
«La civilizzazione va imparata. Nasciamo incivili. Provate a lasciare un bambino di tre anni da solo in una stanza con un gattino. Quando tornate, il gattino è rovesciato come un pedalino e il bimbo ha in bocca uno dei suoi bulbi oculari»
(Daniele Luttazzi)
«Longum iter est per praecepta, breve et efficax per exempla / La via per imparare è lunga se si procede per regole, breve ed efficace se si procede per esempi»
(Lucio Anneo Seneca da Epistulae morales ad Lucilium)
Le notizie di questa settimana sono ghiotte e curiose allo stesso tempo.
E meritano di essere oggetto di riflessione.
Non seguirò l’ordine cronologico, bensì quello degli affioramenti alla (mia) mente, quello della singolarità, della paradossalità finanche, perché, davvero, alcune di esse hanno del paradossale e dello strambo allo stesso tempo.
La prima.
Crolla la torre dei Conti ai fori imperiali nella Capitale. Ci muore pure un operaio intrappolato tra le macerie.
Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo commenta: “Finché il governo italiano continuerà a spendere inutilmente i soldi dei suoi contribuenti, l’Italia crollerà tutta, dall’economia alle torri”.
Apriti cielo! Come s’è permessa questa “putribonda figlia di Putin” di dire certe cose?
Ora, sia chiaro, nelle relazioni internazionali tra Stati, bisogna osservare certe regole di “creanza diplomatica” per evitare incidenti.
E la Zakharova non è stata certamente diplomatica. Anche se ha detto la verità, va sottolineato, per amor di correttezza.
Ma può l’Italia di queste ultime lune impancarsi a maestra, pronta a fare la sua bella lezioncina di morale diplomatica?
Ricordiamo a qualche smemorato che Draghi, quand’era presidente del Consiglio dei ministri, si lasciò scappar detto che Erdogan, il capo turco, era un dittatore (che rispose, giustamente, “ma Draghi chi l’ha eletto?”).
E ricordiamo ancora che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel febbraio scorso, in Francia, accomunò la Germania di Hitler alla Russia di Putin (la stessa Zakharova, sempre lei, definì le affermazioni mattarelliane “invenzioni blasfeme”).
Ovunque stiano i torti o le ragioni, la lingua della diplomazia e delle istituzioni, così altamente rappresentate, dovrebbe essere scevra da questi sconfinamenti da “turisti last minute”.
La seconda.
Almasri, generale libico, accusato di orrendi crimini (tra cui violenza sessuale su minori!) e sottoposto a mandato di cattura da parte della CPI, arrestato tempo fa dalle nostre forze di polizia e inopinatamente rilasciato per decisione dei ministri del governo Meloni, Piantedosi e Nordio, nonché gentilmente riaccompagnato in Libia coi soldi dei nostri contribuenti, è stato arrestato proprio in Libia per gli stessi crimini. Le autorità giurisdizionali libiche hanno anche affermato che lo giudicheranno loro.
Noi lo avevamo arrestato, ma pareva brutto tenerlo dietro le sbarre, un bonaccione del genere! E, con le riforme volute dagli ultimi due geniali ministri della giustizia, un indagato, prima di arrestarlo, lo avvisiamo.
Diciamo, per essere eufemistici, che non abbiamo fatto una bella figura. Però consoliamoci col fatto che siamo un Paese “garantista”.
La terza.
Il Parlamento ha approvato, definitivamente, la separazione delle carriere dei magistrati ordinari, vale a dire civili e penali (soprattutto).
Chi decide di diventare giudice, lo resterà per sempre, così come chi decide di diventare magistrato requirente.
In passato, fino alla riforma Cartabia, c’erano le porte girevoli, che la ministra di Draghi (la migliore) aveva ridotto alla praticabilità una sola volta.
Peraltro, meno di cinquanta magistrati ne hanno approfittato.
E allora la domanda è perché tutta questa energia del governo e dei suoi parlamentari per approvare questa separazione delle carriere, sempre che il “popolo bue” la confermi col prossimo venturo referendum costituzionale? Per eliminare il correntismo che crea conventicole e favoritismi tra magistrati, la risposta.
E perché questa strana triplicazione degli organi di autotutela dei magistrati, dal solo CSM ad un organo per i giudici, uno per i PM ed un altro di disciplina, ovvero preposto ad erogare le sanzioni contro i magistrati che si sono macchiati di infrazioni disciplinari?
Ai lettori l’ardua sentenza su questa riforma che non accelera di un secondo la durata dei processi.
I mal pensanti parlano di un intento anticostituzionale, ovvero mettere il PM al soldo del potere esecutivo, chiunque lo detenga in quel momento.
La quarta.
La Corte dei Conti statuisce che il ponte tra Messina e Reggio Calabria non risponde ai requisiti di legge, in riguardo all’aspetto contabile, e non solo.
Libero il Governo di continuare a perseguire l’attuazione del progetto, ma senza il visto di conformità dell’alto organo di magistratura contabile, che, né più, né meno, ha esercitato il suo potere di controllo preventivo sugli atti del governo, come previsto dalla legge.
Fulmini e saette! Il governo, come un sol uomo, ha detto che non si farà mettere il bastone tra le ruote da questi magistrati che vogliono fare il lavoro dei politici, senza essere stati eletti dal popolo.
L’ossessione per i magistrati dei membri di questo governo sta diventando parossistica.
Ma non era la Meloni che si era detta convinta ad entrare in politica per ispirazione di Paolo Borsellino, suo mentore spirituale, suo ispiratore morale, nonché magistrato requirente, dopo aver fatto anche il giudicante? Quello stesso Borsellino, a mio avviso, vero martire, santo laico in questo paese scombinato e irredimibile.
La quinta.
Mamdani, 35 anni, socialista, di origine araba, di religione musulmana, nato in Africa, è il nuovo sindaco di New York.
Avversato da Trump, dai repubblicani, dai democratici legati alle famiglie dominanti, ha fatto man bassa di voti tra i giovani e i meno abbienti residenti nella Grande Mela. Ha promesso che farà cambiamenti epocali a favore dei diseredati e che non sarà il burattino delle lobbies.
Grande programma, non c’è che dire. Ma, certamente, tenteranno in tutti i modi di impedirgli di realizzarlo, a cominciare dalle rimesse governative che sicuramente gli saranno falciate.
E poi gli Americani, si sa, vanno per le vie spicce …
























