Numeri da capogiro per l’evento musciale dell’anno e una giornata da non dimenticare

E pensare che c’è chi si vanta dei suoi venticinque lettori…! Sono sicuro che se qualcuno, come il Sottoscritto, si fosse fatto prendere, qualche volta, da quella spiccata dose di ubris, si sarebbe smontato davanti all’ultimo concerto di Vasco Rossi.

Vasco è un personaggio unico e, a torto o a ragione, risulta difficile restare impassibili alla sua originalità. Già, perchè Vasco è rimasto fedele a se stesso per quarant’anni. Certo, qualcuno obietterà che si sia svenduto alle logiche commerciali del mercato discografico, ma il dato assolutamente apodittico è che l’artista di Zocca non sbaglia mai un colpo. Pezzi orecchiabili, sonorità appena accennate e voce inconfondibile fanno di Vasco il miglior rocker italiano.

Ma torniamo ai numeri. I miei scarsi venticinque lettori (a cui devo tutto, Dio non voglia che si offendano!) impallidirebbero al cospetto dei 220mila fans che lo scorso 1 luglio hanno affollato il Modena Park per l’evento che aspettavano da circa un anno, da quando, cioè, il loro idolo aveva annunciato il mega party per celebrare l’importante anniversario.

Ma, come in tutte le faccende italiote, le polemiche non sono mancate. Gli ultimi tragici episodi di Torino, con la mortifera calca dopo la finale di Champions’ Real-Juve, aveva fatto salire il livello di attenzione a tal punto che si dubitasse dell’efficienza quantitativa delle Forze dell’Ordine chiamate a presidio della città emiliana. Fortunatamente, però, era stato lo stesso Vasco, durante le prove generali del soundcheck, a rassicurare tutti sostenendo che: “Questa è una festa contro la paura, non cambieremo le nostre abitudini. Il nemico è la paura e noi non abbiamo paura.” Una frase da leader, come se stesse chiamando a raccolta gli indecisi, gli scettici, coloro che avrebbero preferito non rischiare.

Lo spettacolo è partito tra lacrime di gioia, un’escalation di emozioni amplificate da un palco largo 130 metri, da cinque maxischermi da 1500 metri quadri e da quaranta (numero non casuale) storiche canzoni quali “Colpa d’Alfredo”, “Un senso”, “Una canzone per te”, “Vado al massimo”, “Siamo solo noi”, “Vita Spericolata”, “Liberi Liberi”, “C’è chi dice no”, “Come nelle favole”, “Sally”, “Cosa succede in città”, “Splendida giornata”, “Siamo soli”, “Anima fragile”, “Ogni volta”, “Ridere di te”, “Canzone”, “Vivere”, “Stupido Hotel”, e l’intramontabile “Albachiara”.

Alla fine restano i ricordi di una giornata indimenticabile, delle quattro (ancora il “4”) ore live, degli idranti per spruzzare acqua, dei reggiseni lanciati sulle note di “Rewind”, dei cancelli aperti dalla sera prima, di un palco per sognare ancora. A proposito, ci sarebbero da togliere le attrezzature. C’è qualcuno di buona volontà, magari con un pizzico di ubris, che si presti per smontare tutto questo? Al prossimo tour l’ardua sentenza…