a volte - riconoscere le nostre emozioni o almeno provare a dare un nome

Suggestioni. Non so spiegarlo bene, o forse sì perché è così semplice – a volte – riconoscere le nostre emozioni o almeno provare a dare un nome a ciò che sentiamo e allora ho ascoltato la voce del mio corpo che mi ha sussurrato un brivido.

Questo è stato. Un brivido sulle braccia, un leggero nodo in gola e le parole che in silenzio si fermano lì. Emozione. Così difficile ormai da provare, tanto difficile da riconoscere. Questo è ciò che ho provato guardando “Voci del silenzio”; mostra fotografica di Mirella Caldarone che introduco proprio con le sue parole: “Andria, dentro le mura della mia storia. È stata la scoperta di un mondo. In un rapporto immutabile con la fede nella testimonianza del Vangelo, il mondo religioso è depositario di sapienze devozionali che annullano la distanza di tempo che separa noi dagli eventi raccontati nei testi sacri, per divenire contemporanei. Nella serietà della dedizione sta tutta la tensione di una appartenenza convinta, calata nel profondo dell’essere, direi quasi marchiata nella pelle, che spesso svela storie personali di dolore”.

Un silenzio pieno che rimbomba e invade, piacevolmente.

Il bianco e nero delle foto regala profondità. È come se si entrasse, dentro. Le foto raccontano un dentro come quella immagine tanto cara che è per me la Luna Nuova, scrigno prezioso che contiene luce.

Fermo immagini di ciò che accade oltre ciò che vediamo.

I riti dovrebbero essere recuperati ma poterne godere, assaporarli è un’occasione.

Le celebrazioni della Settimana Santa. “Un vissuto, quello della Settimana Santa, rappresentato da duemila anni e che sopravvive grazie a qualcuno che si prende cura, da secoli, delle travi di legno religiosamente incrociate, dei sepolcri, simboli di percorrenze obbligate, dei paramenti liturgici, dei simulacri e delle reliquie, oggetti di culto nel passato come nel presente”.

Questa celebrazione porta con sé qualcosa di struggente.

Un percorso che parte dalla fiducia che vien meno, il tradimento di un’amicizia, l’essere lasciati soli e subire il dolore del giudizio e di chi “se ne lava le mani”.

Viene meno l’agire della responsabilità verso se stessi e verso il mondo.

Il dolore fisico, la devastazione delle ferite e la morte.

E i piedi dietro un telo bianco.

Il candore che precede il dolore o il dolore che va verso il candore?

Il dolore, per poterlo superare, ha bisogno di essere vissuto.

Profondamente.

Poi riusciamo a scoprire il tesoro che ci abita.

Le mani tese di chi ci ama.

Elaborazione di ciò che è stato.

Resurrezione.

Cicatrici che divengono sfumature particolari della nostra vita e si riparte.

Si ricomincia.

Ancora un battito. Uno ancora.

E ancora e ancora.

Le donne accendono, chine, i lumini bianchi.

Una fila di luce.

Dalla luce alla luce.

Lentezza, fluire dei gesti, delicatezza e il prendersi cura.

Ed un fiore tra giri di pietra contiene ed accoglie ogni goccia e noi siamo in ogni goccia.

Piccole luci, come un soffio nelle voci del silenzio che lucide e attente ci toccano facendoci sentire e percepire nelle nostre piccole e uniche parti.

Sarà possibile godere ed emozionarsi di questo percorso, di questo racconto, l’11 Marzo alle ore 20:30 (ingresso libero su prenotazione)in Fucina Domestica (piazza La Corte, 2 – Andria), che non è solo un’associazione di promozione culturale, ma è cultura essa stessa ed è un luogo dove è facile respirare, rigenerare l’Anima per ripartire.

Una serata quella dell’11 che vedrà, oltre all’autrice del progetto, Mirella Caldarone, Paolo Farina, direttore di questa testata, don Geremia Acri, Michele Palumbo, giornalista e docente di filosofia, Gaetano Armenio, coordinatore del progetto “Settimana Santa in Puglia in “Conversazioni Semilaiche”. Modererà queste “conversazioni semilaiche”   Marilena Pastore, giornalista di Teledehon. La serata sarà impreziosita dall’esibizione del duo artistico Valeria Di Maria (soprano) e Gaetano Pistillo (pianoforte).

Le emozioni a volte non hanno un nome comprensibile all’intelletto che a volte parla una lingua diversa. Ascoltare il silenzio è un’esperienza ricca di suoni ed emozioni. Voci dal silenzio verso noi stessi.

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