Di quelle che riconciliano l’uomo con l’uomo, prim’ancora che con Dio
Ho assistito ad una messa intensa. Un prete in abiti da lavoro che indossa la tunica mentre scherza coi suoi ragazzi, l’aria stagna pregna di fatica. I ragazzi non sono ragazzi, sono uomini che hanno sbagliato nella vita e ai quali è stata concessa una seconda opportunità.
Pensavo, nella chiesetta dove l’altare occupa la metà dello spazio e il tabernacolo è un vecchio forno, dove si siede Gesù? Con i giovani uomini in cerca di pace che si fanno scudo tra loro, si proteggono i gomiti nei gomiti? Sull’altare col prete vero? Oppure sta naturalmente accucciato col cane che si ripara dalla nuvola di pioggia, la chiesa come cuccia. Un ragazzo si alza e va via. Lo segue? Silenzio.
La messa non ha canti, non ha orpelli. Pare un minuto ed è già finita. Il prete ha dialogato, spiegato pazientemente dell’albero buono che produce frutti buoni e viceversa. Ha sterzato parlando di innesto. Siamo in campagna piena, le capre saltellano, la grossa scrofa si rotola e grugnisce. La nuvola è passata, l’orto ha bevuto avido. I ragazzi hanno apprezzato il momento ma vogliono rientrare, sono stanchi. Fare taralli sfianca.
Il lavoro manuale azzera i pensieri. Il basilico cresce rigoglioso, i fagiolini sono da raccogliere da mani sporche solo di terra. Un albero non giudica, un fiore non ha occhi a seconda di chi vede.
Gli occhi sono bassi, alzarli è un atto di coraggio. E qui il coraggio non lo si usa a casaccio. Lo si racimola, lo si setaccia con la farina, lo si coltiva giorno dopo giorno nei campi. Servirà eccome quando i ragazzi lasceranno quest’oasi di pace e si ritufferanno nella torre di Babele. Qui sono alberi che prendono pioggia e sole e sono grati di respirare a pieni polmoni, di vedere il sole tramontare rosso e la luna piazzarsi in cielo, coi grilli a corredo.
Ieri le due cagne, ci racconta il prete, si sono picchiate ferocemente. Sono sorelle ma ogni tanto se le danno di santa ragione. Oggi sono in resa. È la natura, è la giornata particolare, è qualcosa che non comprendiamo.
Oggi è oggi. La giornata si apre e si chiude nel nome del Signore.
Il Gesù che si fa carne e si fa vino nell’eucarestia è più visibile del solito. Ha le pupille di dolore, ha il sorriso timido di chi ha paura quanto ha messo paura. Gesù oggi ha tatuaggi e veste in t-shirt.
Il buon ladrone, il suo vicino di croce, lo chiama per nome. Nella natura madre e mai matrigna, nei secoli dei secoli di semi marciti e poi rinati, al fresco di una siepe a secco, con gocce di sudore e sangue.
Di perfetto c’è solo Dio.