“Ovunque tu vada, vacci con tutto il cuore”
(Confucio)
Ed è proprio nella terra di Confucio, la Cina, che mi sono recata con mio marito in un viaggio, breve, ma di straordinaria intensità. Destinazione: Shanghai e Pechino, da osservare, da ammirare, da vivere “con tutto il cuore”.
Due città diverse che mi hanno restituito due immagini diverse della Cina.
Shanghai, città moderna, dinamica, futuristica per certi versi, con evidenti influssi occidentali, caratterizzata da ordine e pulizia e cura del bene pubblico raramente visti. Pechino, città di profondi contrasti, più popolare, autentica e concitata, caratterizzata da dimensioni enormi.
In comune tra le due, un senso di religiosità intrisa di una spiritualità profonda e orante con le loro divinità. Taosimo, buddismo, confucianesimo (di cui ho visitato i templi in entrambe le città) sono le principali religioni (stili di vita e di pensiero, anche) che permeano la quotidianità di milioni e milioni di cinesi. Abbiamo potuto assistere alle loro liturgie, ai momenti di preghiera individuale e collettiva, fatti di incensi bruciati in omaggio alle divinità, di inchini devoti di fronte alle loro rappresentazioni (a volte temibili, inquietanti per noi), di offerte di frutta e fiori, di silenzi assorti, di preghiere recitate, di monaci che suonano campane e tamburi. Mi sono posta come osservatrice discreta, rispettosa, quasi timorosa di violare uno spazio percepito come estremamente intimo e devoto. È probabilmente, questo, l’aspetto del viaggio che mi ha colpito di più, suscitando anche delle riflessioni sul nostro rapporto con la spiritualità, sia personale che comunitaria.
SHANGHAI
Arrivati in centro a Shanghai, a People Square, di sera, dopo un volo di 13 ore, siamo stati accolti dalle luci scintillanti di Nanjing East Road, centralissimo viale pedonale che collega la piazza con il Bund, la zona che testimonia con i propri edifici e la loro aristocratica eleganza il passato coloniale della città. Ho dovuto concentrarmi sul fatto che mi trovavo in Cina, perchè la sensazione era quella di trovarmi in una metropoli degli Stati Uniti. Modernità e progresso la cifra predominante di questa parte della città. Elemento caratteristico, iconico di Shanghai, lo skyline di Pudong che si affaccia oltre il fiume Huangpu, sulla riva opposta del Bund. Il grande fiume scorre tra due prospettive totalmente diverse: passato e futuro, colonialismo e acquisizione di una propria identità culturale e storica, Bund e Pudong. Salire sulla Shanghai Tower, 632 metri di altezza e vedere gli altri grattacieli farsi piccoli sotto il mio sguardo incredulo è stata esperienza forte ed emozionante. Lasciati i grattacieli della zona direzionale, ci siamo immersi nell’atmosfera classicamente cinese dei giardini e del gran bazar di Yuyuan. Pagode antiche, piccoli laghi attraversati da ponticelli, canneti di bambù, l’antica casa da the Huxinting hanno creato lo scenario che ciascuno di noi immagina pensando alla Cina. Il bazar straripante di persone, non solo turisti, è stato un’esplosione di voci, di suoni, di odori che ci hanno accompagnato per tutto il tempo della nostra permanenza. Altro piccolo straordinario gioiello della città il quartiere Xintiandi (che significa “cielo e terra nuovi”), esempio di intelligente recupero dell’architettura popolare Shikumem. Si tratta delle antiche abitazioni che si aprivano in piccole corti, luoghi di incontro consueto, familiare per gli abitanti, che oggi sono a rischio di sparizione per far posto ad un’edilizia più moderna. A Xintiandi si è scelto invece il restauro conservativo con uno spettacolare risultato che ha portato un numero crescente di turisti a passeggiare lungo le vie e a mangiare nei tanti locali che si aprono sulle piazzette e sugli slarghi delle strette stradine. La visita al tempio del Buddha di Giada, al tempio Baiyun, al tempio del Dio della città, al tempio Longhua (con l’attiguo cimitero dei martiri in ricordo dei soldati cinesi che sacrificarono la loro vita durante la rivoluzione) hanno completato il nostro itinerario a Shanghai. L’ultimo giorno della nostra permanenza in città l’abbiamo dedicato alla visita a Zhujiajiao, una delle tante città d’acqua situate ad occidente, nella zona dei laghi, facilmente raggiungibile con la metropolitana. Siamo arrivati nel centro della cittadina, risalente all’epoca della dinastia Ming, con la barca, attraverso i tanti canali su cui si affacciano edifici popolari. Semplificando, molto, si potrebbe pensare ad una piccolissima Venezia. Se dovessi sintetizzare gli aspetti più caratteristici di Zhujiajiao potrei dire: odori di cibo preparato e cotto lungo le strade e vociare ininterrotto di venditori e acquirenti. A testimoniare ulteriormente il fascino dell’antica Cina in un’atmosfera già connotata da grande autenticità, ragazze e giovani donne con abiti tradizionali in seta, l’immancabile ventaglio in carta di riso e le caratteristiche acconciature decorate con fiori e fili di perle.
PECHINO
Abbiamo raggiunto Pechino, che dista quasi 1400 km da Shanghai, con un treno ad altissima velocità che ha percorso la distanza tra le due città in sole 4 ore e mezza. Raccontare della capitale non è facile. È una città di contrasti sotto tutti i punti di vista: culturali, urbanistici, architettonici, storici; sembra avere anime diverse. Si respirano il comunismo e lo statalismo con gli evidenti influssi sovietici, il passato imperiale delle dinastie Ming e Qing, le anime popolari dei quartieri hutong, la sfavillante vitalità delle vie QianMen e Wangfujing. Piazza Tiananmen, immensa, simbolo della Cina, teatro delle dimostrazioni studentesche del 1989 e del loro tragico epilogo, è una colossale affermazione del potere dello Stato. Vi è sepolto Mao nel mausoleo appositamente edificato, una sorta di “santuario” del comunismo, meta di un costante “pellegrinaggio” dei cinesi per rendere omaggio alla sua salma. Dalla piazza, dominata da imponenti edifici in stile sovietico ornati da decine di bandiere rosse a stelle gialle, ordinato microcosmo della realtà comunista, si accede attraverso la porta della Pace Celeste con l’enorme ritratto di Mao, alla Città Proibita con gli splendidi palazzi del XV secolo in cui vivevano gli imperatori e le loro corti, tesoro unico e affascinante. Tiananmen e Città Proibita, una in fronte all’altra, l’una via di accesso esclusivo per l’altra, massima espressione dei contrasti di Pechino. Appena fuori dal centro cittadino, il Palazzo d’Estate, residenza estiva degli imperatori, un’oasi naturalistica di pace e relax, con laghi e ponti, pagode e alberi fioriti. Anche a Pechino la visita ai diversi templi mi ha emozionato: il tempio del Cielo, il tempio dei Lama, il tempio di Confucio e l’Accademia imperiale; anche qui la stessa intensa profonda spiritualità respirata a Shanghai. Abbiamo passeggiato con un tempo lento e disteso negli hutong, vecchi quartieri popolari, caratterizzati da un labirinto di stretti vicoli, con abitazioni basse e povere, gabbiette di uccellini che cinguettano senza sosta appese all’esterno delle case, gabbiette con grilli giganti (che poi vengono fritti e infilzati in spiedini da gustare come snack), bucato steso al di fuori delle finestre, colorati e rumorosi negozi che vendono prodotti di ogni genere e un vociare concitato che fa da colonna sonora permanente nel dedalo di viuzze. Non poteva mancare la visita ad un altro simbolo della Cina: la Grande Muraglia. Abbiamo visitato un tratto a partire da Mutianyu in quanto ci sono più possibilità di accesso. È stato di grande impatto passeggiare nel saliscendi della muraglia che segue il profilo della montagna, entrare nelle torri di guardia, ammirare lo sterminato paesaggio costellato di catene montuose e vallate. Volendo provare a cogliere qualche dettaglio ulteriore della vita e delle tradizioni pechinesi non si può non parlare dei balli lungo la strada: in momenti diversi della giornata, al mattino presto, all’ora del tramonto, gruppi spontanei di persone, spesso con gli abiti tradizionali, si formano lungo le strade, nelle piazze, e al clangore di tamburi e gong ballano la tradizionale danza yangge, nata tra i contadini delle zone rurali oppure praticano il tai chi, caratterizzato da movimenti lenti ma molto precisi realizzati con la massima concentrazione mentale. Altro elemento che colpisce il viaggiatore che arriva a Pechino: le dimensioni enormi. È una città grandissima con viali smisurati, con tempi di percorrenza a piedi molto lunghi.
A conclusione del nostro breve viaggio in Cina, ho maturato alcune piccole considerazione “antropologiche”, del tutto personali:
I cinesi sorridono sempre e sono molto gentili. Sembrano felici
Sono tanti, tantissimi, di più … ma dimostrano un rigoroso rispetto reciproco, anche delle regole. C’è molto ordine.
Ci sono pochi pochissimi cagnolini, tanti tantissimi bambini, diversamente da quanto si vede nelle nostre città, almeno al nord dove vivo.
I bambini ci osservavano stupiti e ridevano guardandosi di sottecchi l’un l’altro. Ci avranno trovati strani? Buffi? Sicuramente diversi. Ciascuno di noi è il diverso di qualcun altro (quindi vietato avere paura)
Infine: è tutto molto economico.
di Caterina Rigato
La Grande Muraglia QianMen Zhujiajiao Tempio di Longhua Pudong Shanghai