“Perché tutti gli uomini sono parte del problema e non possono essere indifferenti.” Questo è il claim della manifestazione spontanea in Piazza Catuma del prossimo 6 dicembre, dalle ore 20.30, uomini con cerotto per tapparsi la bocca e una corda per legarsi i polsi, per dire basta con la violenza verbale e con quella fisica. Le parole fanno male e le mani devo stare al loro posto. A parlarci di questa iniziativa contro la violenza sulle Donne è il dott. Berardino Leonetti che, con Domenico Lattanzio e Ninni Inchingolo, ha organizzato tale importantissimo evento:
Ciao, Dottore. Con quale scopo è stata organizzata la manifestazione del prossimo 6 dicembre?
La violenza contro le donne è un mostro che fa paura, è enorme e sembra imbattibile. Noialtri siamo sempre più spauriti, piccoli e indifesi. Che si fa? Davide contro Golia. Qualcuno può pensare che il gigante sia troppo grande per neutralizzarlo ed invece noi pensiamo che sia abbastanza grande per non colpirlo o perlomeno ridurne la potenza distruttrice. Un mio caro amico, Domenico Lattanzio, mi ha telefonato e mi ha suggerito questa iniziativa, anche dopo aver letto un post di Ninni Inchingolo pubblicato sui social. Ci siamo incontrati ed eccoci qui. Proviamoci, proviamo a colpire questo mostro. Di sicuro un messaggio verrà lanciato e speriamo che lo colpisca forte.
Che ruolo assume la figura maschile nella protesta contro la violenza sulle Donne?
Noi uomini abbiamo una responsabilità enorme nella dinamica che innesca la violenza verso le donne, dobbiamo prenderne atto. Il patriarcato, il maschilismo, la sopraffazione verso il cosiddetto “sesso debole” ci è stata instillata per anni a dosi omeopatiche. È giunto il momento di liberarcene e restituire a noi stessi come uomini degni di questo nome e soprattutto alle donne il rispetto, l’autentica parità di diritti e di doveri, per recuperare l’armonia e il benessere nelle relazioni individuali e collettive.
Quale metafora si cela dietro l’utilizzo del cerotto per tapparsi la bocca e della corda che lega i polsi?
Basta con la violenza verbale e con quella fisica. Le parole fanno male e le mani devo stare al loro posto.
Cosa possono fare, ancora e più concretamente, le Istituzioni per debellare il macabro fenomeno dei femminicidi?
Questo lo lasciamo ai legislatori. La nostra iniziativa non ha appartenenze partitiche o associative e il dibattito è già abbastanza aspro per alimentare prese di posizione. Certo è che le attuali norme e soprattutto la rete di protezione territoriale non tutela affatto le donne. Ma per questo ci vorrebbero altre manifestazioni. Magari giornaliere.