
La voce poetica che unisce terra e memoria
Nato a Bologna nel 1979 e residente a San Pietro in Casale, Stefano Baldinu è oggi una delle voci poetiche più riconosciute nel panorama letterario contemporaneo italiano, con una produzione che spazia dalla lingua all’uso raffinato del vernacolo, in particolare nella variante logudorese del sardo. Attivo dal 2009 nei principali concorsi di poesia, ha ricevuto numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali, oltre a vedere le proprie opere tradotte in diverse lingue, tra cui inglese, spagnolo, cinese e rumeno. Membro di giuria in prestigiosi premi letterari, è autore di dieci sillogi poetiche, l’ultima delle quali – Acqueforti – pubblicata nel 2024.
Nel 2025 gli è stato conferito il Premio di Arte Letteraria “Omaggio a Pier Paolo Pasolini”, e negli anni ha ricevuto tre premi alla carriera poetica. È anche socio fondatore dell’associazione culturale Casa del Menestrello APS.
Con il componimento “La prima lettera dell’alfabeto”, dedicato al nonno Giomaria “Billia” Baldino, Baldinu ha conquistato il primo posto alla I edizione del Premio Federico Barbarossa di Imola, offrendo un esempio esemplare di poesia che coniuga memoria familiare, sapienza ancestrale e tensione lirica universale.
Di seguito, proponiamo una lettura critica della poesia, che ne approfondisce struttura, stile e valore simbolico.
Recensione critica della poesia “La prima lettera dell’alfabeto” di Stefano Baldinu, vincitrice della prima edizione del Premio Federico Barbarossa di Imola, settembre 2025
“LA PRIMA LETTERA DELL’ALFABETO
(a mio nonno Giomaria “Billia” Baldino)
Era una abluzione di ombre rugginose
a detergersi di verderame e terra i contorni degli occhi, Billia,
ogni volta che il tramonto allungava il collo
e i crini, dissetandosi nell’orizzonte,
condividevano il sonno del nuraghe.
E lui ad esercitare le dita minute
per non dimenticare nulla
di quell’alfabeto appreso dai padri
e del quale ogni giorno colmava
le intercapedini dei muri a secco.
E andava di palmo in palmo
unendo in matrimonio le viti
alternando maiuscole di pazienza
e minuscole di saggezza.
E con quale timidezza accostandosi al fico
socchiudeva gli occhi ascoltando la portata dell’albero
scorrergli nell’alveo del cuore.
Allora lasciava che i polpastrelli
camminassero lesti sopra la lavagna terrosa della vigna
a cancellare ogni sua orma superflua.
Per questo, andandosene, dava la schiena al Creato
e a tutte le piccole lanterne che poco a poco
accendevano il cielo, alzando le braccia
fino ad unire, sfiorandolo, l’infinito
come la prima lettera dell’alfabeto.”
La poesia è composta da un solo corpo testuale, senza suddivisione in strofe canoniche, ma con una chiara organizzazione fluida e narrativa, che accompagna il lettore in una riflessione intima e memoriale. Il componimento si presenta come un omaggio elegiaco al nonno dell’autore, “Giomaria ‘Billia’ Baldino”, evocato attraverso immagini fortemente radicate nella terra, nel lavoro agricolo e nella tradizione orale. Nonostante l’apparente libertà formale, la poesia è sorretta da una solida coesione interna, ottenuta tramite riprese foniche, metafore ricorrenti e una costante tensione simbolica tra terra e cielo, memoria e trascendenza. La poesia è in versi liberi, priva di schemi metrici regolari, ma fortemente ritmata attraverso:l’alternanza tra versi lunghi e corti (che spezzano e rilanciano il flusso), l’uso sapiente dell’enjambement e la musicalità intrinseca delle immagini. L’effetto è quasi prosastico, ma con un andamento solenne, cadenzato e meditativo, che richiama la liturgia del gesto contadino, lento ma denso di significato. Il titolo, “La prima lettera dell’alfabeto”, ha una duplice valenza simbolica: Alfa come origine, principio, fonte di conoscenza (lettera con cui inizia l’apprendimento) ed è anche una scrittura della terra, ovvero un linguaggio primordiale che non si apprende sui libri, ma si eredita attraverso il gesto, la manualità, la vita vissuta. Questo componimento richiama “l’alfabeto appreso dai padri”: simbolo di una conoscenza ancestrale, orale e agricola, legata ai gesti quotidiani. La poesia è ricchissima di figure retoriche, tra cui:metafore come: “abluzione di ombre rugginose” e “l’alfabeto appreso dai padri” e sinestesie: “detergersi di verderame e terra i contorni degli occhi”. Si riscontrano anche personificazioni: “il tramonto allungava il collo”, “i crini… condividevano il sonno del nuraghe” e allitterazioni: particolarmente evidente nei suoni liquidi e nasali (“lavagna terrosa della vigna”, “lui ad esercitare le dita minute”), oltre ad anastrofi e inversioni: contribuiscono alla solennità del tono (“ogni volta che il tramonto allungava il collo”). La scelta lessicale è densa, evocativa, multisensoriale, con tratti di lirismo arcaico che richiamano la cultura orale e la tradizione contadina sarda. Infine, con questa poesia Stefano Baldinu dimostra una padronanza matura del verso libero, con uno stile riconoscibile e originale, che sa unire la concretezza del reale con la profondità metafisica del ricordo. Una poesia di alto valore letterario, che meritatamente ha conquistato il primo posto in un concorso dedicato a una figura storica come Federico Barbarossa, sottolineando il legame tra tempo, storia e parola.
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Stefano Baldinu è nato a Bologna nel 1979, risiede a San Pietro in Casale (Bologna). Dal 2009 inizia a partecipare regolarmente a concorsi dove ha ottenuto numerosi riconoscimenti sia in lingua che in vernacolo, prevalentemente in Lingua Sarda nella sua variante logudorese. Sue poesie sono state tradotte in spagnolo, inglese, albanese, cinese, rumeno e polacco. È membro di Giuria in vari concorsi letterari, con particolare attenzione alle sezioni di poesia dialettale. Ha all’attivo la pubblicazione di dieci sillogi poetiche: “Sardegna” (2010), “Scorci piemontesi” (2012), “Genova per me” (2013), “Le creazioni amorose di un apprendista di bottega” (2017), “Boghes/Voci” (2021), “Storie” (2023), “Finestre” (2023), “Apophoreta” (2024), “Molliche” (2024), “Acqueforti” (2024). Gli sono stati assegnati tre premi alla carriera poetica. Ad aprile 2025 gli è stato conferito il Premio di Arte Letteraria Omaggio a Pier Paolo Pasolini. È Socio fondatore della Casa del Menestrello APS.


























