di Renato Cazzaniga

È il mio turno:

guadare il cielo,

movimenti decisi di zampe palmate,

ascoltando il vento sulla pelle

e il canto dell’acqua;

caricarmi

di sfumature amare

l’infinito e il mare

sbattendo ali

più forte delle distanze

più tenace delle circostanze.

Un mantello dolce come un sorriso,

enorme come un orizzonte,

riparo fraterno

schiacciando in bocca una poesia,

e cedere

per essere qui e ora

e far caso al mio cuore

raccomandandomi al tuo.

È il mio turno, ora.


FontePhotocredits: Renato Cazzaniga
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Oltre Sessanta passi, quasi cento dirai, creano un effetto spaesamento senza disegnare un profilo intelligibile. Confido dunque “nella bontà degli sconosciuti” che incontrerò lungo i prossimi passi e nella accidentalità degli accadimenti della vita per incedere, senza fretta, verso un approdo che porti a intravedere una rotta in queste traiettorie di cui ancora non si indovina una forma. Sì, per fortuna quell’abbozzo oggi è ancora un garbuglio del quale fatico a trovare un senso e intanto continuo a camminare e a giocare con le infinite possibilità che tutte le mie mosse forse un giorno lasceranno intendere.