La scrittrice romana Anna Cantagallo traccia il quadro di tre generazioni a confronto, uno scorcio del Novecento incentrato sulla figura della donna dal primo dopoguerra fino ai giorni nostri. ”Arazzo Familiare” (Castelvecchi Editore) è il resoconto di una emancipazione femminile

Ciao, Anna. Come si trasforma il ruolo sociale della donna nelle figure di nonna, madre e figlia, Maricò, Marilì e Marigiò?

Il ruolo delle tre donne è in sintonia con il periodo storico descritto.

Maricò vive nei primi anni del Novecento, quando i rapporti familiari erano improntati al paternalismo oppressivo. Eppure, le rivendicazioni per i diritti civili ormai diffuse in tutto il mondo come la possibilità di sostituire gli uomini impegnati nella guerra s’insinua nella coscienza di questa donna, facendole fare delle scelte poco convenzionali per l’epoca.

Marilì, nata durante il fascismo, prende consapevolezza nel dopoguerra della sua capacità di reagire alle avversità quando dovrà mantenere la famiglia dopo l’abbandono del marito. Lei intuisce la forza dirompente del movimento del ’68, lasciando le sue riflessioni in un quaderno nascosto nel fondo di una scatola di ricette. Tocca alla figlia Marigiò, che ha vissuto la sua giovinezza durante il ’68, leggere il quaderno e ricostruire l’arazzo della storia familiare.

Possiamo definire i moti sessantottini la linea di demarcazione che segna l’inizio dell’emancipazione femminile?

Ne sono pienamente convinta. I tempi erano maturi perché i giovani diventassero visibili. Fino al dopo guerra, la giovinezza spensierata era solo un breve periodo prima di iniziare a lavorare e a mettere su famiglia.

Durante il ’68, i giovani di tutto il mondo hanno fatto sentire la loro presenza, discutendo e protestando, sui problemi che riguardavano le guerre, le ingiustizie e le diseguaglianze sociali, ma anche sui rapporti familiari. La famiglia tradizionale è stata criticata e rifiutata, ritenuta solo un insieme di regole e comportamenti obsoleti. Tra questi c’era il dogma che riguardava la donna, anzi la brava ragazza. Con questo termine si intendeva, nel mercato matrimoniale che era l’unico socialmente accettato, la giovane addestrata ai lavori domestici, provvista di buon carattere, in grado di svolgere il ruolo di madre e di moglie senza rimostranze, visto che quello era il suo destino. La conoscenza del proprio corpo e del piacere del sesso era appannaggio di pochissime donne.

Il concetto di realizzazione di sé nell’immaginario femminile non esisteva.  Le donne che hanno lavorato negli anni precedenti al ’68, lo hanno fatto essenzialmente per mantenere se stesse o per aiutare la famiglia. Marigiò, invece, vuole realizzarsi nel suo lavoro di medico.  Per la carriera, sceglie di sposare in America un uomo che non potrà mai essere un vero marito, soddisfacendo altrimenti i suoi bisogni sessuali. Appare come una donna realizzata, ma maschera una ferita profonda: ha lasciato una figlia in adozione in Italia.

Al di là delle due Guerre Mondiali, sono le ricette culinarie e i sapori antichi ad intrecciare le vicende dei protagonisti?

Le ricette vengono trasmesse di generazione in generazione come un patrimonio familiare da mantenere vivo. Anche per Marigiò, la donna nuova ma allevata all’antica, saper cucinare è importante. Come la nonna e la mamma, è consapevole del senso di accudimento che si iscrive nella memoria profonda di chi gusta i piatti.

L’agnizione finale è associabile ad un colpo di scena fiabesco piuttosto che all’epifania tipica, ad esempio, di Joyce?

L’agnizione è un topos delle vicende narrative che determina una svolta decisiva nella storia, come codificato da Aristotele nel suo trattato La Poetica. Lo svelamento dell’identità di un protagonista avvia il processo di sublimazione catartica che porta alla risoluzione del disagio di non riconoscersi pienamente nella famiglia. Ritengo che questa sensazione sia avvertita, in modo cosciente o strisciante, da molte persone e mai pienamente confessata. Chi non si è mai interrogato su alcune differenze fisiche o comportamentali con i propri parenti tali da fare pensare di essere il figlio di un altro genitore o, addirittura, il frutto di uno scambio in culla? Il timore di non appartenere al proprio gruppo famigliare è spiazzante.  Nel caso di Arazzo familiare non è solo un colpo di scena ad alta tensione ma è una soluzione favolistica per la protagonista, condivisa e attesa da quei lettori che si sono immedesimati nella sua storia.

A tal proposito, un lettore nato nel 1944, mi ha scritto: Anche io ho pensato a lungo di essere figlio di un tedesco: ero così diverso dagli altri della famiglia

Io non sono quello che vedi, quello che conosci

non sono solo quello che dovresti imparare.

Devo a qualcuno ogni brandello della mia carne…

Qual è la genealogia della donna del XXI secolo?

La donna dl terzo millennio, che può aspirare alla realizzazione di sé, proviene dalle tante sfaccettature delle donne che l’hanno preceduta nel tempo. Gli ultimi cento anni di storia sono stati ricchi di esempi di autonomia femminile in molti campi. Ormai le condizioni erano mature perché diventassero operative le acquisizioni dei diritti sociali come il divorzio, l’aborto e il diritto di famiglia. Non dimentichiamo che negli anni Sessanta era stata introdotta la pillola Pincus come tecnica anticoncezionale, per la prima volta in gestione esclusiva della donna.

Per non parlare della scoperta del piacere fisico e del diritto a goderne. Gli studi di Master e Johnson, iniziati nel 1957, come il rapporto sulla sessualità di Share Hite del 1976, portarono alla coscienza delle donne le informazioni sul sesso.

Non più notizie frammentarie sussurrate dalle amiche che “sapevano” ma la possibilità di accedere a nozioni scientifiche.

Se la donna di oggi vuole e pretende il suo piacere, lo deve a quei coraggiosi pionieri che hanno sdoganato il sesso.


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.