
La festa della Repubblica, i ricordi del cuore, la patavina libertas
2 giugno, festa della Repubblica, festa della ritrovata libertà, giorno in cui, 75 anni fa, nasce la democrazia in Italia. Ci sarebbero tanti modi per celebrare questo giorno: io ho scelto di farlo cantando una città che mi è rimasta nel cuore…
2 giugno, canto Padova. La città del mitico Antenore e dello storico Livio, dei potenti Da Romano, al tempo dei Comuni, e Da Carrara, al tempo della Signoria e del Rinascimento. La città in cui Giotto ci ha donato per sempre la cappella degli Scrovegni, ma anche di Giusto dei Menabuoi, Francesco Squarcione, Mantegna, Tiziano, Paolo Veronese.
Canto la città che ha ispirato Dante, il Ruzzante, Nievo e Arrigo Boito e a cui Petrarca si è legato sino alla fine, tanto da spegnersi nella vicina Arquà.
La città dei salotti culturali di Alvise Cornaro e che ha dato i natali ad Andrea Palladio, la città di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, la prima donna al mondo a laurearsi, nel 1678, al Bò.
Canto Padova, città della scienza, che ha accolto Galileo, Giovanbattista Morgagni, Harvey ed Enrico Bernardi, ma anche filosofi come Pietro d’Abano e Marsilio. Canto la città in cui il clavicembalo ha lasciato il posto al fortepiano di Bartolomeo Cristofori.
La città del Santo per antonomasia, al punto che non c’è bisogno di nominarlo, e di Prato della Valle, che non ha prato e non è valle, ma è una delle piazze più grandi d’Europa e incanta con la sua magnificenza.
Canto gli affetti che mi hanno legato indissolubilmente a questa città e che, nella contigua Ponte San Nicolò, mi hanno visto coltivare legami del cuore, da coltivare con amore, perché mi fanno uomo.
Con una storia così ricca, così grande, così varia, nel giorno della festa della Repubblica, Padova mi offre un modo affatto singolare per raccontarmi la sua grandezza, per spiegarmi una volta di più, se ce ne fosse bisogno, che cosa significhi per davvero patavina libertas, il motto della prima università libera al mondo. Una storia che vi porgo sine glossa, l’apprezzi chi sa, la gusti chi può, la ami chi ama la Repubblica e la sua Costituzione.
Quella storia, in una targa posta sotto il ponte di Voltabarozzo, lungo l’argine di Terranegra, è narrata così: “In ricordo di Slim Bolousa. Cittadino del Marocco. Qui annegato il 6 aprile 2008, inseguito dai nostri pregiudizi. Per una città di tolleranza e convivenza”.