A Susumu Kitagawa, Richard Robson e Omar Yaghi,

I loro esperimenti hanno permesso di “raccogliere acqua dall’aria del deserto“. Stiamo parlando di Susumu Kitagawa, Richard Robson e Omar Yaghi, i Nobel per la Chimica 2025. I tre scienziati, grazie ai loro studi sui nuovi materiali e sullo sviluppo di strutture metallo-organiche, hanno creato un tipo di architettura molecolare totalmente rivoluzionario.

Tali strutture metallo-organiche possiedono al loro interno grandi cavità in cui le molecole fluiscono dentro e fuori. I ricercatori le utilizzano per raccogliere acqua dall’aria del deserto, per estrarre sostanze inquinanti da risorse idriche, per imprigionare l’anidride carbonica e immagazzinare idrogeno.

Secondo Heiner Linke, presidente del Comitato Nobel per la Chimica, le strutture metallo-organiche sviluppate dai tre studiosi “hanno un potenziale enorme, offrendo opportunità inaspettate per materiali personalizzati con nuove funzioni“.

La scoperta di Kitagawa, Robson e Yaghi permette alle strutture molecolari di sfruttare i loro ampi spazi attraverso i quali possono fluire gas e altre sostanze chimiche. Si realizzano, così, nuovi materiali porosi che per fronteggiare molte sfide ambientali, partendo proprio dalla lotta alla desertificazione, al fine di estrarre acqua dall’aria del deserto. Possono, inoltre, essere utilizzati per la decarbonizzazione, permettendo, come detto, di catturare l’anidride carbonica, immagazzinando gas tossici e catalizzando reazioni chimiche.

Stando a Gianluca Maria Farinola, professore ordinario dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro e presidente della Società Chimica Italiana, “l’uso dei Metal Organic Frameworks nella catalisi apre le porte alla produzione di farmaci e combustibili in modo più efficiente. La vera forza di questi materiali è la loro enorme varietà potenziale. Poiché i metalli della tavola periodica sono molti e i leganti organici che li uniscono sono virtualmente infiniti, è possibile immaginare di fare una varietà di materiali immensa, siderale, con proprietà diverse. Questa foresta vergine di possibilità è destinata a rivoluzionare numerosi settori, dalla chimica industriale alla sostenibilità ambientale”.

A detta di Lucrezia Lamastra, professoressa associata di Chimica agraria alla Facoltà di Scienze agrarie alimentari e ambientali dell’Università Cattolica, campus di Piacenza, “questi materiali possono trovare svariate applicazioni: possono catturare anidride carbonica, immagazzinare idrogeno, assorbire gas tossici o persino raccogliere acqua trattenendola dall’aria dei deserti. Ogni loro applicazione tocca un aspetto cruciale delle tematiche che sono oggi di grande attualità — energia pulita, acqua, qualità dell’aria, sostenibilità ambientale. Mi piace, infine, ricordare che questo Nobel, come ormai succede da qualche anno, dimostra come la cooperazione nella scienza sia essenziale. I tre vincitori, Kitagawa, Robson e Yaghi hanno lavorato in continenti diversi, ma le loro idee si sono intrecciate in modo naturale, evidenziando che la conoscenza non conosce confini. Oggi, di fronte a sfide globali come la crisi climatica o la scarsità di risorse – conclude – la collaborazione scientifica non è solo un valore: è una necessità”.


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.

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