Il contributo di Cosimo Posi

Il XXI secolo, anche se attraversato da sfide inedite e nello stesso tempo da pericolosi passi indietro nell’umano, porta con sé un dono particolare, non sempre ben preso nella dovuta considerazione, quello del venire meno nel campo del pensiero, e non solo, di steccati di varia natura;  sino a pochi anni fa, hanno impedito il dialogo costruttivo tra discipline che, pure a volte avendo lo stesso oggetto di indagine, erano molto lontane tra di loro  e con esse gli stessi protagonisti ivi operanti con l’affannarsi a dividersi per affermare punti di vista che il tempo inesorabilmente ha spazzato via per l’intrinseco portato ideologico tenuto spesso nascosto. Tra i tanti temi che si stanno giovando di questa nuova atmosfera concettuale tesa a ridare al pensiero uno slancio creativo nell’interpretare i bisogni odierni, sta riprendendo vigore la necessità di riprendere su nuove basi il dialogo fra atei e credenti anche per superare insieme  nel concreto quella ‘mancanza di pensiero’,  denunciata  negli anni ‘70 da due figure, pur lontane tra di loro, come Paolo VI ed Edgar Morin; in un primo momento grazie a Giovanni Paolo II  si è imposto, con la critica riapertura del ‘Caso Galileo’ e con la sostanziale riabilitazione dello scienziato pisano per i decisivi contributi dati nell’aver spianato la strada verso una più appropriata ermeneutica biblica, il tema dei nuovi rapporti tra scienza e fede. E’ venuto così, anche grazie a diverse iniziative orientate in tal senso come quella portata avanti dal DISF (Documentazione Interdisciplinare di Scienza e Fede), a maturazione un nuovo clima che è servito a riannodare i rapporti tra il mondo della Chiesa ed il mondo della scienza e a liberarli entrambi dai rispettivi ‘restringimenti ideologici’, come li ha chiamati Benedetto XVI, che hanno caratterizzato i tempi passati.

E in questi ultimi anni, davanti alle policrisi emergenti nei diversi settori, si è levato il grido di Papa Francesco invitando con forza tutti, indipendentemente dai propri credi politici e religiosi, a farsi carico del ‘tempo della complessità’, per usare un’espressione di Mauro Ceruti, in cui viviamo come comunità planetaria (Papa Francesco: pastore della complessità, 15 maggio 2025); ma tutto questo è ritenuto possibile  se si ‘fa tesoro della scienza’ senza comportarsi da ‘sciocchi’, come viene indicato nei Proverbi, col fare nostri i risultati provenienti dal più sano pensiero filosofico-scientifico per mettere in atto in ogni contesto un processo di ‘riconversione’, nel senso avanzato negli anni ’30 del secolo scorso da Pierre Teilhard de Chardin (P. Teilhard de Chardin, una figura sempre più vicina a noi, 26 giugno 2025). In tale contesto, con il preliminare invito a prendere coscienza del fatto che si vive “in un’epoca pluralistica e secolarizzata”, viene ad inserirsi l’ultimo lavoro di Cosimo Posi  dal significativo titolo Ateismo e dintorni. Credenti e non credenti a confronto (Venezia, Marcianum Press 2025), con l’avere come punto di riferimento l’ancora valida iniziativa della ‘Cattedra dei non credenti’ messa in atto dal cardinale di Milano Carlo Maria Martini;  si parte dall’idea di  fare nostre alcune “salutari provocazioni dell’ateismo per la fede” e, attraverso il confronto critico con le proposte  di “alcuni tra i filosofi contemporanei più inquieti”, si cerca di dare concretezza a qualche ’indomita utopia’ e nello stesso tempo ‘costruttiva’, per riprendere un’espressione presente nel precedente lavoro dello stesso Cosimo Posi  Delle mie indomite utopie del 2024, nel porre la cruciale domanda se la questione di Dio sia puramente “accademica” o se può “ancora donare un supplemento di senso alle scelte decisive degli individui e della società”.

Si continua il discorso da parte di Cosimo Posi portato avanti già in Ernesto Balducci. L’uomo inedito del 2020, teso ad affrontare la necessità di un umanesimo planetario dove tutti, credenti e non credenti, sono invitati a dialogare e a dare così il proprio specifico contributo per affrontare le cruciali problematiche della nostra era, chiamata da più parti Antropocene;  il dialogo ha la capacità  di stemperare i rispettivi pregiudizi ideologici, di liberarsi dai riduzionismi imperanti con l’impegnare tutti ad offrire strumenti adeguati per il “perseguimento di prospettive credibili” in una società pluralistica dove il rischio maggiore è quello da parte dell’uomo di diventare un “nuovo Prometeo” in grado di distruggere l’intero pianeta se non si affronta su nuove basi il problema dell”’incontro degli uni con gli altri con le mani colme delle reciproche esperienze ed eredità e con l’unico obiettivo di prendersi cura dell’uomo concreto e delle sorti del mondo”. Per tali motivazioni, Cosimo Posi ci offre nel volume da una parte un articolato quadro delle ragioni storico-concettuali dell’ateismo  e dall’altra gli strumenti per riattivare un “dialogo schietto tra atei e credenti” dove la questione di Dio, lungi dall’essere “anacronistica”, si può rivelare “intrigante per le donne e gli uomini del nostro tempo, assetati, come non mai di autenticità umana, di trascendenza e di spasmodica ricerca di senso”.

Le pagine di Ateismo e dintorni ci aiutano ad entrare nello spirito delle diverse edizioni della ‘Cattedra dei non credenti’ che, a partire dalla fine degli anni ’80, mise all’ordine del giorno quel “impegno pastorale” e “punto essenziale” teso al dialogo col mondo dei non credenti, “la responsabilità dei credenti” insieme con la “valenza positiva della secolarizzazione, vista come l’epoca dei cercatori dello spirito” e nello stesso tempo la cruciale “ridefinizione dell’esperienza religiosa”; molto interessante  da parte di Cosimo Posi è l’analisi della ‘settima Cattedra’,  tenutasi nel 2003 e dedicata alla “preghiera di chi non crede”, col prendere in esame l’intervento  di Mario Trevi che riportò una pagina di I sommersi e i salvati di Primo Levi nel ritenerla “blasfema”, e poi un pensiero provocatorio di Simone Weil dove si accenna al fatto che si possa pregare senza pensare che Dio esista. Tutto questo viene visto in funzione del fatto che il credente e il non credente “hanno bisogno l’uno dell’altro: l’ateo per purificare il proprio ateismo, il credente per purificare la sua fede”  e per evitare entrambi forme di idolatria e i rispettivi “rigidi dogmatismi”; e nello stesso tempo si approda così insieme a quel risultato dove la questione di Dio “non può essere liquidata come elemento inessenziale dell’esistenza dell’uomo e del mondo”.

Per tali motivazioni, Cosimo Posi ritiene necessario confrontarsi  di più con “l’enigma  dell’ateismo” per rendere conto della “sua ineliminabile necessità” e della  “funzione catartica nei riguardi della fede”; se ne prendono in esame le varie forme  come quella del ‘nuovo ateismo’ che, pur ritenuto “poco stimolante” dal punto di vista teologico, può rappresentare “una salutare, per quanto insidiosa, provocazione rivolta alla fede in generale e allo studio teologico in specie” e  visto nei lavori di alcuni neuroscienziati come Richard Dawkins e Sam Norris, che si appoggiano sui risultati delle loro ricerche con trarne il più delle volte considerazioni semplicistiche e non all’altezza dei risultati ottenuti. Non meno interessante si rivela il confronto critico con le posizioni di alcuni filosofi italiani come il neopaganesimo di Salvatore Natoli e la sua ‘etica del finito’, dove pur puntando sul “vero” si riprende in considerazione il mito, visto come “derivante dalla fine della metafisica classica” per liberarsi dall’idolo monoteista, e nello stesso tempo si mette in atto lo sforzo per comprendersi come uomo facendo tesoro ‘della propria finitudine’. Si analizza in particolar modo il “progetto antropologico” implicito nel neopaganesimo visto come “il frutto più maturo del processo di secolarizzazione” ed espressione nello stesso tempo di “un bisogno di salvezza senza fede”. Non meno interessante si rivela il confronto con le tesi sostenute da Mario Ruggenini rivolte a “pensare il divino nel tempo del post-cristianesimo e del post-ateismo”  a partire dal testo del 1997 Il Dio assente; in tale lavoro si è cercato di riprendere il dialogo tra filosofia e teologia, una volta preso atto  della necessità di liberarsi da un “Dio allergico a fungere da collante del potere religioso e politico”, ma che può essere preso in debita considerazione se ci si mette “umilmente alla ricerca della verità che non è mai monopolio di qualcuno, ma è sempre plurale nei suoi sviluppi” per essere  ‘Totalmente altro’ nel senso avanzato da Karl Barth.

Ateismo e dintorni si presenta così uno strumento indispensabile per evitare di fare di Dio ‘un tappabuchi nei confronti dell’incompletezza delle nostre conoscenze’, come lo chiamava Dietrich Bonhoeffer, da parte di coloro che lo tirano “spesso in ballo” come “credenti poco credibili e atei devoti” e “per lenire dolori o per risarcire gli oppressi dalle ingiustizie subite”; ma attraverso il recupero sul terreno filosofico  della ‘finitezza umana, dell’ingiustificabilità del mondo’ e del ‘mistero dell’alterità irriducibile’ nel senso avanzato da Ruggenini, per Cosimo Posi si possono gettare dei semi per il “cristianesimo del futuro” e proporre “una lettura alternativa della fede cristiana” e liberarla dai “rigidi dettami dogmatici e spericolati lacci metafisici” tipici della “tradizione canonica ufficiale”. In tale contesto, Cosimo Posi fa suo quel “cristianesimo non religioso e a-religioso” visto presente nelle opere di Bonhoeffer e soprattutto nel testo Resistenza e resa. Lettere e scritti dal carcere (Il ‘caso limite’ di D. Bonhoeffer, frutto della ‘polifonia della vita’, 20 luglio 2023): in  tali lettere, il teologo luterano, che si oppose al nazismo immolando la propria vita,  in modo profetico si poneva la domanda su come far sopravvivere il cristianesimo in una società sempre più secolarizzata, in un ‘mondo etsi deus non daretur’ con l’invitare la Chiesa ad ‘uscire dalla sua stagnazione’ e al ‘confronto spirituale col mondo’.

Cosimo Posi vede in tale strategia messa in atto dal teologo tedesco un “prezioso contributo” per gettare le basi di “una spiritualità della mondanità o dell’essere-aldiquà del cristianesimo”, ritenuta “la sola in grado di persuadere nel profondo donne e uomini del nostro tempo” e anche di rispondere  alla sfide  dell’ateismo contemporaneo;  in tal modo, esso non può esimersi dal porsi “il problema del significato ultimo dell’esistenza, evadere le domande di senso” nel cercare di dare “qualche persuasiva risposta agli enigmi della vita, del dolore e della morte” che albergano in ognuno di noi indipendentemente dal fatto che si sia atei o meno. Pertanto, esso rimane “una potente sollecitazione per il credente” ed una strada per insieme “plasmare un nuovo condiviso e condivisibile ethos inedito e umanizzante”; e nello stesso tempo se vuole continuare ad essere uno stimolo benefico per i credenti, deve liberarsi delle proprie visioni totalizzanti e dai frequenti semplicismi che spesso lo hanno caratterizzato.

Per questo, Ateismo e dintorni, anche se è indirizzato in primis al mondo dei credenti, è un non comune invito da parte di Cosimo Posi agli atei in carne ed ossa ad attrezzarsi sul piano concettuale ed esistenziale per legittimarsi in modo “rigoroso” nel porsi la domanda “se sia possibile fare a meno di Dio” e nel “promuovere, sul piano della coscienza individuale, ma anche su quello generale, dei valori alternativi alla religione”; ma tali valori “libertari” devono essere “eticamente ineccepibili per il bene della società e di cittadini” per non tradire ‘l’essenza” dell’ateismo una volta che si è ‘stemperato’ insieme alle stesse posizioni religiose che contesta. Ed il merito di Ateismo e dintorni è proprio quello di invitare credenti e non credenti a lavorare  ad un dialogo critico per essere protagonisti di un reale cambiamento di cui si avverte a più livelli la necessità per affrontare le inedite e planetarie sfide  dell’Antropocene, anche perché si è insieme nella ‘stessa barca’, come  ci ha ricordato  spesso Papa  Francesco il cui ‘grido’ ancora non è arrivato ancora all’orecchio di molti.


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Mario Castellana, già docente di Filosofia della scienza presso l’Università del Salento e di Introduzione generale alla filosofia presso la Facoltà Teologica Pugliese di Bari, è da anni impegnato nel valorizzare la dimensione culturale del pensiero scientifico attraverso l’analisi di alcune figure della filosofia della scienza francese ed italiana del ‘900. Oltre ad essere autore di diverse monografie e di diversi saggi su tali figure, ha allargato i suoi interessi ai rapporti fra scienza e fede, scienza ed etica, scienza e democrazia, al ruolo di alcune figure femminili nel pensiero contemporaneo come Simone Weil e Hélène Metzger. Collaboratore della storica rivista francese "Revue de synthèse", è attualmente direttore scientifico di "Idee", rivista di filosofia e scienze dell’uomo nonché direttore della Collana Internazionale "Pensée des sciences", Pensa Multimedia, Lecce; come nello spirito di "Odysseo" è un umile navigatore nelle acque sempre più insicure della conoscenza.

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