
Faber insegna…
Si sa, i poeti e i cantautori talvolta diventano quasi profetici, vedono le cose prima di altri. Tale è il caso di Fabrizio De Andrè con “La Domenica delle salme”.
I testi di Faber sono stati, sin dagli esordi, ricchi di riferimenti ai Vangeli, sinottici ed apocrifi e in questa canzone, verrebbe da dire “in questo salmo”, i toni sono sferzanti e apocalittici.
È “una domenica come tante”, siamo nel 1990, gli anni di piombo sono alle spalle, il berlusconismo non è ancora al potere, ma Faber intuisce il futuro in arrivo, “vede” quello che sarebbe successo a causa della morte di Utopia.
La domenica delle salme
Gli addetti alla nostalgia
Accompagnarono tra i flauti
Il cadavere di Utopia
Dall’Utopia alla Distopia. Morta l’Utopia, caduto il muro di Berlino, si celebra il trionfo del Pensiero Unico. Ed ecco che la Domenica delle salme sfilano politici, artisti, come tanti quadri espressionisti (viene in mente Egon Schiele).
Non si fatica a identificare oggi un ministro dei temporali
Il ministro dei temporali
In un tripudio di tromboni
Auspicava democrazia
Con la tovaglia sulle mani e le mani sui c…..ni
E neanche la scimmia del Quarto Reich
La scimmia del quarto Reich
Ballava la polka sopra il muro
E mentre si arrampicava
Le abbiamo visto tutti il c..o
Con la fine dell’Utopia il clima si fa tragicomico e così
La domenica delle salme
Non si udirono fucilate
Il gas esilarante
Presidiava le strade
La domenica delle salme
Si portò via tutti i pensieri
E le regine del tua culpa
Affollarono i parrucchieri
La Domenica delle salme ha anche un Inno
La domenica delle salme
Si sentiva cantare
Quant’è bella giovinezza
Non vogliamo più invecchiare
Faber ne ha per tutti, anche per se stesso in quanto uomo di spettacolo, complice del sistema
Gli ultimi viandanti
Si ritirarono nelle catacombe
Accesero la televisione e ci guardarono cantare
Per una mezz’oretta
Poi ci mandarono a cagare
Voi che avete cantato sui trampoli e in ginocchio
Coi pianoforti a tracolla vestiti da Pinocchio
[…]
Voi avevate voci potenti
Lingue allenate a battere il tamburo
Voi avevate voci potenti
Adatte per il vaf…..lo
La conclusione della giornata di Domenica delle salme è drammatica, fa pensare alle società della giustizia faidate e alle armi in tutte le case, come negli USA:
A tarda sera io e il mio illustre cugino De Andrade
Eravamo gli ultimi cittadini liberi
Di questa famosa città civile
Perché avevamo un cannone nel cortile
Un cannone nel cortile
De Andrè ha previsto molto bene qui le conseguenze della fine dell’Utopia, le conseguenze del neoliberismo materialista e consumista, la politica ridotta a sceneggiata, la cultura che diventa industria culturale e altro ancora.
Nello stesso tempo ci indica l’unica strada possibile per cambiare rotta, che è proprio l’Utopia, una stella polare. I saggi spiegano che non si segue la stella polare per raggiungerla, ma perché ci mostra la direzione giusta.
L’Utopia è già all’opera in chi lotta per la salvezza del pianeta, per il cessate il fuoco, perseverando in un momento buio e carico di cattivi presagi!
De André è davvero “faber”; è l’artigiano del verso. Non è un caso che sia un poeta giacché del verbo ποιέω (poiéō), il significato letterale è “fare”, “costruire”. Lui ha fatto le sue canzoni: ha succhiato il nettare della letteratura e ne ha fatto miele di poesia. Come Giambattista Marino, Fabrizio ha letto “con il rampino” e molto spesso rifacendo il verso di un poeta lo ha ampiamente superato.
Difficile davvero questo brano – oserei dire ermetico – di un De André che si rinnova, ma che mantiene le sue peculiarità di fondo almeno nello stile. Il brano perde, tuttavia, l’universalità del messaggio che hanno sempre avuto le sue canzoni: la “Domenica delle salme” è tutta ed esclusivamente italiana; è un polittico del Bel Paese che si avvia alla deriva, fiera di aver sconfitto il Comunismo.
Sicuramente un giudizio attento il tuo! Non condivido il riferimento a Giambattista Marino, poeta barocco decisamente decorativo e lontano dall’intensità di Fabrizio De Andrè. Il messaggio della canzone peraltro non perde universalità, anzi, la “invera” , la “incarna”, nella situazione italiana. Anche la canzone dedicata a Luigi Tenco parla in termini universali partendo da un fatto italiano; e così “Bocca di rosa” e tante altre. La Domenica delle salme è un’allucinazione follemente profetica.
L’accostamento a Marino riguarda solo il fatto che entrambi hanno utilizzato elementi di opere altrui (leggere con il rampino).
Mi verrebbe da dire: “Quant’è bella l’utopia che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto sia del doman non c’è certezza.