
A sette ore dall’incanto
m’afferrai distratto
ad un tratto di cielo
e piansi la gioia
di rivedere un manto
voltandomi a lato
dell’emozione più forte
sapendo di poter contare ancora
l’ora di un ciclo strano,
senz’altra rincorsa
a sudar di piano
un nuovo ristoro
nella radura nascosta dei sogni,
febbricitando ricordi
sull’altopiano delle idee
credendo sempre
che un vento strano
comunque
ci guiderà al ritorno
d’un lungo andare
per sezionare il giardino del sole;
come un mantra di cura
dentro la pelle,
nelle cellule dei cuori,
tempestivamente
tra le spine e i fiori.



























