
Torna, dal 3 al 5 ottobre, presso l’Officina San Domenico, il Festival di Svergognat*, una seconda edizione in cui ci si chiede: dove abita il mostro? Chi è un mostro? Cosa è mostruoso? “Habito Mostro” è, infatti, il titolo della rassegna con talk, workshop, musica, installazioni e momenti conviviali. L’intento è scegliere di rimanere, di prendersi spazio. Il mostro, in questo senso, è tutto ciò che mette in crisi il conformismo, che crea nuove alleanze, che ci salva dall’adeguamento silenzioso. A spiegarcelo è Angelica Carretta, del collettivo Svergognat*, socia e volontaria di CapitalSud:
Ciao, Angelica. Perché avete deciso di intitolare “Habito Mostro” la rassegna in programma al Festival di Svergognat*?
Perché vogliamo risignificare la parola “mostro”. “Monstrum” significa anche “prodigio”, “manifestazione straordinaria”, qualcosa che eccede l’ordinario, che rompe l’ordine prestabilito. La radice latina di “monstrum” viene dal verbo monere, cioè “ammonire”, “avvisare”: il mostro è ciò che ci mostra qualcosa, che ci mette in guardia, che rivela un’anomalia nel sistema. È un segno, un presagio. Il mostro non è solo ciò che dev’essere escluso, ma anche ciò che ha il potere di indicare un’altra possibilità. Intitolare la rassegna “Habito Mostro” significa scegliere di abitare quella zona oltre la norma. Significa accettare che siamo tutte e tutti attraversat* da una parte mostruosa, che non va né temuta né addomesticata, ma ascoltata, accolta, rivendicata.
A tuo parere, è così complicato, oggigiorno, accogliere nelle nostre vite il mostro inteso come prodigio o diversità, in fede alla prima persona di un verbo che ci educa alla condivisione senza paura?
Sì, è complicato. Perché ancora oggi ci viene insegnato a nascondere le parti che non si adattano, che eccedono, che disturbano, ci viene insegnato che il mondo è diviso in giusto e sbagliato, in naturale e mostruoso. Ma “abitare il mostro” significa proprio questo: dare spazio a ciò che ci rende irripetibili, imprevedibili, imperfetti. Significa abitare il desiderio, la trasformazione, la rabbia. Significare affermare la legittimità della propria esistenza in quanto persone. “Habito” è prima persona del verbo “abitare”, ma è anche una dichiarazione d’intenti collettiva: scegliere di rimanere, di prendersi spazio. Il mostro, in questo senso, è tutto ciò che mette in crisi il conformismo, che crea nuove alleanze, che ci salva dall’adeguamento silenzioso.
Ospiti e appuntamenti imperdibili?
Tra gli appuntamenti da non perdere c’è quello di Benedetta Barzini, ex top model, musa e intellettuale, che interverrà in un talk sulla costruzione dell’immagine e sulla violenza dello sguardo, a partire dalla proiezione del documentario “La scomparsa di mia madre”. In dialogo con lei, la giornalista e art director Stefania Seoni, che indagherà il linguaggio visivo del mostruoso tra arte, moda ed editoria. Imperdibile anche l’incontro con Sabrina Cosentino, tra le prime donne a denunciare la violenza digitale in Italia, e con Maurizio Di Fazio, giornalista e autore, che offrirà una riflessione sul ruolo dei media tra vittimizzazione secondaria e nuove sensibilità. Infine, il talk con Domitilla Pirro, autrice e fondatrice dell’Osservatorio sulla Gender Equality, che esplorerà i temi della salute riproduttiva e dell’autodeterminazione a partire dalla sua esperienza narrativa, saggistica e pedagogica.
Come fare a partecipare?
Tutti gli appuntamenti del festival si svolgono ad Andria, presso Officina San Domenico, dal 3 al 5 ottobre 2025. L’accesso è gratuito su prenotazione per i workshop e il pranzo collettivo; con ticket per i singoli eventi o abbonamenti a più giornate tramite l’app DICE o contattando l’associazione al 351 371 9877.
Sono previste, fino ad esaurimento posti, gratuità per studenti delle scuole secondarie di secondo grado (15 per ogni talk) e insegnanti (10 per ogni talk).
Modalità di prenotazione:
Gli studenti e i docenti interessati sono invitati a inviare una email all’indirizzo capitalsudaps@gmail.com
oppure un messaggio al numero 351 371 9877, indicando:
- Nome e cognome
- Titolo del talk o dei talk a cui ci si prenota
- Scuola di provenienza
- Recapito telefonico
Ci teniamo a sottolineare che in seguito alla prenotazione, il mancato preavviso in caso di assenza comporta una notevole problematica per l’organizzazione.





























