
«Per democrazia non intendo affatto qualcosa di vago come il governo del popolo o il governo della maggioranza, ma un insieme di istituzioni che permettono il controllo pubblico dei governanti e il loro licenziamento da parte dei governati e che consentono ai governati di ottenere riforme senza ricorrere alla violenza… La democrazia consiste nel mettere sotto controllo il potere politico. Non ci dovrebbe essere alcun potere politico incontrollato in una democrazia
(Karl Popper)
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«I più pericolosi nemici d’Italia non sono gli austriaci, sono gl’italiani. Per la ragione che gl’italiani hanno voluto far un’Italia nuova, e loro rimanere gl’Italiani vecchi di prima, colle dappocaggini e le miserie morali che furono ab antico il loro retaggio»
(Massimo D’Azeglio da I miei ricordi)
Tira in giro una brutt’aria di censura. Che, si badi bene, non riguarda solo l’Italia.
Francia, Germania, Gran Bretagna hanno adottato di recente misure restrittive, e dunque censorie, rispetto alla libertà d’espressione, in particolare in riguardo all’antisemitismo adottandone la definizione dell’IHRA di Stoccolma (International Holocaust Remembrance Alliance), ovvero:
“L’antisemitismo è una certa percezione degli ebrei che può essere espressa come odio per gli ebrei. Manifestazioni di antisemitismo verbali e fisiche sono dirette verso gli ebrei o i non ebrei e/o alle loro proprietà, verso istituzioni comunitarie ebraiche ed edifici utilizzati per il culto”.
A leggere dal sito dell’IHRA, esempio di applicazione di questa definizione, sempreché uno Stato l’adotti facendola diventare parte integrante di una propria legge, è pure, tra gli altri, fare “confronti (tra) la politica israeliana contemporanea con quella dei nazisti”. Per dirla più semplicemente, affermare che Israele è uno stato genocida potrebbe essere considerato un reato d’opinione, pertanto punibile.
In Italia non lo è ancora, ma ci stanno lavorando.
Il sempre apprezzato Maurizio Gasparri, quello stesso della legge sulla radiotelevisione e altri mezzi di comunicazione, ha presentato una proposta di legge in tal senso. E l’opposizione, per non essere da meno, ha fatto lo stesso, (con qualche peggioramento), con Graziano Delrio, indimenticato ministro delle infrastrutture nei governi Renzi e Gentiloni. Vero è che su Delrio hanno fatto pressione altri membri del PD, tra cui la segretaria del partito, affinché la ritirasse. Ma lui niente. Tetragono ad ogni sollecitazione, ha tenuto il punto.
E poco importa che oltre mille professori universitari ed intellettuali, tra cui anche alcuni di origine ebraica, abbiano manifestato la propria contrarietà!
Per tacere dell’intervento del ministro dell’istruzione e del merito, Giuseppe Valditara che ha chiesto che vengano inviati gli ispettori in un paio di scuole della Toscana che hanno di recente ospitato Francesca Albanese, relatrice speciale dell’Onu per i territori palestinesi occupati, diventata una specie di paria del globo terraqueo da quando l’amministrazione Trump l’ha sottoposta ad una serie di restrizioni (tra cui l’impossibilità di usare la carta di credito per effettuare pagamenti), ma che, fortunatamente, fino ad ora, ha potuto portare presso scuole e su alcuni giornali e televisioni, la sua testimonianza di quanto accaduto ai palestinesi per mano dell’IDF.
E che dire della censura subita dal professor D’Orsi per la sua conferenza sulla Russia?
In questo caso, poi, l’accusa delle anime belle (tra le quali l’ineffabile Pina Picierno) è di essere putiniano.
Liste di putiniani sono state redatte già all’indomani dell’invasione russa dell’Ucraina. E, cosa più grottesca, sono state vietate manifestazioni culturali che avevano, in un modo o nell’altro, a che fare con la Russia.
Per dire, è stata vietata a Paolo Nori, studioso, e traduttore della letteratura russa, una serie di lezioni su Dostoevskij all’Università milanese della Bicocca nel 2022. E pensare che l’autore di Delitto e Castigo non può subire la taccia di putiniano perché è nato e vissuto (e morto) nel diciannovesimo secolo, molto prima che Putin nascesse.
Ma la censura è idiota, si sa … E non ha il senso del ridicolo.
È come una mannaia che, con furia, taglia tutto quello che trova davanti.
Ed un altro caso di censura è quello della ministra dell’Università Anna Maria Bernini che, durante la manifestazione di Atreju, di fronte a studenti che le contestavano il pasticcio del semestre filtro per l’accesso alla facoltà di medicina, ha pensato bene di uscir d’impiccio senza rispondere sul merito della contestazione, ma affermando: “Siete sempre dei poveri comunisti. Prima di contestare fatemi parlare. Questo dimostra la vostra inutilità”, riconoscendo, tuttavia, il copyright del sintagma “poveri comunisti” essere frutto della buonanima di Silvio Berlusconi.
Tutti gli episodi avvenuti indicano quale voglia di censura attraversi il Paese, o meglio, la sua classe politica, da sinistra a destra. Ed è un peccato.
Perché da un lato sono la cartina di tornasole di un clima avvelenato, di un disagio collettivo, di una frattura praticamente insanabile tra stato-apparato e stato-comunità.
Ma dall’altro dimostrano la decadenza, l’avviamento verso lo sfascio, della democrazia, il cui segnale primigenio è la disaffezione degli elettori per l’esercizio del diritto di voto.
Non si tratta, qui, di trovare i torti o le ragioni e la parte da cui stanno. Perché ognuno di noi ha le sue idee in merito.
Si tratta di fare qualcosa prima che la situazione diventi irreversibile.
Salvare la democrazia, quella vera, non il suo vuoto simulacro, qual è oggi.
Questo dovrebbe essere il compito di una nuova classe politica che parta dal presupposto che il potere è servizio. Non cadrega cui rimanere inchiavardati. Non arroganza e prepotenza.
Forse sono un’illusa. Ma spero tanto nei giovani che, finalmente, con spirito nuovo e puro, prendano in mano la situazione.
























