L’Azione Cattolica della Diocesi di Andria, il Forum di Formazione all’Impegno Sociale e Politico e il Movimento Ecclesiale d’Impegno Culturale, in prossimità delle Elezioni Politiche, sollecitano ciascun cittadino al voto e ad un attento discernimento per il futuro del paese
Domenica 4 marzo 2018 siamo chiamati alle urne per eleggere la nuova assise parlamentare. Serpeggia tra gli elettori un forte sentimento di smarrimento cadenzato dalle rituali domande: votare o non votare? E se sì, per chi?
Si ha l’impressione di assistere ad una campagna elettorale tanto rumorosa quanto vuota di contenuti. I partiti o movimenti hanno da tempo abdicato alla formazione e alla selezione dei loro rappresentanti, trasformandosi in comitati elettorali che gestiscono le elezioni. Ma soprattutto la classe politica ha smarrito la progettualità capace di guardare al Futuro piuttosto che al presente, sostituendola con populismi e leadership plebiscitarie. Per alcune forze politiche la presenza nei media sembra aver sostituito il rapporto diretto con i cittadini che, delusi e ignorati, caldeggiano la scelta dell’astensionismo.
Questa riflessione condivisa è invito, rivolto a tutti, a misurarsi con la responsabilità di essere cittadini; responsabilità che si concretizza con l’esercizio del diritto-dovere di votare.
Questo invita quindi ogni elettore a informarsi innanzitutto sulla modalità di voto, ma anche a porre attenzione ai programmi dei partiti. Senza però tralasciare l’individuazione di un candidato al collegio uninominale considerando la trasparenza, l’affidabilità, l’esperienza amministrativa, la capacità di visione politica e le esperienze fatte dei candidati.
Il segreto dell’urna raccoglierà sentimenti che da tempo ci accompagnano: l’indifferenza di chi fa fatica a percepire l’importanza del gesto che si sta per compiere; la confusione e l’incertezza, frutto di proposte elettorali modellate a misura di sondaggio per catturare voti, ignorando la coerenza e la fattibilità delle stesse; il disgusto, la rabbia e la delusione di sentirsi dimenticati dalle istituzioni.
Eppure, il dare un nome a questi sentimenti, non ci esime dall’accogliere il sussulto della speranza che ci coglie quando all’orizzonte compare qualcosa o qualcuno di nuovo e desideriamo cimentarci nella difficile arte del discernimento, senza ingenue attese messianiche di “salvatori della patria” che – anche in politica – sono fuorvianti.
Sarà la volta buona? Lo sarà se la nostra scelta sarà buona. Fare una scelta politica buona significa fare i conti con la realtà che ci circonda.
Parlare di realtà significa andare al di là delle urgenze urlate dalla campagna elettorale, alzando lo sguardo verso una politica a lungo termine che sappia affrontare con serietà e determinazione i bisogni e i problemi del Paese.
Pertanto, la nostra scelta politica impone di misurarci con il reale stato delle cose.
È proprio nel segreto dell’urna che la realtà raccontataci dai politici, di qualsiasi colore, deve raffrontarsi con la realtà che ci circonda.
Votare con realtà impone di misurarci con questo stato di cose e di avere il coraggio di affermare e scegliere gli elementi costitutivi, non solo del nostro essere cristiani, ma del nostro essere uomini e donne che vogliono riformare l’attuale ordine economico e sociale che genera ancora diseguaglianze.
È necessario scegliere la giustizia sociale, la legalità, l’onestà, la lotta alla criminalità e alla corruzione che pervade il sistema pubblico e privato; l’accoglienza, il rispetto e l’integrazione di tutti i poveri, anche degli stranieri, piuttosto che la cultura dello scarto, del sospetto o addirittura, come gli ultimi terrificanti episodi ci hanno mostrato, dell’estrema avversione; il dialogo fruttuoso per il bene del Paese piuttosto che lo scontro improduttivo; politiche che mettano al centro la questione del lavoro, quale elemento centrale della vita delle persone e valore prioritario nell’organizzazione sociale e nella politica economica; la cura verso la famiglia sostenendo la sua formazione, la natalità, la cura dei figli, l’assistenza agli anziani; l’impegno per l’educazione, attraverso la scuola e un sistema di formazione professionale e culturale efficace e efficiente, in particolare per i giovani; politiche trasparenti che promuovano la green economy e tutelino beni essenziali, quali l’acqua, l’aria, la salute umana e l’ambiente; la riforma costituzionale, la cura dei processi democratici con l’elaborazione di una adeguata legge elettorale; il rilancio dell’Europa, la promozione di una strategia internazionale di pace; le politiche di tutela della vita.
Votare con realtà è meno attraente che votare per entusiasmo: è sapersi misurare con i limiti e le contraddizioni della democrazia, vincendo la tentazione di astenersi dal voto.
Votare, aderendo alla realtà di questo nostro paese, significa essere responsabili del futuro della nostra nazione.
E allora…buon voto responsabile a tutti!