Thayaht, il visionario che voleva solcare il Mediterraneo su un veliero rosso: quello della Fiera

Verso inizio settembre, in Puglia, lo si vede comparire un po’ dappertutto. Tv, giornali, siti, social, manifesti. È un veliero rosso, completamente rosso, che a vele spiegate solca un mare leggermente increspato. È il logo della Fiera del Levante.

Il messaggio appare subito chiaro. Quel disegno stilizzato racconta ciò che la Fiera in questione si prefigge di essere dal 1930, quando ci fu la sua prima edizione. Ovvero un momento pensato per l’internazionalizzazione dell’economia meridionale, da conseguirsi grazie allo sviluppo di commerci con le altre regioni del Sud d’Italia, del Sud est europeo, dei Balcani, del Medio Oriente e dell’Africa settentrionale. Una fiera tutta rivolta al Mediterraneo dunque, con il mare e un veliero per logo, messi a perfetto simbolo di tali intenzioni.fiera-castel-del-monte

Si sa poco altro di quel disegno, eppure non è un logo come un altro, ma parte integrante della memoria storica della Fiera stessa. Non solo perché ha rappresentato l’esposizione fin dalla sua prima edizione, essendo stato reinterpretato negli anni certo, ma mai sostituito. Soprattutto perché fu disegnato da Thayaht. Figura complessa, artista e creativo, personaggio visionario e immaginifico, sarebbe poi passato alla storia come uno dei primi designer, nonché padre del Made in Italy.

Il suo vero nome era Ernesto Michahelles, ma a lui piaceva Thayaht perché si poteva leggere da sinistra e destra e viceversa. Nacque a Firenze nel 1893. Visse nella città toscana, poi a Parigi, poi di nuovo a Firenze e poi a Boston. Poi ancora a Firenze. I suoi interessi artistici furono illimitati: dalla moda all’architettura, dalla pittura alla scultura, dalla fotografia alla scenografia, dalla musica al teatro, dalla grafica pubblicitaria all’oreficeria.

Collaborò con la maison Madaleine Vionnet come stilista, influenzando la moda parigina e quindi, secondo i critici, l’intera moda europea. Divenne amico di Tommaso Marinetti esponendo le sue opere in diverse collettive futuriste. Fu incaricato dal Gruppo Nazionale fascista di disegnare cappelli di paglia, cosa che fece egregiamente, divertendosi con invenzioni quali il “cappello poetico”, il “fonocappello”, il “cappello autosalutante”.

La stessa cosa successe con gli indumenti. Inventò il “camitto” (una camicia antinceppante), il “toraco” (una maglietta senza maniche in tessuto elastico), il “radiotelfo” (casco con “apparecchio radioricevente con auricolari snodati”), la “spiova” (un cappello invernale antipioggia), ma soprattutto la “tuta”. Fu fra il 1919 e il 1920, assieme al fratello, ebbe l’idea di un indumento da realizzarsi con un solo taglio di stoffa. Per un breve periodo la tuta fu un indumento alla moda a Firenze, prima di diventare il capo da lavoro più usato.

Visse in una villetta in Versilia, acquistata nel 1923 e ribattezzata da lui stesso “Casa Gialla”. Di quella stessa villa, nel 1954, fece la sede dell’associazione C.I.R.N.O.S., acronimo di Centro Indipendente Raccolta Notizie Osservazioni Spaziali, cioè la prima associazione d’impostazione scientifica civile italiana per lo studio del fenomeno UFO.

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È così che tramite quel logo, indissolubilmente legato al nome, la Fiera del Levante continua a parlarci non solo dei suoi obiettivi e di quello che vorrebbe realizzare, ma anche della sua storia gloriosa. Lo fa tramite la vita di quel disegnatore che ci racconta di fascismo, della sua caduta, di design, Made in Italy, moda, arte, progresso, divagazioni, toccando alcuni fra gli aspetti più importanti della storia recente italiana. Ci rende chiaro allora che l’esposizione più celebre del capoluogo pugliese, non è più solo un fatto commerciale, di convenienza, ma qualcosa in cui ormai centri la memoria. Una memoria che lega la storia d’Italia a quella della fiera, insieme abbracciate al Mediterraneo, il mare che un visionario toscano s’immaginò di poter solcare su un veliero tutto rosso.


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"Andrea Colasuonno nasce ad Andria il 17/06/1984. Nel 2010 si laurea in filosofia  all'Università Statale di Milano con una tesi su Albert Camus e il pensiero meridiano. Negli ultimi anni ha vissuto in Palestina per un progetto di servizio civile all'estero, e in Belgio dove ha insegnato grazie a un progetto dell'Unione Europea. Suoi articoli sono apparsi su Nena News, Lo Straniero, Politica & Società, Esseblog, Rivista di politica, Bocche Scucite, Ragion Pratica, Nuovo Meridionalismo.   Attualmente vive e lavora a Milano dove insegna italiano a stranieri presso diversi enti locali".