
«Lo chiederemo agli alberi
Come restare immobili
Fra temporali e fulmini
Invincibili»
(Simone Cristicchi)
Lo confesso, ho un debole per l’arte di Simone Cristicchi. Ho scritto “arte” e non solo “musica” o “canzoni” perché a me Simone sembra un artista a tutto tondo: la sua musica si incarna in un testo e testo e musica, con lui, diventano spettacolo coinvolgente e travolgente.
Con lui: intendo, con la sua interpretazione, con la sensibilità che trasuda ad ogni suo gesto, con il suo impegno sociale e attraverso la sua ricerca spirituale.
Fine dello spot pro Cristicchi. Veniamo a noi.
Siamo in inverno, la stagione del gelo, dei temporali e dei fulmini. Il tempo in cui la luce ha fiato corto e le tenebre sembrano imperare. Il tempo in cui si rischia di credere che la primavera sia distante e irraggiungibile.
Eppure, è proprio in inverno che la primavera viene a noi: lontanissima in estate, ancora lontana in autunno, dietro l’angolo in inverno. È incredibile con quale facilità lo dimentichiamo e ci lasciamo ingannare dalla prospettiva di un’oscurità passeggera.
E se questo vale per una stagione transeunte, di appena tre mesi, figuriamoci quanto possa dirci delle stagioni della vita che attraversiamo a fasi alterne, ora fulminee ora, apparentemente, interminabili.
È proprio durante quest’ultime che non bisogna perdere la “lezione degli alberi”: umili, silenziosi, spogli, ma con le radici ben abbarbicate alla terra.
Hai mai pensato che humus e umile hanno la stessa radice? Humus significa “terra” e l’umile è colui che rimane coi piedi ben piantati per terra, pronto ad ogni evenienza ed estraneo a tentazioni stupide come quelle di Icaro che, racconta il mito, volle sfidare il sole con ali di cera, salvo annegare miseramente.
Umile, invece, è chi gioisce di «questo incanto», senza desiderare di più, felice di quel che ha e di quel che è, perciò capace di
«accorgersi in un momento
di essere parte dell’immenso
di un disegno molto più grande
della realtà».
Mi rendo conto che sto scrivendo dell’umile e potrei più semplicemente scrivere di chi vive in gratitudine.
Ecco, è grato chi riconosce che tutto è gratuito. Chi sa che nessuno di noi “merita” alcunché, nessuno di noi ha meritato di nascere, essere amato e perdonato. Proprio nessuno.
Umile e grato.
In altri termini: coi piedi per terra.
Joshua Weigel: «Se solo tu potessi vedere la bellezza che nasce dalle ceneri».
Ali Ibn Abi Talib: «Distacco non significa che tu non devi possedere nulla. Significa che nulla deve possedere te».
Antoine de Saint-Exupéry: «La perfezione si ottiene non quando non c’è più niente da aggiungere, bensì quando non c’è più niente da togliere».


























