
«Dio è papà, più ancora è madre»
(Papa Giovanni Paolo I, al secolo Albino Luciani)
«Se almeno Luciani fosse stato un comune cittadino romano, non ci sarebbe stato da discutere, ci sarebbe stata un’immediata autopsia. Le leggi italiane sanciscono che l’imbalsamazione non può essere effettuata fino ad almeno 24 ore dopo la morte senza la dispensa di un magistrato. Se un cittadino italiano fosse morto in circostanze analoghe a quelle di Luciani sarebbe stata eseguita un’immediata autopsia»
(David Yallop da ln nome di Dio)
Nella notte tra il 28 e 29 settembre del 1978 moriva il papa allora regnante, ovvero Giovanni Paolo I. Si chiamava Albino Luciani, era patriarca di Venezia. Era stato eletto soltanto una manciata di settimane prima, esattamente il 26 agosto. E non aveva ancora compiuto 66 anni.
Aveva sorpreso tutti il fatto che avesse scelto un doppio nome, – accadeva per la prima volta nella Chiesa -, com’egli chiarì, per onorare i due pontefici che lo avevano preceduto, vale a dire Giovanni XXIII che l’aveva nominato vescovo (di Vittorio Veneto) e Paolo VI che gli aveva conferito la porpora cardinalizia.
Si capì subito che il nuovo papa era persona mite, tanto da essere passato alla storia come “il papa del sorriso”.
L’aspetto di un prete di campagna, la voce leggermente femminea dal forte accento veneto ( era nato in provincia di Belluno), il porsi bonario e dolce, il sorriso sincero, il modo di esprimersi semplice, ma efficace, che poteva capire anche un bambino, lo resero subito simpatico e amato dalle folle, che poco si erano emozionate alla notizia della morte di papa Montini (Paolo VI).
La sua elezione fu del tutto inaspettata, non era certo tra i papabili, come l’arcivescovo di Genova, Giuseppe Siri, che invece tutti credevano che sarebbe stato finalmente eletto dopo un paio di conclavi in cui le sue aspettative erano andate a ramengo (Benny Lai ci ha scritto ll Papa non eletto. Giuseppe Siri, cardinale di Santa Romana Chiesa).
Risentito (anche i cardinali provano sentimenti comuni e poco “santi”!), Siri avrebbe detto: “Questo Luciani l’ha eletto il caldo!”.
Molti hanno descritto Luciani come un uomo semplice, quasi un sempliciotto, un po’ pavido, non particolarmente dotato, né colto, insomma, un bonaccione passato lì per caso e per caso eletto papa.
Non è mancato chi ha affermato che si trattava di una persona assai cagionevole di salute, quindi eletto come papa di transizione, in attesa che prendesse corpo un nome più spendibile nel conclave successivo. Che ci sarebbe stato a breve … Ma non così a breve …
Si tratta di narrazione postuma che ha finito per diventare “verità”.
E questo perché Luciani non era quel sempliciotto un po’ ignorante che la vulgata ha diffuso.
Era uomo coltissimo ed erudito, conoscitore delle lingue straniere, oltre che del doveroso latino, raffinato oratore e scrittore godibilissimo (vedansi i suoi Illustrissimi: Lettere ai grandi del passato).
Prete coraggioso e molto vicino ai fedeli della sua diocesi, favorevole all’uso degli anticoncezionali per la maternità responsabile (accettò a malincuore le conclusioni dottrinarie in materia dell’enciclica Humanae vitae di Paolo VI), fautore della trasparenza amministrativa e contabile della banca vaticana e delle banche cattoliche, poco estimatore di Paul Marcinkus che era diventato il vero padrone dello IOR, gestito con criteri mafiosi per i quali la banca vaticana era una vera e propria lavatrice del denaro sporco di provenienza illecita.
Sapeva essere anche duro (e conservatore) come quando rampognò duramente gli universitari cattolici della sua diocesi ch’erano favorevoli al divorzio.
O come quando richiamò all’ordine la parrocchia di Montaner, sottraendole le ostie consacrate e disponendone l’interdetto, perché i parrocchiani avevano osato contestare, in modo anche violento, tanto da rendere necessaria la presenza dei carabinieri, la sua scelta, in quanto vescovo, del nuovo sacerdote.
Diventato papa, Giovanni Paolo non aveva dimenticato Marcinkus, né gli mancava la conoscenza dei personaggi che in Vaticano facevano il bello e il cattivo tempo, in pratica “i papi ombra” del pontificato di Paolo VI.
Era sua intenzione fare pulizia, eliminando quegli uomini compromessi con criminalità e massoneria (leggasi P2 di Licio Gelli) per dare alla Chiesa finalmente quell’odore di fresco, quella parvenza di trasparenza, per farle riacquistare quella dignità ed onestà che dovrebbe sempre avere, ma che spesso, nel corso dei secoli della sua bimillenaria storia, sono mancate.
Luciani, quindi, è stato un papa che avrebbe fatto un repulisti importante, eliminando il marcio che caratterizzava la chiesa dell’epoca (ma non solo).
Un papa la cui umanità avrebbe fatto bene alla chiesa.
Molti hanno detto che la notte in cui Luciani morì, stava approntando la lista delle persone da esautorare (tipo i cardinali Benelli, Casaroli, Villot, per tacere di Marcinkus).
Ragion per cui, il papa andava fermato. E ucciso.
Probabilmente, o col veleno o soffocato durante il sonno.
Questo, almeno, hanno detto e dicono i maligni.
Né la curia consentì l’autopsia per dissipare dubbi su quella che fu dichiarata morte per infarto al miocardio. E quindi i dubbi sulla morte di Giovanni Paolo rimarranno per sempre.
Né il papa successivo, impegnato a tutelare la chiesa della sua patria, a far passare danari americani per finanziare il sindacato polacco e la sua rivolta, a combattere contro il comunismo, a viaggiare in lungo e in largo per il mondo, diventando una pop star, si preoccuperà di chiarire la “strana” morte del suo predecessore.
Né, tanto meno, di fare pulizia dentro il Vaticano, delle cui trame, nel migliore dei casi, rimarrà allo scuro, delegando la gestione a chi già, di fatto, ne manovrava le redini.
Per la Chiesa Cattolica, la morte improvvisa e oscura di Giovanni Paolo è stata una grande occasione persa.