Dirigente oncologo della struttura di Oncologia medica del Maggiore di Parma, il dott. Alessandro Leonetti, andriese, è stato insignito, dalla FONICAP (Forza Operativa Nazionale Interdisciplinare contro il Cancro del Polmone) e dal  GOIRC (Gruppo Oncologico Italiano di Ricerca Clinica, tra i primi in Europa fondato nel 1982 a Parma), di un doppio riconoscimento per l’identificazione dei meccanismi di resistenza nel trattamento molecolare del tumore polmonare e per la proposta di una terapia innovativa nel tumore polmonare. A parlarcene è lo stesso Alessandro.

Dott. Alessandro, cosa si intende esattamente per “trattamento molecolare del tumore polmonare”?

Per trattamento molecolare, più precisamente trattamento a bersaglio molecolare, si intende un tipo di trattamento oncologico innovativo diverso dalla chemioterapia standard.

Partendo dal presupposto che la chemioterapia convenzionale non è dotata di specificità in quanto colpisce tutte le cellule che si replicano velocemente (sia quelle tumorali che quelle sane), i farmaci a bersaglio molecolare sono stati sviluppati per essere più mirati, ossia per agire specificatamente contro un bersaglio maggiormente o unicamente espresso a livello delle cellule malate. Proprio grazie alla loro azione selettiva contro le cellule tumorali, i farmaci a bersaglio molecolare risultano essere complessivamente meglio tollerati rispetto alla chemioterapia, migliorando sensibilmente la qualità di vita dei pazienti.

Nell’ambito del tumore polmonare, i principali farmaci a bersaglio molecolare sono diretti contro proteine ‘difettose’ che causano una crescita cellulare incontrollata. Tali proteine non sono presenti in tutti i tumori polmonari, essendo sintetizzate a partire da alterazioni a carico del DNA che è possibile riscontrare in circa un quarto dei pazienti affetti da tumore polmonare non a piccole cellule. Queste proteine possono diventare potenziale bersaglio terapeutico, in quanto una volta bloccate con dei farmaci selettivi non possono più svolgere la loro azione e dunque sostenere una crescita tumorale.

In cosa consiste il progetto che lei ha messo a punto per identificarne i meccanismi di resistenza?

La mia principale area di ricerca sul tumore polmonare riguarda uno specifico recettore bersaglio di cui sopra, chiamato EGFR. Oggi è possibile trattare i pazienti affetti da tumore polmonare metastatico che hanno una mutazione di EGFR con farmaci a bersaglio molecolare che ne bloccano la attività. Tali farmaci tuttavia possono avere un’efficacia limitata, in quanto con il passare del tempo il tumore può attuare dei meccanismi per svincolarsi dal blocco farmacologico, risultando perciò resistente al trattamento. Inoltre una piccola quota di pazienti non beneficia affatto della terapia a bersaglio molecolare, pur avendone i presupposti biologici, per ragioni ad oggi in gran parte sconosciute.

Il progetto che abbiamo sviluppato all’interno del nostro team di ricerca coordinato dal Prof. Marcello Tiseo prevede lo studio delle caratteristiche cliniche e molecolari proprio dei pazienti con mutazione di EGFR che non hanno avuto un beneficio clinico dal trattamento a bersaglio molecolare. Il progetto prevede il coinvolgimento di diversi centri italiani e impiego di tecniche avanzate per lo studio dei campioni tumorali.

Qual è la sua idea di terapia innovativa nel tumore polmonare?

Lo studio dei meccanismi di resistenza ai farmaci a bersaglio molecolare nei tumori con mutazione di EGFR ci ha permesso di identificare, al momento unicamente a livello preclinico cioè attraverso esperimenti condotti in laboratorio, una potenziale nuova combinazione terapeutica che potrebbe ritardare l’insorgenza della resistenza. Tale strategia prevede l’impiego di un farmaco diretto specificatamente contro uno dei meccanismi di resistenza in combinazione all’attuale farmaco utilizzato in pratica clinica. Abbiamo disegnato a questo proposito uno studio clinico di confronto di questa nuova combinazione rispetto all’attuale standard di cura.

Che direzione sta prendendo la ricerca in oncologia?

La ricerca in ambito oncologico si sta spingendo sempre di più verso la personalizzazione delle cure, la cosiddetta medicina di precisione. Nell’ultimo decennio sono già stati compiuti passi da gigante sia in termini di studio e caratterizzazione dei tumori che sviluppo di farmaci di ultima generazione sempre più efficaci e gravati da meno effetti collaterali. Attualmente infatti non è più possibile pensare al tumore a carico di un organo come una singola entità ma bensì diversi tipi di tumori che non possono essere curati allo stesso modo.

Sicuramente in futuro un altro aspetto rilevante riguarderà l’integrazione dell’enorme quantità di dati che riusciamo oggi a ricavare grazie a tecnologie di ricerca sempre più avanguardistiche al fine di trarne informazioni utili per la pratica clinica. Sono in atto già diverse task forces a livello europeo e mondiale dedicate al tema della gestione e impatto potenziale dei big-data. A questo proposito un ruolo centrale verrà rivestito dall’impiego dell’intelligenza artificiale come strumento di supporto al clinico sia in abito di ricerca che di gestione clinica, dalla fase diagnostica a quella di personalizzazione del percorso di cura.

Vorrei concludere con un messaggio di speranza, quella che a mio avviso è l’essenza della mia professione e motore dell’attività di ricerca. I risultati raggiunti in campo farmacologico per la cura dei tumori erano lontanamente immaginabili anche solo dieci anni fa. L’avvento delle terapie a bersaglio molecolare e dell’immunoterapia ha rivoluzionato il trattamento di queste patologie e ne ha sensibilmente migliorato la prognosi. Proseguendo in questa direzione, unitamente ad una sistematica attività di prevenzione, potremo pensare di poter realmente sconfiggere il ‘male invincibile’.


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.