
Si intitola “The Impact of Architectural Design on Chronic Stress Levels” la ricerca che l’architetto andriese Sabrina Lorusso ha portato avanti per dimostrare quanto lo spazio influisca sullo stress, esplorando il ruolo che l’architettura possa avere nel supportare la salute delle persone. Premiata con gli International Academy Awards durante il 14° World Congress on Design and Health di Singapore, Sabrina studia come le persone percepiscono gli spazi e come il corpo reagisce fisiologicamente a diversi stimoli ambientali. Un aspetto fondamentale è includere l’esperienza vissuta del luogo: capire come un ambiente viene sentito, interpretato, abitato.
Ciao, Sabrina. Che effetto fa ricevere un riconoscimento nella categoria International Research Project durante il 14° World Congress on Design and Health di Singapore?
Ricevere questo riconoscimento è per me una gioia immensa. È il risultato di un lavoro intenso che io e la co-ricercatrice, Natalia Ottonello, portiamo avanti da quasi due anni con dedizione assoluta. La nostra ricerca, “The Impact of Architectural Design on Chronic Stress Levels”, nasce dal desiderio profondo di comprendere come lo spazio influisce sullo stress e di esplorare il ruolo che l’architettura può avere nel supportare la salute delle persone.
Essere premiate in questo contesto ha un valore speciale perché gli International Academy Awards sono oggi il riconoscimento più autorevole dedicato alla progettazione di ambienti costruiti che promuovono salute, benessere e qualità della vita e quindi premia l’eccellenza globale nella ricerca e nella pratica. Il World Congress on Design and Health Riunisce professionisti, ricercatori, progettisti e istituzioni da tutto il mondo che condividono una visione comune: creare spazi capaci di migliorare concretamente la vita delle persone, attraverso l’innovazione e l’evidenza scientifica.
Ricevere un premio così importante ci riempie di gratitudine e rappresenta un coronamento del nostro percorso, ma anche una spinta fortissima a continuare. Crediamo profondamente che ci sia ancora molto da scoprire sul rapporto tra ambiente costruito e regolazione dello stress, e questo riconoscimento ci conferma che la strada intrapresa è quella giusta. È certamente una sfida, ma è la sfida che abbiamo scelto, e che abbiamo intenzione di portare avanti con entusiasmo e determinazione.
Come sei giunta alla realizzazione del progetto “The Impact of Architectural Design on Chronic Stress Levels”?
Il progetto nasce come tesi sperimentale del Master in Neuroscienze Applicate all’Architettura allo IUAV di Venezia, dove io e Natalia ci siamo conosciute e abbiamo iniziato a collaborare. Fin da subito abbiamo condiviso la stessa visione: portare un approccio scientifico all’interno della progettazione, indagando come gli spazi ci influenzano a livello fisiologico e psicologico.
Abbiamo sviluppato due protocolli di ricerca, uno qualitativo e uno quantitativo, per studiare come le persone percepiscono gli spazi e come il corpo reagisce fisiologicamente a diversi stimoli ambientali. Un aspetto fondamentale per noi era includere l’esperienza vissuta del luogo: capire come un ambiente viene sentito, interpretato, abitato.
Dopo aver concluso il master, abbiamo deciso di proseguire la ricerca in autonomia, spinte dalla passione e dalla convinzione che questi temi possano contribuire concretamente al benessere delle persone. È stato un percorso impegnativo, ma il desiderio di portare evidenze scientifiche all’interno della progettazione architettonica ci ha guidate passo dopo passo.
In che modo gli spazi architettonici influenzano, qualitativamente e quantitativamente, i nostri livelli di stress cronico?
La nostra ricerca dimostra che il design architettonico influisce in modo significativo sia sulla percezione soggettiva dello stress, sia sulle risposte fisiologiche del corpo.
Dal punto di vista qualitativo, abbiamo osservato che le persone tendono a sentirsi più calme, accolte e in sintonia negli ambienti progettati secondo criteri salutogenici: spazi con elementi naturali, materiali caldi, geometrie morbide e proporzioni umane vengono percepiti come più armoniosi e capaci di sostenere il benessere quotidiano. Al contrario, gli ambienti caratterizzati da “povertà sensoriale”, vengono percepiti come meno accoglienti e meno favorevoli alla regolazione emotiva.
Dal punto di vista quantitativo, i dati fisiologici hanno confermato ciò che le persone riferivano nelle interviste: analizzando la Frequenza cardiaca (HR), la variabilità della frequenza cardiaca (HRV) e la conduttanza cutanea (SCL) abbiamo verificato che spazi progettati con criteri salutogenici (principi di progettazione che mirano a promuovere la salute e il benessere) riducono l’attivazione dello stress e accelerano il recupero fisiologico, mentre ambienti neutri o privi di stimoli adeguati possono amplificarlo.
È possibile, nel tempo, migliorare la salute pubblica alimentando il nostro benessere psicofisico attraverso l’architettura?
Assolutamente sì, ed è proprio ciò che la nostra ricerca contribuisce a dimostrare. Gli ambienti in cui viviamo influenzano costantemente il nostro sistema nervoso. Poiché trascorriamo circa il 90% del nostro tempo in spazi costruiti, l’architettura ha un impatto diretto e quotidiano sulla nostra fisiologia, sulle emozioni e sulla capacità di gestire lo stress…
I risultati del nostro studio mostrano che spazi progettati con materiali naturali, geometrie morbide e un approccio umano-centrico generano effetti misurabili sulla regolazione dello stress:
riducono l’attivazione simpatica,
migliorano i tempi di recupero dopo uno stressor,
aumentano la sensazione soggettiva di calma e benessere.
Questi effetti, ripetuti nel tempo, possono contribuire alla riduzione dello stress cronico, che oggi è uno dei fattori principali nello sviluppo di patologie cardiovascolari, metaboliche e psicologiche. L’architettura, dunque, non è solo uno sfondo: può diventare un agente attivo di salute. Integrare nei progetti strategie che favoriscono benessere e salute significa promuovere prevenzione quotidiana, sostenere l’equilibrio psicofisico delle persone e alleggerire il peso dello stress cronico sulla società.
























