
Ci sono le prime volte.
La prima volta che sono inciampata nel tuo sguardo infame e malandrino;
la prima volta che ho sorriso al tuo sorriso;
la prima volta che ho calcolato la diagonale che si forma tra il tuo sopracciglio destro inarcato e l’angolo convesso della caverna nera del tuo occhio;
la prima volta che hai riso e la prima volta che mi hai all’angolo con uno sguardo assassino.
E invece poi ci sono le volte zero.
La volta zero che ti ho preso per mano e portata sugli strapiombi di Polignano;
la volta zero in cui ti ho fotografata mentre fotografavi la stazione abbandonata di Carovigno;
la volta zero in cui abbiamo visto “La città incantata” al cinema di Santo Spirito la cui uscita da sul mare;
la volta zero in cui la tua mano ha contato i battiti bislacchi di un cuore ragazzino per una tua risata folle e anarchica;
la volta zero in ci ti ho baciata e ho scoperto un nuovo guanciale per le mie labbra.
Le prime volte si ricordano, le volte zero si vivono.
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