Alla luce del Regolamento del servizio diocesano per i fedeli separati dell’Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie: uno strumento duttile per il bene dei fedeli

Un servizio ecclesiale per accompagnare, discernere e integrare le fragilità matrimoniali

alla luce del Regolamento del servizio diocesano per i fedeli separati dell’Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie: uno strumento duttile per il bene dei fedeli

 

 

Dall’8 dicembre 2015, con l’entrata in vigore della riforma del processo canonico per le cause di nullità matrimoniale con il motu proprio Mitis Iudex Dominus Iesus (MIDI), tutta la Chiesa è stata chiamata a riflettere sulla peculiarità del ministero giudiziale in essa esercitato ed in modo particolare sull’importanza di una pastorale giudiziale capace di farsi vicina alle famiglie in situazioni imperfette partendo dalla valorizzazione degli elementi positivi per poi aiutarle ad integrarsi nella comunità cristiana, che a sua volta è esortata a perfezionarsi nell’arte dell’accompagnamento e del discernimento pastorale.

Tra le novità della riforma vi è un istituto canonico denominato “Indagine pregiudiziale o pastorale”, da intendersi come un servizio di consulenza giuridico-pastorale messo a disposizione delle diverse fragilità matrimoniali in modo particolare quei fedeli che vivono una crisi matrimoniale o desiderano fare chiarezza sulla validità o meno del loro matrimonio.

Appare opportuno precisare che nella mens del Legislatore questo servizio non è da ritenersi come un duplicato di altre organizzazione operanti da tempo come ad es. i consultori familiari. A tal proposito è stato precisato che «L’istruzione di riforma degli studi di diritto canonico afferma, a riguardo dei membri della «struttura stabile», che deve trattarsi di chierici, religiosi o laici, che operano nei consultori familiari ma sia permesso segnalare che la traduzione dal latino, comparata anche con le traduzioni offerte nelle altre lingue in cui il testo è disponibile, non appare corretta ovvero troppo riduttiva allo specifico ambito dei consultori familiari. Nel testo latino è scritto che formano la struttura stabile chierici, religiosi e laici, qui operantur uti consultores familiares – che operano come consulenti familiari –  (nel testo inglese: who work in family counseling o francese: qui œuvrent parmi les services destinés aux familles o spagnolo: que trabajan como consejeros familiares). Non c’è quindi un diretto collegamento o confusione tra le strutture dei consultori familiari e la struttura stabile. Non che le realtà non possano collaborare ma la struttura stabile risponde a finalità e persegue obiettivi specifici»[1].

Alla luce di queste premessa, nell’Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie dal 2016 è stato costituito il “Servizio diocesano per l’accoglienza dei fedeli separati” (SDAFS) ed è sorto nell’ambito del Tribunale ecclesiastico diocesano che collabora in modo sinergico con la Pastorale familiare diocesana, col fine di svolgere un servizio d’informazione, di consiglio e di mediazione verso quei fedeli che si trovano a vivere una crisi matrimoniale o il cui matrimonio è fallito.

Il servizio diocesano, dunque, in ottemperanza agli articolo 1-5 delle Regole Procedurali del MIDI e di AL 244, si pone come un servizio-ponte tra la pastorale dell’accompagnamento delle situazioni coniugali difficili e l’operato dei tribunali ecclesiastici.

In tal senso costituisce un luogo di ascolto specializzato al fine di compiere un orientamento di carattere pastorale, morale e canonico ed essere un concreto ponte tra la pastorale diocesana e quella giudiziaria. Il SDAFS costituisce un autentico luogo d’incontro e confronto, una vera diaconia a servizio del Popolo di Dio in cui si incrociano la misericordia da avere verso queste persone e le loro storie, e la verità, in riferimento all’unità e all’indissolubilità del matrimonio che bisogna sempre tutelare in questi casi ed «in vista del consolidamento della piena comunione tra i singoli fedeli, e fra di essi e la compagine ecclesiale»[2]. In ragione di ciò, questo servizio di accoglienza appare utile ed importante sia da un punto di vista pastorale che giuridico, poiché può rendere celere, agile e accessibile la preparazione di un’eventuale causa di nullità matrimoniale ed al tempo stesso essere di aiuto a quei fedeli che desiderano in coscienza fare chiarezza sulla propria situazione coniugale, proponendo un percorso di accompagnamento e discernimento pastorale ogni qualvolta non fosse possibile un iter processuale[3].

Al fine di consolidare e coordinare meglio tale servizio in data 13 maggio 2023 è stato promulgato con decreto arcivescovile il Regolamento del SDAFS. Un testo agile e molto chiaro per far comprendere una delle novità voluta da papa Francesco ed espressa nel MIDI pubblicato nel 2015 ossia: l’indagine pregiudiziale o pastorale, da intendersi come un ufficio ecclesiale e l’espressione concreta della cura pastorale che un Vescovo è tenuto ad avere verso quei coniugi separati o divorziati[4].

Il testo normativo elaborato è un unicum nel panorama nazionale italiano ed è il frutto di un servizio che ormai da 7 anni manifesta la sollecitudine pastorale dell’Arcivescovo e dell’intera Comunità cristiana, alla luce del più recente Magistero pontificio volto a favorire un clima di accoglienza nei confronti di ogni fedele, qualsiasi sia la sua condizione personale e, specificatamente, matrimoniale.

La preziosità del testo è data dal fatto che viene offerto alla chiesa diocesana e non solo ad essa una maggiore chiarezza sulla natura e la finalità, gli ambiti di intervento e le competenze da aversi in questo prezioso e delicato servizio giuridico-pastorale, fortemente auspicato da Papa Francesco, in cui organicità, professionalità, interdisciplinarità, spirito di corresponsabilità e collaborazione tra pastorale e diritto si dispongono con grande dedizione per il bene di quei fedeli che si trovano a vivere difficili e dolorose esperienze matrimoniali e desiderano in coscienza fare luce sulla propria situazione matrimoniale ed essere pienamente inseriti nel tessuto ecclesiale.

Infine, il Regolamento ha il pregio di rimettere al centro dell’attenzione ecclesiale la necessità del processo volto alla dichiarazione della nullità in tutti quei casi in cui vi sia stato un fallimento matrimoniale, quale momento di discernimento che non è alternativo o parallelo ad un discorso pastorale, secondo il Magistero di Papa Francesco proposto anche nell’Amoris Laetitia.

Insomma permette, come ha bene evidenziato in un suo Commento al Regolamento di Trani-Barletta don Ilario, parroco nella diocesi di Cerignola e giudice presso il Tribunale ecclesiastico interdiocesano Pugliese: «di prendere sul serio l’attuale preoccupazione di presentare una immagine di Chiesa misericordiosa, attenta alle tante forme di fragilità nel matrimonio, ma nello stesso tempo atta ad offrire con certezza delle vie giudiziarie da accogliere umilmente non come una spada di Damocle su chi ha sbagliato, ma come la restituzione della verità per un vissuto ecclesiale più pacifico avendo sempre a cuore da una parte, il Bene della Chiesa, cioè il dovere di testimonianza e, dall’altra parte, il bene personale dei fedeli che vogliono vivere nella serenità la loro vita cristiana, senza scrupoli e senza dubbi. Un tale impegno richiede inevitabilmente una conversione pastorale di tutti gli operatori pastorali affinché lo sguardo sull’altro abbia a cuore il rispetto delle coscienze».

don Emanuele Tupputi

Responsabile del SDAFS

[1] P. Palumbo, «Il consulente matrimoniale e familiare “canonico”. Profilo professionale tra riforma delle strutture e delle persone», in Diritto e Religioni 16 (2021/2), 76.

[2] Francesco Discorso alla Rota Romana, 24 gennaio 2014, in AAS 106 (2014), 89.

[3] Un dato sintetico: Il servizio diocesano dal 2016 al 2022 ha compiuto centinaia di consulenza[3] (oltre 350 in 6 anni e 50 libelli introdotti presso il TEIP). Nell’anno in corso 2023 (settimo dell’istituzione del servizio diocesano) sono stati compiute sino al mese di ottobre a.c. 45 consulenze, di cui in 27 situazioni è stato presentato il libello presso il TEIP, in 11 situazioni si sta approfondendo la storia coniugale per capire meglio la presenza di elementi utili per una possibile dichiarazione di nullità matrimoniale. In una situazione è stato introdotto un libello per intraprendere la procedura straordinaria del processo più breve, a norma del can. 1683 del MIDI. In 12 situazioni non potendoci essere la possibilità di una richiesta di nullità matrimoniale si è proceduto per un percorso di accompagnamento pastorale e personale della coppia interessata, al fine di poterla meglio integrarla nella comunità cristiana anche mediante l’aiuto sacramentale, così come previsto da AL 305.

[4] A tal proposito il Sussidio applicativo del MIDI pubblicato dal Tribunale Apostolico della Rota Romana che questo servizio giuridico-pastorale o indagine pregiudiziale o pastorale costituisce «il primo passo che i Vescovi sono chiamati a compiere nelle proprie diocesi» e poi puntualizza che: «l’effettiva applicazione del nuovo processo per la dichiarazione della nullità del matrimonio richiede non solo strutture strettamente giurisdizionali, ma anche il servizio pastorale che permetta ai fedeli di giungere con la loro eventuale richiesta della dichiarazione della nullità, sia al Vescovo sia al Tribunale viciniore»: Tribunale Apostolico della Rota Romana, Sussidio applicativo del Motu pr. Mitis Iudex Dominus Iesus, LEV, Città del Vaticano 2016, 13.