccanica quantistica, prese piede una precisa tendenza col diventare negli anni ’50 la Standard Wiew. Si contribuì a renderla una disciplina tout court con figure professionali vere e proprie, con lo scopo di indagare la struttura concettuale della scienza o, meglio, le ‘ragioni della scienza’ a dirla col matematico-filosofo italiano Federigo Enriques; tale savant, insieme a diverse figure francesi da quelle coagulatesi intorno alla Revue de Métaphysique et de Morale fondandola nel 1893 ad altre degli anni ‘30 come Gaston Bachelard, delineò già un percorso decisamente post-positivista da pervenire negli anni ’30 a quella che chiamò ‘epistemologia dai fondamenti storici’. Si diede così inizio a quella che poi, a partire dagli anni ’60-‘70, sarà chiamata ‘epistemologia storica’ con varie diramazioni alcune delle quali in corso di ulteriori sviluppi (Su alcuni esiti dell’epistemologia storica: l’epistemologia politica, 20 aprile 2023).
Come in tutti i canoni che si impongono, sono state individuate da parte della Standard Wiew alcune componenti di fondo molte delle quali strategiche come il chiarimento logico delle teorie e sempre comunque bisognose di continue integrazioni di natura storico-concettuali per evitarne posizioni normative improntate a forme di riduzionismo in cui spesso si è approdati ed ancora presenti in certi ambiti; ma nello stesso tempo si sono messe da parte altre, altrettanto cruciali, e venute a maturazione in seguito alla presa d’atto in sede epistemica di ulteriori ‘ragioni’, sempre dovute alla critica presa in carica dei cambiamenti scientifici come la specifica dimensione storica che li caratterizza senza perderne l’intrinseco valore veritativo. Tale via storica ha permesso di cogliere meglio il pieno significato culturale della scienza come impresa cognitiva e come pensée tout court, come lo evidenziò molto nettamente già lo stesso Enriques nel suo breve ma denso scritto La signification de l’histoire de la pensée scientifique del 1934, opera che creò un intenso dibattito a livello europeo e completamente trascurata in Italia; ed una volta ben metabolizzata tale vocazione storico-teoretica, ne sono emerse altre dimensioni ed il continuo scavo nelle sue ‘profondità’, compito specifico della filosofia della scienza, ha reso più esplicita un’altra ‘anima’, per usare delle espressioni di Moritz Schlick, e non a caso uno dei padri fondatori della disciplina.
Ed in tale direzione si è distinta, nel fare emergere l’anima prettamente ‘umanistica’, una figura come il gesuita italiano Enrico Cantore, il cui engagement ha determinato una vera e propria ‘svolta’ in campo epistemico, nel senso schlickiano del termine (La svolta umanistica nella scienza, 21 settembre 2023), innanzitutto per essersi abbeverato in modo costante con quella fonte di Siloe che è lo stare in stretto contatto con gli scienziati e la loro esperienza di vita; tale svolta è ancora ben lungi dall’essere metabolizzata nella sua pienezza cognitivo-esistenziale anche se in questi ultimi anni si sono aperti dei filoni di indagine, e solo in pochi ambiti, orientati in tal senso (Per un reale dialogo tra biologia e teologia, 19 maggio 2022; La matematica come produttrice di conoscenze e di senso, 16 marzo 2023), filoni che hanno permesso tra l’altro di allargare lo sguardo ai rapporti con la letteratura (Il lato umanistico della fisica, 7 settembre 2023) e con l’arte, come in Francia da parte del gruppo ‘Mamuphy’ (Mathématique, musique, philosophie) e la recente iniziativa da parte dell’Institut Grothendieck ‘Les mathématiques comme expérience artistique’. E si deve essere grati alle diverse iniziative messe in atto dalla Scuola Internazionale Superiore per la Ricerca Interdisciplinare (SISRI) del Centro di Ricerca DISF (Documentazione Interdisciplinare di Scienza e Fede), presso la Pontificia Università della Santa Croce a Roma, tese da tempo a portare avanti in modo più organico un percorso di ricerca volto in modo strategico ad ’esplorare le dimensioni umanistiche ed esistenziali della ricerca scientifica’; e tra le altre molteplici attività messe in campo si segnala proprio quella di far conoscere l’opera di Enrico Cantore, il cui testo fondamentale risale al 1977 dal programmatico titolo Scientific Man. The Humanistic Significance of Science, poi tradotto in italiano nel 1987 L’uomo scientifico. Il significato umanistico della scienza (Bologna, Ed. Dehoniane, 20212) e passato all’epoca quasi inosservato in Italia.
Ed oggi i tempi sono più maturi per fare i debiti conti con quest’opera in quanto da diverse parti si sente il bisogno urgente di un rinnovato ‘umanesimo scientifico’ in grado di dare un contributo non secondario sia nel ridelineare dall’interno su nuove basi gli stessi percorsi di ricerca in ambito scientifico e sia per costruire dei binari per un più autentico progresso umano che ‘faccia tesoro della scienza’, come recita un passo dei Proverbi (Pr,10,14), anche perché se ben compresa nelle sue diverse ‘anime’ costringe ‘a non più mentire sul reale’ come ci ha indicato Simone Weil a proposito delle matematiche; e da parte del SISRI si viene incontro a tale esigenza nel vedere in Enrico Cantore un preciso punto di riferimento prima con la pubblicazione di importanti e altri scritti molti dei quali inediti compresi nel volume Umanesimo scientifico e mistero di Cristo. Raccolta di scritti (1956-1922), a cura di Claudio Tagliapietra (2023) e poi, sempre a cura di quest’ultimo, sono state rese disponibili in edizione originale le numerose lettere di Cantore a Werner Heisenberg in Pursuing Scientific Humanism. Letters between Werner Heisenberg and Enrico Cantore, 1967-1976, with a foreword by Peter Harrison (Cascade Books, Eugene, Oregon 2025). La raccolta si avvale dell’introduttiva e necessaria operazione rivolta a contestualizzare la fitta corrispondenza e viene arricchita dalla relativa scheda bio-bibliografica da parte del curatore e dal profilo intellettuale fatto da Giuseppe Tanzella-Nitti, che aiutano a comprendere la genesi del pensiero filosofico-scientifico di Cantore e soprattutto le ragioni che lo spinsero a scrivere una lettera nel 1967 al Premio Nobel per la Fisica nel 1932 insieme agli sforzi per istituire a New Work nel 1973 l’Institut for Scientific Humanism.
È da ricordare che la scelta di Cantore di rivolgersi a tale savant è stata frutto del fatto che questo protagonista del pensiero fisico del primo Novecento ha prodotto una serie non comune di opere di carattere epistemologico con cui si sono confrontati diverse generazioni di scienziati e filosofi da I Principi fisici della teoria quantistica del 1930 a Mutamenti nelle basi della scienza e al più famoso Fisica e filosofia, solo per ricordarne alcune; e l’intenso scambio epistolare, che Claudio Tagliapietra segue sin dall’inizio, ha il merito di farci assistere quasi in diretta alla genesi di un progetto di pensiero e a prendere atto di certe comuni aspirazioni, operazione che l’analisi delle sole opere a volte non permette di cogliere appieno. Ed oltre a colmare una lacuna nell’individuare alcuni punti nascosti delle rispettive vite, tali lettere offrono una chiave di prima mano nel comprendere le motivazioni del loro confronto, le ascendenze culturali e permettono di aprire degli squarci sui progetti di ricerca in cui sono stati impegnati in un determinato momento e tesi, come scrive Heisenberg a Cantore nel 1974, a fornire gli strumenti “alle giovani generazioni per partecipare alla promozione dell’uso della scienza per costruire un mondo più umano”; si entra così nel vivo delle non facili questioni affrontate, in un pensiero quasi in marcia come quello che porterà il gesuita italiano alla stesura di Scientific Man.
I carteggi, non a caso sempre più in uso nei diversi campi della ricostruzione storiografica, si stanno rivelando strumenti indispensabili per avere una immagine più reale delle dinamiche in cui sono stati coinvolti i diversi protagonisti del pensiero umano; e quello tra lo scienziato-filosofo Heisenberg ed una figura come Cantore si rivela essere un vero e proprio laboratorio concettuale di un’epoca. Confrontarsi con esso è un modo per rimetterlo in moto per farne capire le motivazioni a monte e soprattutto si arriva a proiettare la storia verso il futuro col prendere in debita considerazione i loro presente e darne la giusta importanza per il fatto di averli vissuti; ci si immerge così in una indagine più accurata dei loro vissuti irriproducibili che hanno caratterizzato i momenti cruciali e creativi e nello stesso tempo si può meglio cogliere l’atmosfera di fondo che le opere più organiche a volte non permettono di comprendere. Tali lettere col loro pieno di vissuti, poi, ci mettono di fronte alle diverse difficoltà incontrate soprattutto da parte di Cantore, ma a volte anche la gioia di essere insieme nel condividere degli obiettivi in comune; in tal modo il suo stesso percorso viene arricchito di ulteriori suggestioni e articolazioni, come del resto quello di Heisenberg che, pure essendo più noto, si offre al lettore a volte sotto un’altra veste per le diverse preoccupazioni di ordine esistenziale che lo hanno attraversato.
Il carteggio, pur essendo espressione dell’incontro proficuo di due menti con in dote le rispettive visioni del mondo, nel suo complesso emana un odore di futuro che si può solo cogliere leggendone una per una le singole centosette lettere; se ne colgono lo sguardo e le tensioni verso le generazioni successive, invitate quasi a superare nei fatti la frammentazione dei saperi, a cogliere quell’unità della cultura come volano per costruire un ‘umanesimo scientifico’ che faccia tesoro delle verità acquisite nei vari campi dall’uomo che è sempre costretto nella ‘sua vita spirituale’, dopo ogni nuova conoscenza, a ‘di nuovo verificare e cercare di risolvere la questione di cosa sia propriamente la realtà’ e di fare i conti con i suoi ‘diversi strati’ con cogliere ‘le speranze di un’epoca’, come ha scritto lo stesso Heisenberg nel 1942 in un saggio tradotto in italiano con Ordinamento della realtà (si deve a Giuseppe Gembillo tale traduzione e avervi dato la giusta importanza in W. Heisenberg, Indeterminazione e realtà, Napoli, Guida 1991). Enrico Cantore ha sviluppato tale punto di vista, a volte implicito e a volte più esplicito nelle lettere inviategli da Heisenberg, nel cercare di dare concretezza alle ‘speranze di un’epoca’ con farle fiorire; ma è necessario mettere in moto altre ‘forze creative dell’anima’ nell’andare ‘oltre le frontiere della scienza’ nel renderla comunque una compagna nella vita di ognuno di noi perché ‘è il luogo in cui gli uomini del nostro tempo affrontano la verità’ e ‘per l’umanità, oggi l’unico luogo in cui la verità le si fa incontro purissima e non più nascosta dalle pieghe delle ideologie o dei desideri umani’, a dirla con lo stesso scienziato tedesco. Con tali presupposti occorre avvicinarsi a Pursuing Scientific Humanism per continuare noi su tale strada, per rafforzare così la nostra ragione, spogliata spesso da genuini valori veritativi, e per lavorare ad un nuovo umanesimo integrale che faccia della responsabilità del sapere scientifico, alleato con le altre dimensioni dell’uomo, una risorsa più in grado di affrontare le diverse sfide in corso e di orientare le stesse scelte tecnologiche oggi più che mai, rispetto anche al recente passato, bisognose di essere guidate da nuovi fondamenti di natura sapienziale; e bisogna essere grati a Claudio Tagliapietra nell’averci messo a disposizione il carteggio tra Heisenberg e Cantore, che si presenta come una testimonianza di un’epoca con i suoi bisogni oggettivi ed aiuta anche in tale direzione.



























