
A che serve respirare aria oggi? Goditi il tuo gas. E facciamola finita. O no?
Cara Taranto,
come va la voce stamattina? Non riesci a parlare? Le occhiaie non potevi nasconderle un po’? Certo, come fai a dormire con questi venti di burrasca che non ti fanno aprire la finestra e che si infiltrano tra gli infissi scalcinati della tua casa. Immagino che questo soave odore di gas nell’aria ti soffochi pure i pensieri, oltre che la voce. C’è secchezza nella tua gola, così come nelle fonti di certe scelte politiche, tutte miopi. Tavoli su tavoli, affermazioni che contraddicono cose che erano verità precedentemente. La dittatura del laqualunque imperversa, putrida e ignorante. Se questa politica è fonte alta di carità come si esprimeva quel papa da cui nasce quel quartiere abbandonato a se stesso, universitario in parte ma per il resto nascosto agli occhi dei benpensanti, forse da te non è riuscita a entrare. Essere credenti e lottare per la vita, questo dovrebbe essere lo slogan di chi proclama certi valori. E, invece, non è così. Di democratico quel partito non ha nulla, quell’altro parla di fratellanza italiana ma si mistifica da solo quando si tratta di abbracciarti, il cielo stellato non si vede per i fumi e il colore di certi luoghi verdi è grigio scuro o rosso, ma senza lotta dura per le sorti dei poveri. Qui siamo uguali nello sconforto sembra lo slogan, e la più alta forma di carità diventa il diniego della verità. La verità, Taranto, non esiste. Esiste solo nella testa di chi ancora crede che qualcuno si prenderà cura di te, al capezzale della tua esistenza. Lo so, sei andata a votare, ma non totalmente convinta. Alcuni dei tuoi figli ormai non sono qui e votano altrove, altri hanno pensato bene di godersi il primo sole e il primo bagno di mare. Altri non si sono interessati per niente al solito mercato delle candidature che bivaccano nelle cassette della posta a ogni tornata elettorale. E, in questo momento, stai guardando un film che sai già come terminerà. Il killer deciderà le sorti della vittima e verrà applaudito, osannato come un salvatore della Patria, mentre quella povera donna che poteva essere difesa sarà giustiziata, eliminata. Un film distopico, impossibile da reggere per cuori puri. Perverso. Ma possibile che il regista della storia in cui sei attrice decida sempre per il cattivo e mai per il buono? La sindrome dell’abbassare il capo assomiglia più a un agire camorristico. Ad averceli i cuori puri, ad averceli…
Camminare per le tue strade, ma anche per quelle della tua provincia, ventre ricco di bellezze e di strade che portano tutte verso luoghi sconosciuti ogni volta, anche se li vedi da quando sei nato, ti riconcilia con l’umanità. Ora il dialetto esprime emozioni, ora il passo lento del treno che sale per Martina arrancando e sbuffando, ora il latte munto fresco nelle belle masserie che abbiamo, ora il profumo della pepata di cozze e del pesce arrostito dalle osterie e locali marinari. Tutto splendido, e poi il mare che con il suo fluire inonda gli orecchi del proprio custodire segreti di amori e, purtroppo, anche di tragedie. Mi hai detto che fare il bagno nelle Cheradi a vedere i delfini era un sogno per te. E, invece, non ti sarà più permesso. Non puoi mica goderti la vita, la natura, l’essere stesso di ciò che sei. Nulla. Non puoi vivere. Sempre tanta bellezza, nascosta, sotto coltri di polvere soffocante, incapace di superare i confini di uno sguardo che non sia l’oggi. Sono stanco sai, di dover rincorrerti ogni volta. Io che poi sono martinese e neppure dovrei parlare. Ma tu per tutto il territorio ti sei sacrificata, hai dedicato le tue sofferenze, il tuo sangue, il tuo lavoro e sudore ma come sempre le tue tasche alla fine sono vuote. È strano sai? Quando una azienda va bene assume. Ma a casa tua si difende quella che non va bene, che non va in regola, che non rispetta le più elementari norme di tutela dell’ambiente. E che, soprattutto, vorrebbe espellere dal proprio apparato digerente, vomitandoli, tanti operai, piccoli ingranaggi di un sistema giunto alla propria fine. Alienazione del pensiero e dell’esistenza, avvelenamento da idee mortifere. Sembra come il tuo spremere il limone sui frutti di mare crudi. Spremi spremi, e a un certo punto restano solo i noccioli e la buccia. Ecco, a te ora è rimasto questo. Altoforni, tipo cannucce da cui si è succhiato il succo di frutta ma in cui non rimane altro che aria, incapace di un anelito di vita. Ma questo residuo lo si vuole ancora stritolare, annientare, per dire che tutto lo sfruttabile è stato utilizzato e riciclato, in stile però politically correct. Un silenzio che fa paura quello delle tue piazze, incapace di esprimersi totalmente per un basta, un termine di una Odissea che non vede Ulisse tornare, ma che ti fa rimanere una Penelope che tesse la tela e si deve concedere per mangiare ai Proci, ma ha vigne, masserie, acque ricchissime ma che non può seguire, pena farle capire che è libera e non prigioniera. Eliminato ogni Argo, il cane fedele, pure ammazzato, dissolto nella propria fedeltà. Non esiste per te fedeltà. Esiste solo quella serie infinita di auto piene di cadaveri chiusi in bare tutte uguali, dove risorgere è vietato, pronti a entrare nei loculi e lì dimenticarli, come se niente fosse successo. Siamo nel Venerdì Santo continuo, abituata tu alle processioni dei perdoni che dovrebbero essere fatti in quello stabilimento vecchio, perverso, che sorge su cumuli di materiale pericolosissimo e che comunque viene aiutato. Se Hitler avesse vissuto qui, proprio lì, oggi sarebbe ancora vivo e lo si sosterrebbe nonostante in tutto il mondo il nazismo è un nemico insidioso e pericoloso. La rassegnazione significa non dire nulla, stare in silenzio. Come quando durante il secondo conflitto mondiale si è stati zitti di fronte all’Olocausto, come siamo rimasti impotenti di fronte alle bombe atomiche e come ora gridiamo lo sdegno per i bambini di Gaza. A loro la nostra solidarietà, ma ai nostri bambini chi pensa? Salviamo Tarantosi grida dagli strali di Montecitorio. Salviamo però non la tua vita, ma il cancro. Ti immagini un oncologo che fa il tifo per la massa tumorale e non per il paziente? Sarebbe un orrore ma qui esiste un profondo rosso silenzioso inferno, in cui il povero Dante non potrebbe altro che richiamare il tuo essere città dolente, novella Gerusalemme peccatrice perché non ha difeso i deboli, non ha vissuto gli umili.
A che serve respirare aria oggi? Goditi il tuo gas. E facciamola finita. O no?



























