L’ultimo film di Luc Besson

Diretto e sceneggiato da Luc Besson, “Dracula – L’amore perduto” è un film del 2025 che ricalca le orme della pellicola di Coppola che, a sua volta, tratteggiava, quasi fedelmente, il romanzo di Bram Stoker. La Transilvania del XV secolo offre al Principe Vladimiro l’occasione di battagliare in nome di Dio, proprio quel Dio che poi rinnegherà a causa della morte di sua moglie Elisabetta, venendo, così, maledetto per l’eternità ad essere un vampiro e vagare per ritrovare, appunto, il suo amore perduto.

Nella vasta gamma di contributi che il personaggio di Dracula ha consegnato al cinema, la proposta di Besson appare edonistica ma spirituale al tempo stesso, un caleidoscopio di emozioni che sfiorano il caricaturale per incanalarsi, invece, lungo sentieri di razionale vendetta, è l’espiazione del male nel mondo che fa il paio con la propria insofferenza, una traumatica esistenza volta ad eludere la vita stessa, nell’infinito dubbio amletico se sia più faticoso struggersi per quattrocento anni o frenare istinti passionali di sentimenti lacerati.

“Dracula – L’amore perduto” ammicca alla blasfemia come cura del proprio ego, azzanna alla giugulare della vita tenendo sempre d’occhio la potenza dell’Altissimo, quella carità cristiana che persino le suore di un convento mettono in discussione, bramose di essere dissanguate dal padrone Vlad.

In questo senso, anche la scelta del nome “Maria”, per il personaggio interpretato dalla nostra Matilda De Angelis, è tutt’altro che banale, ma richiama a quel senso di purezza che, inevitabilmente, ogni essere umano perde dopo le ingiustizie subìte.

La catartica opera di evangelizzazione che Christoph Waltz compie è un tentativo di derubricare l’esorcismo a pura dinamica di causa effetto, egli non incarna il prete come faceva Max von Sydow nel celebre capolavoro di William Friedkin, il suo sacerdozio è teorico ed erudito, una capacità di persuasione che induce lo stesso Dracula alla redenzione, diviso fra l’appartenenza alla sua Elisabetta/Mina (Zoë Bleu) e la sua indomabile anima combattiva, una sorta di antieroe mosso da follia distruttiva, la schizofrenia ammirata nel Joker di Heath Ledger, qui viene ponderata dall’arte recitativa del protagonista Caleb Landry Jones, inarrivabile al mito di Gary Oldman, ma anacronistico teatrante in grado di cavalcare, con disinvoltura, le onde del tempo, grazie anche ad effetti speciali, fortunatamente, sempre meno digitali e più artigianali.

L’utilizzo del profumo è un espediente narrativo che alleggerisce il plot in una location parigina, differente dalla cupa Londra, e più incline all’aspetto, a volte demenziale, ma più romantico della capitale francese.

“Dracula” è un grande classico della letteratura e la sua trasposizione cinematografica ha incontrato spesso ostacoli. La versione di Luc Besson, però, ingloba generi e stili diversi, guarda ad un pubblico variegato e fa suo l’assioma secondo cui la ricerca, seppur disperata, valga più della conquista.


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.

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