Le minacce al presidente che difende la Costituzione e il Paese dagli sfascisti sono inaccettabili per tutti noi.

Caro Direttore,
la sorprendente rinuncia del professor Conte a formare il governo, così sorprendente poi non è, nel senso che Mattarella avrebbe dovuto già due mesi fa fermare l’ibrido Salvini-Di Maio. Il quale ibrido, senza dichiararlo in campagna elettorale, stava formando un governo contro l’Europa e contro l’euro. Il problema Savona è del tutto marginale, rispetto alla sostanza delle cose; la quale sostanza sta nel contratto Lega-M5S, un contratto pensato per farci fare la fine della Grecia che, nella crisi del 2015, dovette chiudere i bancomat. Il contratto del cambiamento, prevedendo una spesa fra i 120 e i 130 miliardi di debiti senza coperture, ci avrebbe portato al disastro. Altro che padroni a casa nostra, prima gli italiani e altre stupidaggini del genere. Già nelle ultime settimane, il balletto Salvini-Di Maio ci è costato una cinquantina di miliardi, con le prime conseguenze sui mutui.

Il povero Savona è stato l’incolpevole causa della crisi e della rinuncia di Conte, altro incolpevole. I mandanti sono i dioscuri del cambiamento, che hanno impedito un governo tecnico del Quirinale per farne uno loro (Conte e Savona) coadiuvato da controfigure politiche senza valore.  Mattarella non poteva fare altro, sia pure in ritardo, per la semplice ragione che il Capo dello Stato nel tutelare la Costituzione tutela anche gli interessi degli italiani. Il suo discorso è stato chiaro. Adesso nascerà un governo tecnico che disbrighi la normale amministrazione e porti il Paese al voto per ottobre.

Per quel che vale il mio inutile parere, credo che Mattarella abbia fatto il suo dovere, finalmente, nonostante le minacce subite da Salvini e Di Maio, e i Di Battista e altri fascisti di risulta. Le minacce al presidente che difende la Costituzione e il Paese dagli sfascisti sono inaccettabili per tutti noi. Così cominciano i fascismi, e qui si stanno portando avanti con il lavoro.
Mattarella – e questo va detto – è stato lasciato solo dalla solita ignavia delle élites del Paese, le quali élites hanno scherzato col fuoco (come i grandi giornali) sottovalutando, quando non anche coccolando, i nuovi squadristi dell’onestà e del nazionalismo. Imprenditori, intellettuali, pensatori vari e persino la Chiesa, come negli Anni Venti. Speriamo che non finisca come quella volta – questa volta il fascismo si fa con i links, le nuove squadracce minacciose -, e speriamo che l’Europa non ci chiuda il rubinetto del credito, perché allora ci faremmo male sul serio.


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Pugliese errante, un po’ come Ulisse, Antonio del Giudice è nato ad Andria nel 1949. Ha oltre quattro decenni di giornalismo alle spalle e ha trascorso la sua vita tra Bari, Roma, Milano, Palermo, Mantova e Pescara, dove abita. Cominciando come collaboratore del Corriere dello Sport, ha lavorato a La Gazzetta del Mezzogiorno, Paese sera, La Repubblica, L’Ora, L’Unità, La Gazzetta di Mantova, Il Centro d’Abruzzo, La Domenica d’Abruzzo, ricoprendo tutti i ruoli, da cronista a direttore. Collabora con Blizquotidiano.  Dopo un libro-intervista ad Alex Zanotelli (1987), nel 2009 aveva pubblicato La Pasqua bassa (Edizioni San Paolo), un romanzo che racconta la nostra terra e la vita grama dei contadini nel secondo dopoguerra. L'ultimo suo romanzo, Buonasera, dottor Nisticò (ed. Noubs, pag.136, euro 12,00) è in libreria dal novembre 2014. Nel 2015 ha pubblicato "La bambina russa ed altri racconti" (Solfanelli Tabula fati). Un libro di racconti in due parti. Sguardi di donna: sedici donne per sedici storie di vita. Povericristi: storie di strada raccolte negli angoli bui de nostri giorni. Nel 2017 ha pubblicato "Il cane straniero e altri racconti" (Tabula Dati).

2 COMMENTI

  1. Nel fascismo viviamo già da anni: oggi si chiama neoliberismo, il quale decide tutto e che ha trasformato i cittadini in consumatori, altro che le analisi sciocche di chi è culturalmente legato al passato e che vede e legge solo il ‘900. Purtoppo devo prendere atto che lei è “anziano” e gli anziani mi dicono che chi nasce quadro non muore tondo. Non voglio credere in questo detto popolare (o populista? :D). Quindi attendo che lei, in un prossimo articolo, smussi i suoi angoli, perché, e sempre per usare un linguaggio a lei vicino, io lotterò sempre affinché lei possa esprimere liberamente il suo pensiero purché diverso dal mio.
    Io sono diverso da lei, parlo, scrivo e penso diversamente e non credo affatto che le sue idee siano migliori delle mie perché leggo il presente si guardando alla storia, ma senza idealizzarla o cercare di piegarla alla mia interpretazione, per quel che si riesce.
    Le manca tanto del mondo contemporaneo, si liberi un poco della zavorra culturale di una certa sinistra e si liberi rileggendo il contemporaneo come dovrebbe.

  2. Buon pomeriggio. Ho apprezzato tantissimo l’articolo. Faccio i miei complimenti ad Antonio Del Giudice, di cui condivido in pieno il pensiero. Ieri il Capo dello Stato ha dato dimostrazione di essere un uomo con un grande rispetto delle istituzioni e della democrazia. E con quale risultato: quello di essere ingiustamente accusato da un uomo che da gente come Mattarella non può che imparare? Una sola, semplice domanda farei ahimè all’attuale maggioranza degli italiani: vi rendete conto in quali mani stavate mettendo le sorti del Paese? Sinceramente sono rabbrividito dopo aver appreso di un post su Facebook che testualmente augurava al Presidente di fare la stessa fine di “quel pezzo di merda del fratello”. Ora mi chiedo: questo presunto essere umano ha qualche minima idea di chi sia stato Piersanti Mattarella?

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