Lucio Battisti: diciott’anni non bastono per dimenticare…

Mi ritorni in mente, Lucio. Eppur mi son scordato di te, come ho fatto non so o forse lo immagino. Saranno state tutte le hit del momento, tutte le evoluzioni di una musica che già con te aveva raggiunto l’apice. D’accordo, i miei trent’anni non giustificano lo smisurato amore nei tuoi confronti ma, fortunatamente, la tua voce accennata ha riempito i miei silenzi adolescenziali, i tuoi riccioli hanno riscaldato le pareti vintage della mia disordinata culla, il mio onomastico riecheggia inevitabilmente nella tua 29 settembre.

Tu chiamale, se vuoi, Emozioni, io preferisco definirle, invece, Innocenti Evasioni, cieli immensi dove scrivere autentiche poesie, note che soavi illuminano le coscienze di chi ti ha vissuto, respirandoti nel rassicurante calore di una sussurrata Canzone del Sole.

Lucio Battisti ha segnato una rivoluzione che resiste fino ad oggi, la sua impronta è visibile da lontano, solca le spiagge estive profumate di falò e chitarra, trasforma il Mare nero in Acqua azzurra e Acqua chiara accompagna tutti noi da più di cinquant’anni, dal suo esordio a ‘’Speciale per voi’’ all’ultima dedica venuta da quell’Arcobaleno onirico che porta i colori di Mogol e Celentano. Già, Mogol, una collaborazione quasi casuale, un intreccio amoroso consumato lungo le lenzuola di un pentagramma, un’amicizia eterna che sopravvive tra I giardini di Marzo e La collina dei Ciliegi.

Battisti e Mogol, Battisti e Renzo Arbore, Battisti e nessun altro. In fondo, anche quel 23 aprile del 1972, quando le lancette segnavano le 21.47, il tempo sembrò fermarsi di colpo, era il tempo della creatività, probabilmente, Il tempo di morire. A risaltare, durante quel fantastico duetto con Mina non fu l’ugola della Tigre di Cremona ma il volto angelico di un ingenuo cantautore capace con la sua semplicità di sfondare i timpani di estasianti hippies. Pensieri e parole, insomma, una dimensione, la sua, differente dal comune, Due mondi, un Don Giovanni pronto con Dieci Ragazze a far l’amore tra le vigne, Vento nel Vento.

Per il sottoscritto Lucio Battisti significa 45 giri, musicassetta nell’autoradio di papà, karaoke applicato al cuore. Per tutti Lucio Battisti vuol dire anticonformismo allo stato puro, messaggio sociale mascherato da disimpegno politico. L’apparenza, appunto, secondo album concepito dal sodalizio artistico con Pasquale Panella, provocatoria innovazione, tre accordi, nessuna struttura prevedibile, strofe che si slegano per poi ritrovarsi in un armonioso continuum di mancati ritornelli e confuse sinfonie.

Nella sua ultima intervista rilasciata a Gherardo Gentili di Tv, Sorrisi e Canzoni, il 3 dicembre 1978 Lucio Battisti dichiara: “Non parlerò mai più, perché un artista deve comunicare solo per mezzo del suo lavoro”. A differenza di tanti altri, Lucio terrà fede al suo proposito, respingendo inutili tentativi di imitazione (Audio2) e diventando un irraggiungibile mito, un sogno fattosi umanamente uomo.

D’altronde, come può uno scoglio arginare il mare?

Ti voglio bene, Lucio, il mio canto libero sei tu!


Fonteit.wikipedia.org
Articolo precedenteAvanti Fidelis!
Articolo successivoFESTIVAL DI VENEZIA – I FILM ITALIANI AL FEMMINILE
Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.