
«There is a crack in everything, that’s how the light gets in / C’è una crepa in ogni cosa, ed è da lì che entra la luce»
(Leonard Cohen)
Caro lettore, adorata lettrice,
il “caffè” di domenica scorsa ha evidentemente lasciato un segno profondo, ben oltre ogni mia aspettativa. In tanti avete scritto, condiviso, ringraziato. Le vostre parole hanno dato senso a ogni riga. “È okay non sapere tutto” — una frase semplice, quasi povera, eppure così potente. Ripartiamo da lì.
Viviamo in un tempo che ci vuole impeccabili. Sempre aggiornati, sempre pronti, sempre all’altezza. Ma all’altezza di cosa, poi? Di un ideale che cambia ogni giorno? Di aspettative che non abbiamo scelto? Di un confronto continuo che ci lascia stanchi e ci fa sentire, troppo spesso, inadeguati?
Siamo ammalati di ansia da prestazione. E, di sovente, non ce ne accorgiamo. La chiamiamo ambizione, la travestiamo da disciplina, la giustifichiamo con la voglia di migliorarci. Ma, in fondo, troppo spesso è solo paura. Paura di non essere amati se sbagliamo. Paura di non valere se non eccelliamo. Paura di non essere visti se non brilliamo.
Eppure, c’è una bellezza disarmante nell’imperfezione. Una bellezza che non urla, ma accoglie. Che non pretende, ma libera. Che non giudica, ma abbraccia. Essere imperfetti è umano. È vero. È profondamente nostro. E ci rende leggeri. Liberi.
Liberi come il mare che va e viene, senza chiedere il permesso alla riva. Come il vento che soffia dove vuole, incurante delle pale eoliche che vorrebbero imprigionarne l’energia. Come il sole che sorge ogni giorno, e se ne infischia della notte. Liberi come un bambino che ride senza motivo, come una foglia che danza nell’aria prima di posarsi a terra.
Soprattutto, liberi di dire “non lo so”, senza vergogna. Liberi di chiedere aiuto, senza sentirci deboli. Liberi di sbagliare, e restare comunque degni d’amore. Ed è proprio lì che accade qualcosa di raro: diventiamo autentici. Non perfetti, ma veri. Non impeccabili, ma vivi.
E forse è proprio questo che ci serve oggi. Meno performance, più presenza. Meno perfezione, più verità. Meno stress da risultato garantito a ogni costo, più gentilezza verso noi stessi. Meno armature, più pelle. Meno ruoli, più respiro.
Perché, sai, non c’è nulla di più bello che essere, semplicemente, se stessi: liberi e leggeri.
Salvador Dalí: «Non aver paura della perfezione: non la raggiungerai mai».
Ralph Waldo Emerson: «Essere se stessi, in un mondo che costantemente cerca di farti diventare qualcos’altro, è la più grande conquista».
Marilyn Monroe: «L’imperfezione è bellezza, la pazzia è genialità, ed è meglio essere assolutamente ridicoli che assolutamente noiosi».


























