Presentata venerdì 14 febbraio, presso l’Eurodesk di Andria, in via Settembrini, 141, l’iniziativa “Volontari della Memoria” descrive, attraverso la penna e le parole di chi l’ha vissuta, l’esistenza difficile e ricca dei nostri nonni, custodi di un passato che torna a fare capolino nella vita di noi giovani. Persino il nonno di chi vi scrive, nella sua biografia “Mi emoziono nel ricordare…”, rivela dettagli di un’Andria umile e lavoratrice, le radici di una Città sepolta dalle macerie della guerra ma rifiorita grazie alla brillante idea di uno dei responsabili del progetto, Saverio Colasuonno

Ciao, Saverio. Da dove nasce e che obiettivi si pone il progetto “Volontari della Memoria”?

Dietro un progetto sull’autobiografia non può che esserci una premessa autobiografica. Tre anni fa ero a Torino per un convegno sul servizio sociale, che è l’ambito della mia formazione e della mia professione. Tra gli incontri pomeridiani scelsi di partecipare ad un laboratorio sull’autobiografia tenuto da Duccio Demetrio, fondatore della Libera università dell’autobiografia di Anghiari. Per la prima volta sentii parlare di autobiografia come strumento di cura, di metodo autobiografico e delle sue innumerevoli applicazioni. Incuriosito da quell’esperienza, ho approfondito ulteriormente gli studi su questa metodologia, fino a farla diventare argomento di trattazione della mia tesi di laurea. “I volontari della memoria” è nato in quello stesso periodo, quando su segnalazione dello sportello Eurodesk venni a conoscenza delle opportunità offerte dal corpo europeo di solidarietà e decisi di trasformare il mio incontro con l’autobiografia in un progetto sociale per la comunità. L’idea è quella di organizzare un nuovo tipo di volontariato in cui chi presta il proprio tempo possa rendersi “custode” delle biografie individuali di alcuni anziani della nostra città, uomini e donne senza alcun requisito particolare tranne quello di avere una storia e volerla condividere. Quello che si vuole ottenere con questo progetto è un rinnovato coinvolgimento degli anziani all’interno del tessuto sociale comunitario,  il coinvolgimento dei giovani in un’azione di volontariato intergenerazionale che li porti a confrontarsi direttamente con la generazione dei loro nonni e la realizzazione di un “archivio” di biografie che rappresentano sia un’occasione di autoaffermazione per chi le racconta, sia le tessere di quel mosaico di storie che compone il patrimonio storico, culturale e valoriale di una comunità, che altrimenti andrebbe perduto.

Sostenuto dal Corpo Europeo di Solidarietà, questo nuovo tipo di volontariato rivive la storia della nostra città attraverso biografie di anziani che la abitano. In che modo essere “custodi” del passato ci aiuta a diventare padroni del nostro futuro?

La raccolta delle storie di vita degli anziani rappresenta il punto di approdo di questo progetto, la sintesi di un percorso che permetterà a generazioni diverse di entrare in relazione e confrontarsi. In questa prospettiva si inserisce la nostra idea di combinare l’autobiografia con il volontariato: essere volontari significa investire tempo e risorse, creare rete e legami per rispondere a precisi bisogni. Molti di noi provengono da esperienze di volontariato a contatto con situazioni di marginalità, nelle quali abbiamo sperimentato l’importanza di offrire il proprio tempo per alleviare i bisogni materiali di chi vive la povertà, il disagio e la solitudine. Accanto a questi problemi materiali, vi sono però anche altri tipi di bisogni, quelli che Simone Weil definiva i “bisogni dell’anima” e che ci accompagnano per tutto l’arco della nostra esistenza. In particolare, fra i problemi della condizione anziana emerge il bisogno di sentirsi qualcuno, di condividere e trasmettere il proprio patrimonio di esperienze, di essere utili, in altre parole di continuare ad  essere “soggetti” storici. In questa prospettiva, l’esperienza dei volontari biografi in favore delle persone anziane non si pone in termini di assistenza ma di qualità della vita, non un atto caritatevole dovuto a una particolare categoria di persone ma una risorsa per la cittadinanza. L’identità plurale di una comunità si definisce anche tramite la narrazione di sé, la narrazione di ciò che ognuno presenta e rivolge agli altri: attraverso il confronto fra narrazioni e individui si rende possibile una comprensione migliore dell’altro, favorendo quelle occasioni di incontro e dialogo sempre meno frequenti nelle nostre città moderne.  Nelle storie di questi uomini e di queste donne siamo convinti che non ritroveremo soltanto le nostre origini storiche e culturali, ma un patrimonio di umanità cui attingere a piene mani per rinsaldare i legami tra le persone e ritrovare la fiducia nell’altro, chiunque esso sia.

L’esperienza di Liliana Segre, raccontata in varie scuole dalla stessa Senatrice a vita, ci ha regalato emozioni forti e ci ha insegnato, soprattutto, il dolore. Al di là di racconti impregnati di stenti, qual è la caratteristica che accomuna ciascuno di questi ricordi?

Uno degli obiettivi di questo progetto è quello di creare un archivio delle memorie, uno spazio in cui contenere le storie narrate dagli anziani e renderle patrimonio di tutti. Anche per questo è importante che le biografie possano parlare di tutti e che siano rappresentative dell’intera comunità. Nella scelta del gruppo da intervistare questo sarà il primo criterio da tenere a mente e, in concreto, vorrà dire coinvolgere anziani provenienti da quartieri diversi e con vissuti diversi. Ci saranno storie di sofferenza e di amore, aneddoti divertenti e ricordi commoventi, racconti di viaggi, sogni, speranze e rimpianti. Ci sarà la vita, in tutte le sue forme e declinazioni. Per gli anziani, questa esperienza di guardare la propria storia in retrospettiva, di sentirla raccontare attraverso le parole di qualcun altro permetterà di rileggere e ri-significare il percorso della propria vita, aprendo spazi di relazione significativi nei quali far emergere, eventualmente, forme di disagio “invisibile” vissute nel presente, affidando all’ascolto non giudicante dell’intervista il proprio bagaglio di emozioni, solitudini e desideri.

Dopo aver raccolto le varie testimonianze, sapresti dirci che sogni hanno i protagonisti di questo archivio della nostra comunità?

Il gruppo dei biografi volontari avrà l’opportunità di apprendere e sperimentare l’approccio autobiografico che, come dimostrato dalle sue numerose applicazioni possiede notevoli benefici. La preparazione del volontario biografo è prima di tutto un lavoro su sé stessi. La scrittura consente di rispondere al bisogno di rubare un po’ di tempo per occuparsi di sé, è fonte di auto riconoscimento, aiuta a comprenderci meglio per farci comprendere dagli altri. È una forma di cura di noi stessi perché accresce le nostre capacità di riflessione e di ascolto delle nostre emozioni. La scrittura che riguarda se stessi aiuta a rispondere ad alcuni bisogni dell’interiorità: il bisogno di ricordare, dimenticare, affrontare e risolvere problemi, il bisogno di costruire storie ed infine, appunto, il bisogno primario di significato. Dopo questa prima edizione il nostro obiettivo sarà quello di continuare a promuovere la cultura autobiografica nella nostra città come strumento individuale e di lavoro con i gruppi di persone. Ci auguriamo che il desiderio di raccogliere e condividere le storie di vita possa coinvolgere una rete sempre più ampia e che questo lavoro possa contribuire a immaginare una città In cui gli stessi cittadini, nel loro quotidiano, si impegnano per costruire legami significativi, attivare prossimità solidali, rafforzare un patto di cittadinanza solidale in grado di prevenire isolamenti e integrare nella vita della comunità.


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.

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