Un successo senza fine

Sin dal suo debutto, il Negroamaro è uno dei vini più venduti d’Italia e il suo successo sembra non conoscere fine.  È conosciuto con diversi nomi: Niuru Amaru, Nero Leccese, Nicra Amaro, Negro Amaro, Negroamaro e, per l’appunto, Negramaro (senza la “o”).

Lo si produce, dall’omonimo vitigno, nella penisola salentina, tra le province di Brindisi, Taranto e, ovviamente, Lecce, zona in cui sembra che sia stato introdotto addirittura dai Greci. Per alcuni, il suo nome deriva dal dialetto salentino e indicherebbe, rispettivamente, il colore e il sapore amarognolo. Altri sostengono un’etimologia classica: “niger” (“nero”, in latino) e “mavros” (“nero”, in greco); dunque, significherebbe “nero-nero”, detto prima in latino e poi in greco.

Quale che sia l’etimologia, il vino è eccellente, può essere commercializzato dopo appena 6-12 mesi di invecchiamento ed è tale da venire impiegato non solo in purezza, ma anche con altri vitigni insieme ai quali concorre a creare ottimi vini DOC: per citarne alcuni tra i più noti, il Brindisi Rosso, lo Squinzano Rosso, il Leverano e il Salice Salentino Rosso. Dal connubio tra Negramaro e Malvasia nascono inoltre vini rosati di pregio.

Proprietà organolettiche

Di deciso colore rosso rubino-granato scuro, presenta riflessi che tendono al nero. Immediatamente riconoscibile il profumo, che è intenso e fruttato, tipico di piccoli frutti a bacca nera, e con sentori di tabacco. Come accennato, il gusto è amarognolo, asciutto, armonico. La gradazione alcolica è di 12-13 gradi.

Come abbinarlo

Il Negramaro è un pregiato vino a tutto pasto. Si esalta con i piatti tipici della cucina salentina: carne alla brace, ragù di carne di cavallo o di polpette, pasta al sugo, ma anche zuppa; un classico è accompagnarlo con gli involtini di frattaglie (gli “gnommarelli” o “marretti”).

Va servito in ampi calici da vino rosso e corposo alla temperatura di circa 15-16°C.


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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...