Mi capita di girarmi per cercare un passato che non esiste più…

Un giorno lo scopriremo dove dobbiamo andare.

Una telefonata ha interrotto la mia routine di collaboratore scolastico cominciata da poco, avevo il silenzioso, sono andato in bagno per necessità e l’ho trovata.

Da quattro giorni in un istituto di Barletta, con un contratto al 30 giugno. La sede distaccata è a Andria. Previsti cambi di sede, con e senza preavviso.
Senza un contributo fisso mensile che rassicura il conto corrente, la famiglia si sgretola.

Un giorno il cielo sarà una casa e le nuvole un appoggio per guardare giù. Crederanno agli angeli quando nessuno si saluterà più per strada e tutti guarderemo in basso per non incrociare lo sguardo di un virus.

Una voce femminile, una amica delle superiori, mi ha avvisato della tua morte, da circa 10 anni non sapevo più nulla di te.

Suonavi la chitarra e la fisarmonica per strada, ogni tanto. La sera lavoravi come lavapiatti per aiutare tua madre. Tuo padre era morto cadendo da una Impalcatura, lavorava in un cantiere. Lo amavi come si ama una strada che porta in ogni luogo.

Ci sfidavamo a chi leggeva più libri: a 17 anni ho letto tutto Italo Calvino, tu Dostoevskij.
Non sapevo dove fossi ma lo so ora, probabilmente accanto a tuo padre e al dio delle belle cose, della gentilezza.

Con un sorriso si può salvare una vita, con un abbraccio dare una casa.

Sei salito sul terrazzo del palazzo dove abitavi, da sopra si vedeva il mare, ci sono stato perché dovevo capire. Hai lasciato un biglietto per me e i alcuni parenti. La mia parte l’hanno fotografata per poi inviarmela tramite WhatsApp. Mi vedranno piangere per un po’ senza motivo. Mi capita di girarmi per cercare un passato che non esiste più, il presente è senza sale.

Non mi riconosco più nel presente, è tutto un sopravvivere alla ricerca forsennata dell’amore, dell’amicizia e della vita perfetta.

Esiste il buio perché esiste la luce. La luce non appartiene ma serve a illuminare il viso di chi ci sta accanto, non per vederlo meglio ma per ricordarlo.

Forse ti ho deluso, non riesco a vivere di giornalismo. Ma ho conosciuto Paolo, Michele, Geremia e tanti altri. Ti piacerebbero.

Con loro ho condiviso tante letture per provare a capire l’uomo e la vita.

Ti porto nel mio cuore, un po’ di carne e un po’ di pietra. Troppe tempeste, devo prendermene cura.