Risorgere nella verità, solida come la roccia, è lasciar cadere l’immagine di sé, inconsistente, costruita sulla sabbia.

C’è da chiedersi: perché tanta gente soffre interiormente? L’uomo spesso è ferito perché legato alla propria immagine. Si reputa importante ciò che gli altri pensano, la credibilità dinanzi alla gente, il giudizio delle persone. Tutto ciò genera angoscia, rabbia e depressione. Impara ad essere libero dal giudizio altrui proprio chi non giudica.

Ma perché? È libero dal giudizio chi è in grado di entrare in uno stato di comprensione, accettando altre prospettive possibili e transitorie. Senza una chiara identità personale e libera, nell’animo abiterà una sfera angosciata e sola, mentre coabiterà un vissuto di rabbia, frutto di rancore, conseguenza di incomprensione. La rabbia, l’angoscia e la tristezza portano con sé effetti che non sono responsabili dinanzi all’opinione altrui ma, essendo irriflessi, agiscono per pure emozioni e sensazioni negative, senza alcuna razionalizzazione.

Quando la persona è libera dalla immagine che vuol dare agli altri diviene libera dai giudizi. Questo punto di arrivo non è semplice. Il giudizio altrui, in realtà non tocca l’interiorità, ma l’immagine del sé, quella alla quale si è tanto attaccati. Ogni volta infatti che qualcuno mette in discussione la propria immagine positiva del presente o del passato può generare sofferenza e dolore. Il narcisismo è legato all’immagine di sé, per questo si trasforma in rabbia. Quando si sconfigge il narcisismo, la rabbia perde la sua ragion d’essere. Tanto amore lo si ripone nella propria immagine, apparente illusione di benessere mentre, paradossalmente, è la vera causa di sofferenza, posta in atto da false idealizzazioni.

Un santo, Ignazio da Loyola, parlava della santa indifferenza, cioè la capacità di essere assolutamente non condizionabili da giudizi altrui, una volta che fosse stata compresa la volontà di Dio. Oggi molti psicologi parlano di corazza, scudo dal giudizio altrui, per poter assumere una personalità libera. Chi è libero dalle immagini su di sé sa abbracciare la realtà. Tale libertà sa accogliere anche le critiche, se possono essere costruttive; sa farsi perdono, perché conosce la fragilità altrui, partendo dalla propria.

La libertà fa sì che anche i giudizi possono divenire una opportunità per conoscersi. L’angoscia e la rabbia sono sciolte come neve al sole quando, al posto dell’immagine, si lascia spazio alla realtà e, dinanzi al giudizio altrui, prevale la consapevolezza. Si mette da parte l’opinione dunque per lasciare spazio alla verità, lontani  dalla falsa consolazione angosciosa e depressiva, poiché liberi dal pensiero altrui e solidi per le scelte autentiche. Risorgere nella verità, solida come la roccia, è lasciar cadere l’immagine di sé, inconsistente, costruita sulla sabbia.


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Sacerdote della diocesi di Andria, attualmente sono fidei donum in Valle d’Aosta, ho conseguito la Licenza in Antropologia Teologica presso la Facoltà Teologica Pugliese “Regina Apuliae” di Molfetta. Autore di numerosi libri presso le Edizioni Sant’Antonio; collaboratore della Rivista Trimestrale di Teologia e Spiritualità “Jesus Caritas - Famiglia Carlo de Foucauld” e curatore della rubrica “Ripensare tra bellezza e verità” sul sito del mio paese d’origine: Canosaweb.it. Ogni martedì, pubblico sul mio canale youtube (https://www.youtube.com/channel/UCCgVJk1DCdYQhIeh9c6jmBQ) dei video-incontri di tipo culturale, spirituale e religioso, per riflettere ed interrogarsi sul senso della vita, sull'amicizia e la bontà.