Il sorriso di Willy…

Willy non è una persona o almeno non solo. Willy è un posto, un posto qualunque nel mondo. Potrebbe trovarsi ovunque e invece si trova a Mancora, una piccola località balneare nel nord del Perù, ultima tappa del nostro viaggio di natale che, attraverso la costa peruviana, ci ha portato da Lima fino al confine con l’Ecuador. Mancora ce l’hanno definita la Ibiza del Perù, luogo di divertimento e perdizione e invece ci ritroviamo in una piccola cittadina dove la vita mondana sembra concentrata su una lingua di spiaggia con una decina di locali col solito, chiassoso e scriteriato reggaeton. Bene, a Ibiza non ci sono mai stata ma non la immagino così.

Cerchiamo comunque di non cedere allo sconforto, aspettiamo almeno di trovarci un posto dove dormire che da bravi backpackers improvvisati non ci siamo cercati prima, non potevamo certo immaginare che il capodanno di Mancora è il più agognato di tutto il Paese e che questo avrebbe reso la nostra ricerca particolarmente difficile: non si trova un alloggio nemmeno a pagarlo oro o meglio solo a pagarlo oro e questo in Perù ci lascia perplessi. Dopo una mattinata nel traffico della Panamericana norte, che del tutto inopportunamente attraversa la città, nelle polverose stradine secondarie tra mototaxi e cafè pasados e a scioglierci sotto il sole dell’equatore tra infiniti calcoli, conti, trattative ecco che appare Willy.

La piccola casetta che pare in costruzione quasi non si vede, sembra un 24 ore e in effetti è anche un 24 ore, la scritta “Hospedaje Willy” si perde tra le altre, tra quelle del pisco Vargas e del più esotico Jägermeister. Ad attrarci è il sorriso del suo dueño, o almeno così mi è sembrato dopo. È Willy stesso, che nello scegliere il nome delle sue attività ha peccato di banalità o presunzione, a parlarci dei prezzi, finalmente convenienti, e a mostrarci l’alberghetto proprio sopra casa sua: un intruglio di corridoi, scale, terrazzini che da fuori non si sarebbe mai detto. E lui a portarci nella nostra quadrupla, la stanza più remota della torre più alta. Il posto è stranamente pulito come nemmeno gli ostelli alla moda per pitucos occidentali delle tappe precedenti. L’odore di detersivo ci convince, ma ci aveva già convinto il sorriso del suo dueño o almeno così mi è sembrato dopo. Willy fa i calcoli o meglio li facciamo noi per lui, si fida totalmente. Willy ci racconta di Mancora, ha sempre vissuto lì, ci racconta del suo mare, dei suoi paesaggi, degli uccelli marini. Ci racconta della sua vita di pescatore prima di sistemarsi piano piano con i suoi negocios. Ci racconta dell’alluvione dell’ 83, di quando ha piovuto ininterrottamente per 6 mesi, di come la pioggia ha cambiato il paesaggio, della miseria che ha visto e vissuto eppure il suo sorriso non va via, nemmeno per un secondo. E questa serenità di abuelito che conosce la vita, questi racconti, questo suo perenne sorriso mi fanno subito pensare a Willy come il personaggio di un romanzo di Garcia Marquez. Ne ha tutta la bellezza e tutta la magia. Non a caso l’ultimo giorno gli abbiamo chiesto una foto insieme, come si fa con le persone importanti.

E sarà la doccia o i ventilatori in stanza, saranno i 5 minuti ad occhi chiusi sul letto o l’aperitivo in spiaggia ma presto cambiamo idea, Mancora ci piace, non sarà Ibiza ma ci piace. Qui, diversamente che a Lima, possiamo vedere l’oceano dalla nostra finestra, abbiamo la spiaggia a due passi, possiamo spostarci a piedi e per strada con la gente ci riconosciamo e salutiamo ma poi ci rendiamo subito conto che Willy è stato solo l’inizio, solo il benvenuto di una città tutta magica che come lui ci sorride e come lui ha delle storie da raccontare. Qui sembra si siano dati appuntamento tutti i pazzi del mondo, tutti gli scemi di tutti i villaggi del mondo e non sarà un caso che ci sia finita pure io. Già dal primo giorno Mancora ci ha accolto al suo allegro banchetto, ci ha aperto le porte a una serie di incontri memorabili: artisti, pizzaioli, viaggiatori, camerieri, vagabondi, campeggiatori, baristi, cuochi, artigiani, ambulanti, musicisti. Non so più usciti da quale romanzo, creati da quale autore, venuti da che angolo di mondo. Ognuno con qualcosa da dirci, ognuno con un pezzo di vita da regalarci.

Sì, mi ero sbagliata, Mancora mi piace, mi piacciono i suoi tramonti, mi piacciono le sue albe, mi piace pensare che sia sempre lì con la sua eterna estate, con i suoi eterni capodanno, eterno rifugio di incontri.

E anche qui e adesso, mentre sul divano del mio appartamento limeño scrivo di questo posto qualunque nel mondo, ho nelle orecchie le parole di una vecchia canzone che mi hanno insegnato lì: “Prefiero ser esta metamorfosi ambulante..” e sulla faccia un sorriso che spero assomigli, anche solo vagamente, a quello di Willy.