
Nel volto di pietra, svelata all’alba,
la valle scolpisce rughe di ghiaccio,
donne di silenzio, come l’anima della terra,
che portano il cielo come un peso lieve.
Gli orecchini pendono, pendoli di tempo,
granati rossi, cuori di sangue cristallizzato,
fili d’oro basso, come vene d’antica speranza,
piccole lune di luce da staccare in disgrazia.
Quando il vento morde il respiro,
quando l’inverno inghiotte il pane e la voce,
le mani stanche, fragili e dure,
strappano un frammento di quel sogno lucente.
Lo vendono al banco dell’oro, pegno e promessa,
moneta di dolore, pegno di ritorno,
perché il cuore della valle non si spezza,
ma torna a brillare, più forte e più fiero.
Donne di granito, con occhi di vetro nero,
sognano nel silenzio un mondo che trema,
dove il puncetto è un fiocco di neve sospeso,
e il filo sottile intreccia coraggio e memoria.
Sono tempeste chiuse in un sorriso,
acqua gelida che scorre sotto la crosta,
e nella durezza, come un fuoco nascosto,
arde il segreto incantato della rinascita.