I diritti acquisiti degli ex parlamentari e degli ex consiglieri regionali non si toccano. In tempi di dilagante antipolitica, soffiare sul fuoco è alquanto semplice, perciò ci asterremo. Riportiamo quanto dichiarato dagli interessati. A lettore il giudizio.

La Commissione Affari costituzionali della Camera ha al vaglio diverse proposte di legge che prevedono sforbiciate ai vitalizi di parlamentari e consiglieri regionali, siano essi in carica o in pensione. Sono stati così ascoltati anche i rappresentati dell’Associazione di ex parlamentari ed ex consiglieri e il loro parere è stato perentorio: i vitalizi non si toccano. Anzi: il presidente della Associazione dei Consiglieri ed ex Consiglieri regionali ha minacciato di ricorrere alla Corte europea di giustizia.

Il punto in questione verte, in particolare, sulla possibilità di applicare in modo retroattivo, a far data dal 2012, il metodo di calcolo contributivo anche ai vitalizi di chi è stato deputato alle Camere o in Regione, il che comporterebbe una significativo taglio di quanto continua a percepire.

Ma l’opposizione degli interessati è stata netta. A nome degli ex parlamentari, Gerardo Bianco, presidente dell’omonima Associazione, dopo aver ribadito che l’indennità parlamentare è stabilita dalla stessa Costituzione, ha aggiunto: «Se l’indennità parlamentare fosse considerata alla stregua del corrispettivo di una prestazione di lavoro, non ci sarebbe alcun bisogno di stabilirlo in Costituzione: basterebbero i contratti di lavoro»; conseguentemente – ha proseguito – «bisognerebbe, per assurdo, cominciare a parlare di orari di lavoro, di straordinari, di tredicesime, ecc…». Morale: «L’istituto dell’indennità parlamentare stabilito dall’articolo 69 della Costituzione non è finalizzato a retribuire il lavoro fatto in Parlamento, ma a garantire che tutti, senza discriminazioni di censo, possano svolgerlo e che lo possano svolgere senza condizionamenti e in condizioni di libertà. Garanzie che non sarebbero tali se cessassero di esistere con la fine del mandato parlamentare».

A Gerardo Bianco ha fatto eco in modo molto più secco Aldo Bottin, presidente dell’Associazione consiglieri ed ex consiglieri regionali, il quale ha dichiarato: «Le proposte di legge incrociano tutte forti motivi di incostituzionalità, in contrasto con la Corte Costituzionale, con la Corte di cassazione, con la Corte dei diritti dell’uomo Europea»; per ciascuno di questi motivi, tali proposte «non possono rappresentare una base legale di riferimento per costruire la soluzione del problema». Bottin ha anche bollato come incostituzionale l’eventuale retroattività dell’intervento: «La retroattività delle norme incide sui diritti acquisiti e contrasta con le norme costituzionali che si riferiscono all’uguaglianza, alla ragionevolezza, al principio di affidamento».

Chissà cosa ne pensano i pensionati “comuni” le cui pensioni sono già state tagliate