«Non esiste “loro e noi”, solo “noi”»

(Olof Palme, primo ministro svedese, misteriosamente ucciso il 28 febbraio 1986)

«Nulla è più raro al mondo che una persona abitualmente sopportabile»

(Giacomo Leopardi da I pensieri)

Come tutti i pugliesi sanno (forse), quest’autunno si dovrebbe votare (il condizionale è d’obbligo…) per il rinnovo del consiglio regionale e di quella figura istituzionale che giornalisticamente viene definita Governatore della Regione, con un termine abnorme, inappropriato, vero e proprio abuso lessicale, preso in prestito dal linguaggio istituzionale statunitense i cui governatori, però, sono i capi di ciascuno dei cinquanta stati che costituiscono l’Unione.

Nella nostra Regione, da qualche giorno, tiene banco il ridicolo, a tratti stucchevole, balletto, su chi debba candidarsi alla presidenza nel sedicente “centro-sinistra”.

Sembrava cosa assodata che Antonio De Caro, ex sindaco, nonché presidente della Città metropolitana, di Bari, ed attuale deputato all’inutile Parlamento europeo, ne fosse il candidato “naturale”.

Amato sindaco del capoluogo di Regione, eletto al Parlamento di Strasburgo con un’enormità di preferenze, quasi 500.000, era dato per scontato che fosse la persona giusta per raccogliere il testimone, previa elezione popolare (mai dimenticare questo passaggio!) di Michele Emiliano, detto lo sceriffo, a sua volta ex sindaco di Bari ed attuale presidente uscente della giunta regionale, non ricandidabile all’incarico per la legge statale che vieta più di due mandati consecutivi.

Cosa è successo di così grave da spingere il delfino di Emiliano (o forse, meglio, l’ex) a minacciare (???) di non candidarsi a dirigere la Regione Puglia?

Incredibile dictu, De Caro non vuole che lo stesso Emiliano, suo antico sponsor e dominus, nonché Niki Vendola, a sua volta anch’egli ex presidente, pure lui per due mandati consecutivi, della nostra Regione, si candidino al ruolo di … Consiglieri regionali!

Santa miseria!

E perché mai, di grazia?

Teme, l’ingegnere barese, prestato alla politica, non senza qualche merito quando ha amministrato Bari, ma senza alcuna lode, a parere di scrive, come deputato europeo, avendo votato cose assai discutibili, in materia di riarmo e assimilati, che i due ex presidenti, se eletti, cosa peraltro molto probabile, lo tengano sotto scacco, osteggiandolo, o quanto meno condizionandolo, nella gestione dell’ente Regione.

Insomma, il De Caro non vuole pensieri, non vuole che i due uomini che l’hanno preceduto sullo scranno più alto della Regione, gli facciano ombra.

A sua volta Emiliano ha dichiarato che intende ricandidarsi per difendere i suoi uomini ch’egli ha piazzato nei gangli vitali dell’amministrazione regionale (maledetto spoil system!), nonché per rimanere nella politica attiva, con un ruolo istituzionale (e prima, chissà, di fare il grande balzo verso il Parlamento nazionale!).

Quanto a Vendola, in disparte dopo la “risata” a telefono con Girolamo Archinà, dirigente dell’ILVA di Emilio Riva,  – il cui audio era stato pubblicato sul sito del Fatto quotidiano nel 2013 (la “risata” risaliva al 2010) – egli intende candidarsi per ritornare alla politica attiva.

Tuttavia, ci si domanda se poi lo farà veramente, visto e considerato che in questi stessi giorni la Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di appello della causa di Vendola contro il sito del Fatto quotidiano, con cui ha dichiarato legittima la pubblicazione di quell’audio e non diffamatoria, come pretendeva il politico terlizzese.

Per la cronaca, Vendola, in quel file, si complimentava con Archinà e il suo “scatto felino” affermando, con contorno di gustosa risata, che “io e il mio capo di gabinetto siamo rimasti a ridere per un quarto d’ora”. Ovviamente, ridevano dello scattante intervento di Archinà a sottrarre Riva dalle “grinfie” del giornalista curioso (ed eticamente impeccabile) che faceva domande sui tumori dei cittadini tarantini (specie quelli del quartiere Tamburi) durante una conferenza stampa.

Ora, tornando alle complicate candidature, non posso esimermi da una personalissima valutazione: che noia mortale!

Ma davvero questi signori pensano che un normale cittadino pugliese che, magari, soffre la difficoltà di mettere, come si dice, insieme un pranzo con una cena, possa appassionarsi a queste futilissime vicende? Davvero, secondo De Caro, i pugliesi, tranne che i suoi cari e il suo entourage, si sentiranno privati della sua candidatura, come un vulnus irrimediabile, se egli deciderà di rimanere a Strasburgo che, peraltro, è ciò per cui poco più di un anno fa è stato eletto? E poi come può pretendere che Vendola non si candidi, quando non appartiene nemmeno al suo partito?

Davvero i pugliesi, che hanno magari rinunciato a curarsi perché le liste d’attesa sono impossibili, non vedono l’ora di eleggere Emiliano o Vendola alla carica di consiglieri della Regione Puglia, per la qualcosa si recheranno in massa ai seggi, in orario antelucano, la mattina della domenica del voto?

O non accadrà, piuttosto, comunque vada a finire questo giallo ridicolo di estate inoltrata, che gli aventi diritto al voto che si recheranno alle urne saranno meno dell’altra volta, perché stufi di questi puerili fescennini? Gli elettori, in un trend coerente e inarrestabile, stanno sempre più ingrossando l’area dell’astensione.

Perché la verità è che questi “teatrini della politica”, come si dice in gergo giornalistico, alla politica non fanno bene per niente e disamorano sempre più gli elettori dall’esercizio del loro diritto- dovere di voto.

Un De Caro permaloso che non vuole come consiglieri regionali  i suoi due (potenziali) predecessori (perché poi bisogna vedere se viene eletto) giacchè non vuole condizionamenti, appare un po’ patetico e una punta pusillanime.

E quanto ai due marpioni della politica, al di là dei loro meriti, non è che se saltano questo giro, la gente si strappa i capelli.

Nessuno è insostituibile.  Banale, ma vero.


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